Migliaia di congolesi in fuga verso il vicino Burundi
Kinshasa, 21 febbraio 2025
Nell’est della Repubblica Democratica del Congo regna il caos più totale. Giovedì mattina Africa-Express ha ricevuto un whatsapp da Uvira, le seconda città del Sud-Kivu. “Tre uomini in divisa dell’esercito congolese (FARDC) sono entrati nel vescovado per saccheggiarlo”.
“Il vescovo Sébastien-Joseph Muyengo Mulombe e due sacerdoti – continua il messaggio – hanno rischiato di essere ammazzati. Per fortuna stanno bene, ma i tre militari hanno rubato tutto il denaro e i loro telefoni”.
Ieri sera la nostra redazione ha parlato telefonicamente con monsignor Muyengo, che ha spiegato quanto è accaduto giovedì scorso. I tre militari governativi hanno ordinato al prelato e due sacerdoti, con i fucili puntati alla testa, di stendersi per tessa. Poi sono stati derubati di tutto, trascinati e chiusi nelle loro camere e minacciati di morte nel caso avessero aperto bocca o opposto resistenza.
“La situazione è davvero grave – ha commentato il prelato -. La popolazione di Uvira è abbandonata a sé stessa. Le autorità civili e militari e gran parte dei soldati e agenti di polizia sono scappati. Altri, invece, sono rimasti bloccati qui, perché i battelli verso Kalamie (capoluogo della provincia congolese di Tanganyika) non partono più. Uvira è nelle mani di governativi sbandati. Si tratta soprattutto di militari e poliziotti fuggiti da Bukavu, capoluogo del Sud-Kivu, oramai in mano ai ribelli M23 e dei ruandesi”.
“Nel frattempo gli uomini di FARDC e i loro “alleati” Wazalendo (patrioti in swahili), hanno iniziato a avere divergenze che non di rado finiscono in scaramucce. Ma le due fazioni restano complici quando si tratta di saccheggiare e depredare i residenti di tutti i loro averi. Ecco perché molti abitanti attendono ora l’arrivo dei combattenti di AFC/M23 come “liberatori”. La popolazione è stanca della guerra, di violenze e vessazioni”.
L’AFC vuol dire Alleanza del fiume Congo, una coalizione politico militare, fondata il 15 dicembre 2023 in Kenya e della quale fa parte anche M23.
Secondo un operatore umanitario, le violenze nella zona di Uvira hanno causato diversi morti e feriti. Molti residenti sono fuggiti verso il sud o il vicino Burundi, che sta accogliendo migliaia e migliaia di rifugiati congolesi. “Un’ondata tale non si è vista dall’inizio degli anni 2000”, ha spiegato Brigitte Mukanga-Eno, rappresentante di UNHCR nel Paese della Regione dei Grandi Laghi.
L’ex protettorato belga sta richiamando i suoi 10mila uomini in patria. Nel 2023 le autorità di Gitega (dal 2018 capitale del Burundi) avevano inviato le proprie truppe in Congo-K a sostegno di FARDC, per combattere i miliziani M23. Da mercoledì il rimpatrio dei militari di stanza nelle piana di Rusizi (nelle vicinanze della frontiera con il Burundi) è stato accelerato per evitare che restino intrappolati nella ex colonia belga con l’arrivo dei ribelli e i loro alleati ruandesi.
Un alto ufficiale di Gitega ha fatto sapere che alcune unità militari sono già praticamente nelle mani del nemico. Attualmente ci sono già problemi di approvvigionamento dei propri soldati rimasti ancora nella RDC.
L’M23 continua a guadagnare terreno nell’est del Congo-K. Nel Nord-Kivu i ribelli stanno procedendo verso Butembo e Beni, due centri abitati importanti della provincia. Mentre vicino a Goma, a Masisi, durante scontri con i militari governativi, sostenuti dai suoi alleati Wazalendo, è stato ferito gravemente un impiegato di Medici senza Frontiere (MSF). L’organizzazione ha condannato questo ennesimo episodio di violenza che ha direttamente colpito una struttura umanitaria.
L’Unione Europea ha convocato venerdì l’ambasciatore di Kigali accreditato a Bruxelles, criticando l’offensiva degli M23 e dei suoi alleati ruandesi in corso in RDC. L’UE ha poi chiesto l’immediato ritiro dei militari del governo di Paul Kagame. Ha invitato tutte le parti implicate nel conflitto di cessare le ostilità e di riprendere il dialogo.
Africa ExPress
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