Speciale per Africa ExPress
Fabrizio Cassinelli
8 gennaio 2025
Alla fine tutto è finito come ci si aspettava che finisse. Liberata Cecilia Sala grazie a una veloce azione diplomatica del governo in cui da tutte le parti, italiani, iraniani e giudici, si è s-mentito un collegamento con il corrispondente caso opposto, anche per Mohammed Abedini è scattata una velocissima liberazione, e l’ingegnere 38enne si trova già a Teheran da dove, probabilmente, nelle prossime ore, raggiungerà la sua famiglia a Najafabad.
“Ho sempre creduto e avuto fiducia nella giustizia”, ha detto tramite il suo legale ringraziando tutti quelli che hanno operato in silenzio.
007 italiani
A disposizione degli 007 italiani sono invece rimasti il suo pc e il telefonino, che saranno oggetto di rogatoria dagli Usa. Difficile che venga trovato qualcosa di rilevante perché in Iran Abedini è un pesce piccolo, un nome semisconosciuto.
Si chiude così una vicenda che l’Italia rivendica come un successo internazionale, gli Usa rivendicano come un successo internazionale e la magistratura rivendica come un successo internazionale.
Gli unici zitti, e che si sono limitati a ringraziare ed elogiare i rapporti con l’Italia (il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmail Baghaei, ha semplicemente elogiato “la cooperazione di tutte le parti interessate”) sono stati gli iraniani. Quelli che hanno davvero vinto.
Oggetto di scambio
Perché se è vero che un giornalista non dovrebbe mai diventare un oggetto di scambio, o di ritorsione, è anche vero che queste cose accadono spesso, e sotto molteplici bandiere (anche occidentali), basti pensare al recente scambio di spie tra Usa e Urss in cui è probabilmente finita dentro anche la discussa e rocambolesca fuga di Artiom Uss dall’Italia.
Insomma, tutto è bene quel che finisce bene premesso che l’opinione pubblica iraniana dava per scontato che Cecilia Sala sarebbe stata liberata a breve: invitata con regolare permesso giornalistico, infatti, arcinote le sue posizioni anti governative, sarebbe stato davvero complicato tenerla a Evin in assenza di reati rilevanti, soprattutto con i colloqui sul Nucleare che partono proprio oggi a Ginevra.
Ordine cronologico
E proprio in questa chiave va probabilmente letto tutto l’affaire Abedini-Sala. E in quest’ordine. Non perché importi più dell’uno che dell’altro, ovviamente – se mai, con tutto il rispetto, il contrario – ma perché l’ordine cronologico è essenziale per capire cosa sia successo, al di là delle dichiarazioni politiche che poi alzano cortine di fumo con la complicità dei media sempre pronti alla grancassa.
Il 16 dicembre è stato arrestato Mohammed Abedini, e il 19 la Sala. Sarebbe tutto già abbastanza chiaro ma il ministero della Giustizia italiano, all’atto della scarcerazione, nel desiderio di evidenziare al massimo la normalità di un provvedimento, come inattaccabile e doveroso, ha sottolineato verità molto scomode dal punto del diritto internazionale, e queste, proprio, potrebbero rappresentare quella “vittoria” dell’Iran a cui si accennava.
Da un punto di vista giurisprudenziale, il guardasigilli Nordio esercitando la facoltà che gli è riconosciuta dall’articolo 718 del Codice di procedura penale, ha depositato alla Corte d’Appello di Milano (obbligata ad attenervisi) la revoca della custodia cautelare dell’ingegnere iraniano. Per quali motivi?
Estradizione impossibile
Primo, perché Abedini non poteva essere estradato in quanto non risultava che avesse mai appoggiato alcunché di terroristico, ma solo operato in transazioni commerciali e tecnologiche. Insomma faceva il commerciante.
Magari pure di pezzi strategici che servono a dei droni militari utilizzati dai Guardiani della Rivoluzione, ma questo non significa complicità. Altrimenti Guantanamo sarebbe piena di ingegneri.
O vogliamo davvero sostenere che i sistemi d’arma venduti dagli italiani e dagli americani a jihadisti ora ex terroristi, israeliani che bombardano i civili, Paesi con evidenti violazioni dei diritti umani in mezzo mondo, siano eticamente diversi?
Secondo, perché il trattato di cooperazione con gli Usa prevede solo reati presenti in entrambi gli ordinamenti giudiziari. Ma la violazione dello Ieepa (International emergency economic powers act) in Italia non è prevista in quanto fa riferimento esclusivamente alla Legge federale Usa (che individua come minaccia “estera”, sostanzialmente, tutti quelli che vengono decisi dai vertici politici e militari).
Come è facile capire, se si seguono un po’ le problematiche geopolitiche, si tratta di due ammissioni da un lato ovvie, ma dall’altro, ribadite in chiaro, rappresentano un precedente rilevante che per essere smentiti in altri casi, un domani, necessiteranno di salti mortali assai complessi.
Inoltre il precedente dell’inottemperanza a una black list Usa è un successo immediatamente spendibile a livello internazionale dai persiani, in un momento in cui, sul tavolo di Ginevra, ci saranno proprio due dossier: quello sulle modalità dello sviluppo nucleare civile iraniano e quello, di contro, dell’allentamento delle sanzioni economiche internazionali. Con un bell’insuccesso fresco fresco.
Fabrizio Cassinelli*
cassinelli.fabrizio@gmail.com
*Fabrizio Cassinelli, giornalista dell’agenzia Ansa, saggista, presidente dei Cronisti Lombardi.
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