Speciale per Africa ExPress Federica Iezzi
31 gennaio 2025
Il governo italiano rilascia e rimanda a casa Najeem Osema Al-Masri Habish, su cui pende un mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, che lo accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, commessi nel carcere di Mitiga, in Libia, a partire dal 2015.
Arrestato la scorsa domenica a Torino, è stato liberato martedì e rimandato in Libia a bordo di un aereo dei servizi segreti italiani. La corte d’appello liquida la vicenda come “errore procedurale nel suo arresto”. Un vizio di forma, insomma: non è consentito l’arresto di iniziativa della polizia giudiziaria senza l’interlocuzione preventiva tra il ministro della giustizia e la corte di appello di Roma.
Carcere di Mitiga, Tripoli – Libia [photo credit Human Rights Watch]
Tutto questo mentre Giorgia Meloni ancora non comprende appieno la differenza tra un avviso di garanzia e un’iscrizione al registro degli indagati.
Codice penale
Il nostro codice penale recita: “chiunque aiuti taluno a eludere le investigazioni della Corte Penale Internazionale è punito con la reclusione fino a quattro anni”. È per questo che il procuratore, Francesco Lo Voi, ha aperto un’indagine contro la Meloni. l’Italia è ancora un Paese in cui l’azione penale è obbligatoria.
Ed è anche uno stato di diritto, ciò significa che difendere i collaboratori di giustizia – l’avvocato Luigi Li Gotti, in questo caso, autore dell’iscrizione nel registro degli indagati della premier Meloni – non dovrebbe essere valutato come un oltraggio.
Segreto istruttorio
Intanto aumenta il caos in governo. Nordio e Piantedosi scappano dal dibattito parlamentare sullo scandalo Al-Masri dicendo di non poter violare il “segreto istruttorio”, peccato però che quest’ultimo è stato abrogato nel 1989 e la nozione vigente è segreto investigativo.
Ma chi è Al-Masri? Numero uno della polizia giudiziaria libica e capo della filiale di Tripoli dell’Istituto di Riforma e Riabilitazione – nota rete di centri di detenzione gestiti dalle Forze di Difesa Speciali (SDF), appoggiate dal governo – Al-Masri è uno dei criminali più feroci della Libia.
Spalleggiato sempre dalle SDF, un’unità di polizia militare implicata, in Libia occidentale, nelle atrocità della guerra civile che seguì il rovesciamento e l’uccisione del dittatore libico Muʿammar Gheddafi, nel 2011.
Agenzia governativa
Oggi SDF è una delle agenzie governative più potenti di Tripoli, con cui l’Italia, e l’Europa, hanno costruito un rapporto che vale milioni di euro di finanziamenti.
È dovere di tutti gli Stati che hanno ratificato la carta di Roma di cooperare pienamente con la Corte Penale Internazionale nelle sue indagini e nei procedimenti giudiziari dei crimini.
La liberazione, senza preavviso né consultazione della Corte stessa, di Al-Masri è un duro colpo per la giustizia internazionale ed è un’occasione persa per spezzare il ciclo di impunità in Libia.
Attenzione indesiderata
Un processo contro Al-Masri potrebbe attirare un’attenzione indesiderata sulle politiche migratorie dell’Italia e sul suo sostegno alla guardia costiera libica, nell’azione comune contro l’accoglienza di migranti, rifugiati e richiedenti asilo.
Gruppi per i diritti umani hanno documentato gravi abusi nelle strutture di detenzione libiche dove sono trattenuti i migranti, accusando l’Italia di essere complice di tali condotte.
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