Cornelia I. Toelgyes
9 dicembre 2024
Centinaia di mercenari colombiani sono stati arruolati con l’inganno per combattere in Sudan nei ranghi delle Rapid Support Forces del generale Mohamed Hamdan Dagalo “Hemetti”, gli ex janjaweed Il Paese sudamericano da cui arrivano i militari dista oltre 11.500 chilometri dall’ex protettorato anglo-egiziano.
Alla fine di novembre, i mercenari, una quarantina, sono caduti in un’imboscata, tesa da combattenti alleati dell’esercito sudanese (SAF), in mezzo al deserto tra Libia e Sudan. I colombiani facevano parte di un convoglio che trasportava anche armi.
Alcuni di loro sono stati catturati dalle forze alleate governative, diversi altri sono stati uccisi. I passaporti dei colombiani sono comparsi in un video che è finito in rete.
E, come riferisce il giornale online colombiano La Silla Vacía, i combattenti delle forze alleate sudanesi non hanno voluto credere ai propri occhi quando hanno scoperto l’identità delle persone che facevano parte del convoglio. “Ma sono colombiani – ha esclamato un sudanese, dopo aver ispezionato i passaporti -. E cosa ci fanno qui questi mercenari? Sono loro che continuano a uccidere la nostra gente?”
Sempre secondo il giornale sudamericano, gli ex soldati colombiani sarebbero stati reclutati a Bogotà dalla International Services Agency A4SI per la messa in sicurezza di infrastrutture petrolifere negli Emirati Arabi Uniti (UAE).
Il contratto con la società prevedeva un salario minimo di 3.000 dollari mensili. Molto per gli ex soldati messi a riposo dal governo. La loro pensione spesso non supera i 300 dollari.
International Services Agency A4SI non ha mantenuto le clausole d’impiego circa la destinazione. Una volta giunti negli Emirati, i colombiani sono stati trasportati via Dubai o Abu Dhabi in Libia, dove sono stati presi in carica dai paramilitari delle RSF.
Pare che oltre 300 soldati di ventura provenienti da Bogotà stiano combattendo in Sudan accanto ai paramilitari sudanesi. Ma c’è chi sostiene che siano molti di più. Il dispiegamento dei sudamericani coinvolge le autorità di Abu Dhabi, Khalifa Haftar e il suo clan da sempre vicini alle RFS e naturalmente i paramilitari sudanesi.
I malcapitati colombiani, prima di andare sul fronte in Sudan, devono frequentare un corso di addestramento in un campo segreto di Haftar, nell’area di Bengasi, capoluogo della Cirenaica. Tutt’ora altri 120 aspiranti mercenari si trovano in Libia per la loro formazione, sembra però che 40 di essi si rifiutino di andare a combattere in Sudan.
La questione dei mercenari in Sudan è stata riportata ampiamente dai giornali locali del Paese sudamericano. Gustavo Petro, presidente della Colombia, ha scritto sul suo account X (ex Twitter) “Tale pratica deve essere vietata”.
Di fatto lo è già, secondo la Convenzione Internazionale dell’ONU del 2001 contro il reclutamento, l’uso, il finanziamento e l’addestramento dei mercenari.
Anche l’Unione Africana ha adottato clausole contro il mercenariato. Eppure soldati di ventura sono presenti in diversi Paesi del continente.
Il governo di Bogotà si è scusato ufficialmente con Abdel Fattah Abdelrahman al-Burhan, de facto presidente e capo dell’esercito del Sudan, per il coinvolgimento di connazionali nel conflitto.
Di ritorno dal fronte ucraino, dove avevano combattuto con le truppe di Kiev, i due mercenari avevano fatto uno scalo in Venezuela, perché il biglietto aereo costava meno su quella tratta. Una volta arrivati all’aeroporto di Caracas, sono stati arrestati dalla polizia venezuelana e rispediti a Mosca. Per giorni e giorni le famiglie sono rimaste con il fiato sospeso, perché non avevano più notizie dei loro congiunti.
Finalmente, dopo alcune settimane di totale silenzio, è stato scoperto che il Venezuela aveva spedito i poveracci in Russia senza avvertire i familiari. Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha dimostrato così la sua lealtà verso Mosca, che aveva riconosciuto senza indugiare la sua rielezione.
Mentre Petro aveva preso immediatamente le distanze dal suo omologo venezuelano dopo le tanto contestate presidenziali della scorsa estate. E, alla fine di agosto, Mosca ha fatto sapere che i due colombiani sono rinchiusi in una galera russa e rischiano una condanna di 15 anni per aver combattuto come mercenari in Ucraina.
La Colombia ha vissuto un lungo conflitto armato e i militari hanno grande esperienza in fatto di combattimenti armati. Lo stesso vale per gli ex paramilitari e guerriglieri. Secondo gli esperti, sono circa 4.000 i mercenari colombiani coinvolti negli attuali conflitti. Recentemente Bogotà ha ammesso che in Ucraina sono morti una cinquantina colombiani.
Dall’aprile 2023 il Sudan è devastato da una terribile guerra civile tra i due generali Hemetti e al-Burhan. Decine di migliaia di persone sono morte in quasi 20 mesi di guerra, ma non solo sotto le bombe: anche per fame, perché gli aiuti umanitari tardano ad arrivare. Oltre 25 milioni di persone necessitano di aiuti alimentari, tra questi 755 mila sono in condizioni di fame acuta. Nel Paese si sta consumando la peggiore crisi umanitaria.
Cornelia Toelgyes
corneliacvigt@hotmail.it
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