Zambia: poliziotto ubriaco libera detenuti per brindare al nuovo anno

Arrestato l'agente di polizia, mentre i sospetti sono ancora a piede libero

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Africa ExPress
Lusaka, 3 gennaio 2025

Titus Phiri, ispettore di polizia in servizio al commissariato Leonard Cheelo a Lusaka, la capitale dello Zambia, ha iniziato a festeggiare la fine dell’anno già nella mattinata del 31 dicembre 2024. E, mentre era in servizio in evidente stato di ebbrezza, ha liberato 13 sospetti, rinchiusi nelle celle della stazione di polizia.

Secondo quanto riferito da Rae Hamoonga, portavoce della polizia dello Zambia, Titus Phiri si sarebbe impossessato con la forza delle chiavi delle celle, custodite dalla collega Serah Banda. Poi avrebbe fatto scappare i 13 detenuti, accusati prevalentemente di crimini come aggressioni, rapine, furti con scasso, per permettere loro di brindare al nuovo anno in libertà. Poi è fuggito anche l’ispettore.

Niente brindisi

Mentre i 13 sospetti criminali sono tutt’ora in libertà, l’ispettore è stato riacciuffato poche ore dopo la sua “bravata”. Niente brindisi a mezzanotte per lui, giaceva solitario in una delle celle della stazione di polizia.

Caccia ai prigionieri

Ora è caccia all’uomo. Le forze dell’ordine hanno diramato un bollettino con il nome dei 13 sospetti, chiedendo anche la collaborazione della cittadinanza per poterli arrestare quanto prima.

E, come ricorda la BBC nel suo articolo, un incidente simile si era verificato già nel 1997, facendo riferimento a un post su Facebook di Dickson Jere, avvocato e ex consigliere di Rupiah Bwezani Banda, quarto presidente del Paese.

Scena comica

“Continuo a ridere ogni volta quando immagino la scena, assai comica! Ma poi mi ricordo di un incidente simile avvenuto nel 1997”, scrive Jere e racconta:

“La notte di capodanno del 1997, Kabazo Chanda, controverso giudice dell’Alta Corte, ormai deceduto, aveva ordinato il rilascio di 53 detenuti, alcuni ritenuti criminali pericolosi. Chanda, era molto irritato dal fatto che i sospetti erano stati arrestati già nel 1992, ma non erano ancora comparsi in tribunale”.

“Una giustizia ritardata è giustizia negata”, aveva sottolineato allora il giudice.

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