ISRAELE

Calciatore belga-congolese arrestato e picchiato a Fiumicino per conto di Israele

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
2 gennaio 2025

“Questo arresto è solo la punta visibile dell’iceberg. Molte persone che mi somigliano non possono trovare lavoro, non hanno accesso alla casa o non possono partecipare agli sport che amano, semplicemente perché sono nere. Dobbiamo essere uniti e alzare la voce per educare coloro che ci circondano i nostri colleghi, vicini e amici, su questo problema che affligge la nostra società e ne ostacola il progresso”.

Stephan Omeonga, calciatore belga-congolese

Calciatore denuncia

Si conclude così l’appello, che è anche una terribile denuncia, di Stephan Omeonga, 28 anni, cittadino belga di genitori congolesi, calciatore del Bnei Sakhnin F.C., squadra israelo-araba della omonima cittadina della Bassa Galilea, dopo quello che gli è successo a Fiumicino il 25 dicembre.

Per Stephan Omeonga sarà un giorno di Natale difficile di dimenticare. Ma anche per l’Italia, succube di quello che sembra un inaccettabile diktat israeliano.

Il giocatore, noto per le sue esperienze italiane nell’Avellino, Genoa e Pescara fino a 3 anni fa e per il suo impegno contro il razzismo, si trovava sull’aereo diretto a Tel Aviv, proveniente dal Belgio.

Poco prima del decollo….

Ma lasciamo a che sia lo stesso Stephan a ricostruire la vicenda come ha fatto su Instagram.

Una vicenda che fa venire in mente uno studio della ricercatrice italiana permanente presso il Centro di Studi Sociali (CES) dell’Università di Coimbra, Gaia Giuliani, intitolato “Mediterraneità e bianchezza. Il razzismo italiano tra fascismo e articolazioni contemporanee”. Fascismo e razzismo, ovvero un binomio difficile da scindere e sradicare in Italia.

La “vittima” riferisce

“Dopo essere salito sull’aereo e aver preso posto, uno steward mi ha avvicinato per un presunto problema con i miei documenti e mi ha chiesto di lasciare l’aereo. Sicuro della validità dei miei documenti, gli ho chiesto con calma che tipo di problema ci fosse”.

“È stata chiamata la polizia, sono stato ammanettato e portato fuori con la forza dall’aereo. Una volta fuori dall’aeromobile, lontano dalla vista dei testimoni, la polizia mi ha gettato violentemente a terra, mi ha picchiato e uno di loro mi ha premuto il ginocchio sulla testa”.

“Sono stato poi portato in un veicolo della polizia, ammanettato come un criminale, all’aeroporto. È arrivata un’ambulanza, ma in stato di shock, non sono stato in grado di rispondere alle domande dei paramedici. Poco dopo, ho sentito dalla radio della volante della polizia: ‘Ha rifiutato le cure mediche; va tutto bene’. Questo era completamente falso, ho chiesto loro di portarmi in ambulanza con loro, spaventato da ciò che la polizia avrebbe potuto farmi”.

Stanza grigia

Poi, sono stato messo in una stanza grigia, senza cibo né acqua, e lasciato in uno stato di totale umiliazione per diverse ore. Dopo il mio rilascio, ho saputo che un agente di polizia aveva sporto denuncia contro di me per le lesioni presumibilmente causate durante l’arresto, nonostante fossi ammanettato. Inoltre, fino a oggi, non ho ricevuto alcuna giustificazione per il mio arresto”.

“Come essere umano e padre, non posso tollerare alcuna forma di discriminazione. Questo arresto è solo la punta visibile dell’iceberg. Molte persone che mi assomigliano non riescono a trovare lavoro, non hanno accesso a un alloggio o non possono praticare gli sport che amano, semplicemente perché sono neri. Dobbiamo essere uniti e alzare la voce per educare coloro che ci circondano, i nostri colleghi, vicini e amici, su questo problema che affligge la nostra società e ne ostacola il progresso. Pace”.

Video

Nel post su Instagram, c’è anche un video in cui si vedono due poliziotti che lo aggrediscono mentre si trova sul volo: uno dei due lo prende per la gola mentre l’altro lo spinge fuori dall’aereo.

Black list di Israele

Secondo la Polizia, l’arresto sarebbe avvenuto dopo una mediazione di 40 minuti e su mandato di Israele, perché Omeonga sarebbe nella black list di Tel Aviv; quindi, il suo rientro nel Paese di Netanyahu non sarebbe gradito. La Polaria sarebbe intervenuta su richiesta del capo scalo e del comandante della compagnia aerea.

Omeonga gioca in una squadra di Premier League di Israele dove vive dallo scorso anno. Nella rosa del Bnei Sakhnin ci sono 19 calciatori di nazionalità israeliana, due del Camerun, uno del Ghana, uno dell’Ucraina, uno di Cipro, uno della Palestina, uno del Belgio. Stephane, appunto.

Squadra di calcio Bnei Sakhnin, Israele

Comunque la si giri, l’intervento della nostra Polizia di frontiera deputata a sventare soprattutto attacchi terroristici suscita gravi interrogativi. È vero che i tifosi della squadra arabo israeliana sventolano bandiere palestinesi e questo non fa certo piacere a chi a Gaza ha fatto il deserto e (non) l’ha chiamata pace (per ricordare il detto di Tacito).

UE contro razzismo

È anche vero che appena nell’ottobre scorso la Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza (Ecri) del Consiglio d’Europa aveva denunciato le forze dell’ordine italiane per la profilazione razziale che compiono durante le attività di controllo, sorveglianza e indagine, soprattutto nei confronti della comunità rom e delle persone di origine africana.

Lavoro “sporco” all’Italia

Ma, detto tutto questo, viene da chiedersi: se il calciatore era diventato davvero così pericoloso per Israele, dove peraltro vive e sarebbe atterrato poche ore dopo lo scalo a Fiumicino, perché Israele ha demandato il lavoro “sporco” alla polizia italiana?

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
©RIPRODUZIONE RISERVATA

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