Il drammatico Natale tra le macerie dei cristiani di Gaza

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Dalla Nostra Inviata Speciale
Federica Iezzi
Gaza City, 24 dicembre 2024

“Temo che l’ultimo capitolo del cristianesimo a Gaza stia per essere scritto”. Sono le amare parole del pastore della Chiesa evangelica luterana palestinese Mitri Raheb.

Già all’inizio della guerra, nell’ottobre 2023, senza alcuna plausibile ragione, i carri armati israeliani hanno circondato la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, a Gaza City – la terza più antica del mondo – e i tiratori scelti hanno preso posizione intorno ad essa, sparando senza alcuna pietà alla più antica comunità cristiana del mondo.

Nella basilica di San Porfirio i cristiani palestinesi cercavano disperatamente sicurezza.

Chiesa di San Porfirio a Gaza City prima della guerra [photo credit Federica Iezzi]
La popolazione cristiana a Gaza era di appena un migliaio di persone prima della guerra, il 3 per cento dei quali oggi è stato eliminato dalla ferocia israeliana.

Si tratta di una delle più antiche comunità cristiane del mondo, risalente al primo secolo, con preponderanza greco-ortodossa e percentuali più esigue di cattolici romani, battisti e altre denominazioni protestanti.

Anche tra i cristiani palestinesi il messaggio israeliano è passato forte e chiaro. Non c’è un posto sicuro a Gaza. Chi saranno i prossimi ad essere sterminati dal Grande Israele? Il popolo libanese, quello siriano? La comunità armena?

Non sono rimaste che macerie della chiesa bizantina di Jabalia, nel nord di Gaza, risalente al V secolo, del Santuario Verde di Dayr al-Balah, al centro dell’enclave, primo monastero cristiano costruito in Palestina durante l’era bizantina, del monastero di Sant’Ilarione (Tell Umm Amer), nel sud di Gaza non lontano dal campo profughi di Nuseirat, fondato nel III secolo e recente sito UNESCO, della chiesa della Sacra Famiglia a Gaza City, unica parrocchia cattolica latino-romana.

Devastato anche l’ospedale Al-Ahli a Gaza City, unico nosocomio nella Striscia di Gaza, gestito dalla chiesa anglicana.

Chiesa di San Porfirio a Gaza City distrutta dai bombardamenti israeliani nell’ottobre 2023 [photo credit Forensic Architecture]
L’impatto degli attacchi diretti di Israele sulla piccola minoranza, sostiene una graduale cancellazione della presenza cristiana a Gaza e alimenta la propaganda persecutoria israeliana.

Non si tratta di un conflitto religioso ma di occupazione e apartheid. Si tratta di cancellare la storia e la cultura palestinese a Gaza.

La voce della comunità cristiana di Gaza è quanto di più pericoloso per Israele, perché ascoltata e creduta al di fuori della Palestina, visti i suoi rapporti consolidati con le istituzioni ecclesiastiche globali e con l’Occidente.

Vivendo sotto assedio, i cristiani di Gaza testimoniano uno spirito di solidarietà con i palestinesi che ha unito le fedi nella lotta per la sopravvivenza e per la libertà.

Esattamente come per i palestinesi, non sono valsi a nulla gli appelli alle procedure speciali delle Nazioni Unite per rispondere alle imminenti minacce per la comunità cristiana nei Territori Palestinesi Occupati.

Il Natale sulla Striscia di Gaza ha la stessa misera immagine di Betlemme. Per il secondo anno consecutivo la Chiesa della Natività, tradizionalmente ritenuta il luogo di nascita di Gesù Cristo, a Betlemme, sarà vuota.

Pesa riflettere sul fatto che i cristiani palestinesi stanno abbandonando in massa il luogo di nascita del cristianesimo.

Per Israele, questo esodo è una manna dal cielo, poiché una Palestina senza cristiani gli consentirà, in un mondo pieno di islamofobia, di descrivere il suo conflitto con la Palestina come una guerra di religione e non come genocidio.

La strategia di Israele si basa sull’idea che difficoltà economiche, assedio permanente e apartheid, rottura dei legami socio-culturali e spirituali tra i cristiani palestinesi, alla fine allontanerà tutti dalla propria patria palestinese.

E così si arriva alla fase finale: presentare il conflitto in Palestina come religioso in modo da poter, a sua volta, marchiarsi come il povero stato ebraico assediato in mezzo a una massiccia popolazione musulmana in Medio Oriente.

E’ evidente che la continua esistenza dei cristiani palestinesi non rientra bene nel programma di Netanyahu.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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