Sandro Pintus
16 dicembre 2024
Due multinazionali sono responsabili della disfunzione erettile degli uomini namibiani e degli aborti delle donne. Le aziende sono la svizzera IXMetals (IXM) e la canadese Dundee Precious Metals (DPM) che da 14 anni in Namibia gestisce l’impianto per conto IXM.
Il giornale svizzero Ticino on line riporta che si tratta una megadiscarica nella quale sono state sversate 300 mila tonnellate del micidiale veleno, residuo dell’estrazione del rame e dei lavori in fonderia. Succede nell’area di Tsumeb, capitale della regione di Oshikoto, Namibia settentrionale, un centinaio di km a sud-est del Parco nazionale Etosha.
Sia i dipendenti che i residenti di Tsumeb, (11.000 abitanti) hanno alti tassi di avvelenamento da arsenico dovuto alle infiltrazioni nelle falde acquifere. La denuncia viene dalla Svizzera, portata avanti dalla “Coalizione per multinazionali responsabili”, unione composta da 96 organizzazioni della società civile.
Eppure i dati dell’avvelenamento da arsenico erano conosciuti già dal 2011. Il governo della Namibia aveva cofinanziato uno studio che mostrava una situazione allarmante: tra la popolazione della regione quasi una persona su sei aveva livelli di arsenico superiori al limite fissato dall’OMS.
Uno dei ricercatori, che vuole rimanere anonimo, ha confessato alla Coalizione che gli è stata impedita la pubblicazione dei dati.
Oltre alla disfunzione erettile gli abitanti di Tsumeb, avvelenati dal metalloide, soffrono di altri sintomi. Tra questi anche “cecità temporanea o permanente e il loro corpo è colpito da eruzioni cutanee con pustole che esplodono e sanguinano”, scrive il quotidiano svizzero.
L’attivista namibiana Lisken Claasen: “Qui siamo tutti avvelenati. Siamo seriamente preoccupati per la nostra salute, i nostri uomini stanno diventando impotenti – ha raccontato il giornale ticinese -. Molte persone soffrono di diabete o pressione alta, ci sono tanti aborti spontanei e neonati con disabilità. Devono almeno garantirci cure gratuite”.
Dopo 14 anni di inquinamento e gravissimi danni alla salute della popolazione le due multinazionali volevano liberarsi del “problema” e hanno venduto ai cinesi.
Ci sono voluti mesi di trattative e, nel settembre scorso, la cinese Sinomine Resource Group ha acquisito la fonderia e la discarica. I canadesi di DPM avevano fatto un investimento vicino ai 500 milioni di dollari e il tutto è stato svenduto a Sinodine per 15,9 milioni. Come dire: “Sbarazziamoci prima possibile del problema”. Anche perché nuovi gestori si assumeranno la responsabilità legale della discarica.
Molti si chiederanno perché Sinomine Resource Group si è voluta impelagare nella grana creata da IXP e DPM. Sicuramente il prezzo di acquisto è stato molto conveniente. Secondo l’agenzia Reuters la discarica contiene 746 tonnellate di germanio. Questo è un metalloide utilizzato nei semiconduttori e nella produzione di chip, nella tecnologia a infrarossi, nei cavi a fibre ottiche e nelle celle solari.
Il germanio è solo uno dei metalloidi presenti nella discarica. Secondo una relazione tecnica le code di fusione contengono anche circa 410 tonnellate di gallio metallico e oltre 209 mila tonnellate di zinco metallico. Ma anche 14.300 tonnellate di rame, 5.300 di molibdeno, 743 di antimonio e 61.700 di piombo.
Un tesoro che speriamo non vada solo nelle tasche degli azionisti ma che sia anche utilizzato per bonificare l’area inquinata e risarcire equamente e curare la popolazione avvelenata di Tsumeb.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
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