Speciale Per Africa ExPress
Raffaello Morelli
Livorno, dicembre 2024
(2 – fine)
Il primo dei due articoli lo potete trovare qui:
Nel frattempo in Ucraina un trentasettenne russofono, laureato in legge e scrittore, Volodymyr Zelensky, fonda una casa di produzione Tv e a fine 2015 lancia la serie “Servo del popolo”, di cui è autore e attore protagonista.
Una satira imperniata su un professore che, partito da un’invettiva populista anticasta, arriva a candidarsi alla presidenza Ucraina riuscendo ad essere eletto.
Il grande successo si traduce in un film (2016) e in una seconda serie. Ad inizio 2018, Zelensky crea un suo gruppo con il nome della serie.
Indirizzi occidentali
Il clima politico nel Paese resta dominato dagli indirizzi occidentali. Tanto che a febbraio 2019, nell’anniversario dei fatti di Maidan, viene modificata la Costituzione e, ancora senza rispettare gli accordi internazionali (Minsk 2), introdotto l’obiettivo dell’integrazione nella NATO e nell’Unione Europea.
Qualche settimana dopo, alle elezioni per il rinnovo del presidente, a sorpresa l’uscente Poroshenko venne sconfitto al secondo turno da Zelensky.
Da attore a presidente
L’attore diventato presidente, forte del messaggio della sua serie Tv, finanziatosi raccogliendo fondi online, aveva svolto una campagna alternativa alla vecchia classe dirigente impastata da forte corruzione risultata credibile. Aveva replicato la storia narrata dalla serie tv.
Tuttavia c’è un particolare. Nella campagna contro il filo occidentale Poroshenko, Zelensky aveva sostenuto la necessità di riprendere il dialogo con la Russia e il conciliare le aree russofone con le altre; entrato in carica, invece, ha adottato una linea schiacciata sull’indipendentismo filoccidentale ancor più oltranzista di Poroshenko. L’autocrazia Russa ha finito così per reagire all’insediarsi della NATO alle proprie frontiere.
Linea dell’espansione
L’Occidente non si è pentito della linea dell’espansione NATO tenuta nel decennio (una sfida continua) e ha accentuato i miti della guerra fredda, lanciando una grande campagna di sanzioni contro la Russia (seppure più titubanti del dichiarato, vedi Banca di Gazprom sanzionata solo oggi) e di propaganda scandalizzata contro Putin, il tutto tacciando i critici di essere filoputin con tarlo pacifista.
Poi, nei mesi successivi e fino ad oggi, l’occidente è passato al concreto fornendo all’Ucraina (sotto la direzione dei barricadieri Blinken, Segretario di Stato USA, e Stoltenberg, Segretario Nato), una quantità molto rilevante di soldi, di materiale bellico anche avanzato, di istruttori (vietandone l’uso diretto contro il territorio russo, per fortuna c’era Biden).
Piglio teatrale
In tutto il periodo, Zelensky ha tenuto un piglio teatrale e fatto montare l’indipendenza ucraina a cavallo della grancassa occidentale. Ha affermato che l’Ucraina non avrebbe rinunciato a Crimea e Donbass, e ha parlato di vittoria imminente celebrandola in ambito internazionale in presenza o sui media.
Senza mai occuparsi di rimuovere il morbo della corruzione e degli oligarchi, con l’obiettivo di sviluppare la libertà dei cittadini (obiettivo connaturato all’Occidente). Come era plausibile – e tanti avevano previsto per iscritto varie volte – nello scontro Russia e Ucraina avrebbe prevalso la Russia (che si era tutelata prendendo subito la centrale nucleare di Zaporizzja) e acquisito territori, cosa che al momento si sta realizzando (in specie ora con Trump apparentemente ostile a impegni bellici).
Immutato giudizio
Sulla vicenda ucraina l’Occidente deve urgentemente raddrizzare il modo di intendere la libertà. Lasciando immutato il giudizio sulla Russia e su Putin (istituzioni chiuse e personalità formata nei servizi segreti), cioè su un’autocrazia illiberale. Però tornando ad un utilizzo della libertà coerente alla concezione liberale che va maturando nel tempo ed è la più efficace sperimentata.
La libertà si impernia sul cittadino individuo che si relaziona in modo aperto con gli altri conviventi, così da massimizzare gli apporti della miriade di diversità esistenti nel conoscere e nell’intraprendere. Non limitandosi agli aspetti intellettuali di relazione e di attività ma svolgendo il ruolo economico di produrre beni fondamentali per fornire risorse agli umani e far arretrare la povertà.
Nella vita quotidiana, la libertà deve operare quale libertà di scambio, nei rapporti tra persone e nelle cose. Va evitata la tentazione di tornare alla antica pratica della libertà imperiale quale manifestazione di superiorità del proprio stato istituzionale.
Contano i risultati
Non conta l’esibirsi, contano i risultati. E la libertà imperiale, oltre a rifiutare in partenza la diversità, produce come risultati l’esiziale conformismo del politicamente corretto, irreggimenta i cittadini e accresce la miseria .
Adottare atti di “libertà imperiale” – quali le sanzioni economiche contro i nemici – è controproducente. A parte gli effetti collaterali nei vari territori sulle effettive condizioni di libertà dei cittadini, le sanzioni anti Russia sono state adottate solo dai Paesi più legati all’Occidente, e disapplicate da gran parte delle nazioni (circa due terzi), togliendo all’Occidente la centralità politico-culturale.
L’Ucraina non è il solo caso ove l’Occidente deraglia. Succede anche in Medio Oriente. Non sul tema Israele – che l’Occidente difende con fermezza – bensì sul rapporto con i Palestinesi. Che è soggetto a svariati distinguo di tipo umanitario, per mascherare indulgenza verso Paesi che fanno votare mentre l’articolo 1 della rispettiva Carta Istituzionale dà l’obiettivo di cancellare lo Stato d’Israele.
Diversità individuali
E’ un concetto contrapposto alla libertà di scambio tra diversità individuali. Non basta dire (Trump) la pace a Gaza dopo la sconfitta definitiva di Hamas. Il nodo palestinese da sciogliere sta nella pretesa di eliminare Israele.
Il mondo è di diversi. Urge che l’Occidente torni a praticare solo il messaggio della libertà di scambio.
Raffaello Morelli
(2 – fine)
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