Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
6 dicembre 2024
Ci risiamo. Lo scenario è lo stesso di qualche mese fa nella zona di Tinzaouatène (Mali), poco distante dal confine con l’Algeria. Stavolta però le vittime non sono i militari di Bamako (FAMa) e i loro partner, i mercenari Wagner (ora Africa Corps), bensì i ribelli dell’Azawad, per lo più tuareg.
Droni turchi
Il 1° dicembre, durante alcuni attacchi sincronizzati con droni Baykar Bayraktar TB2 (prodotti dalla Baykar Technologies di Esenyurt, Turchia, ndr) sono state uccise 8 persone, tra questi 5 responsabili di Front de Libération de l’Azawad (FLA). Solo il giorno precedente, cinque gruppi ribelli indipendentisti si erano uniti in una nuova formazione, il Fronte di Liberazione per l’Azawad.
Il capo di Stato maggiore delle Forze armate maliane ha confermato l’uccisione di diversi leader del gruppo ribelle, definendoli “terroristi”.
Alla fine di luglio i separatisti avevano inflitto gravi perdite sia ai soldati di FAMa, sia ai mercenari. E, durante la ritirata le truppe maliane-Wagner erano state attaccate anche dai jihadisti di JNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani), affiliato a Al-Qaeda.
Subito dopo lo smacco subito, a fine settembre Bamako aveva preparato una controffensiva annullata all’ultimo momento per problemi operativi e logistici.
Lotta per Indipendenza
FLA, che ha ora la sua roccaforte in un’area al confine con l’Algeria, vorrebbe prendere il controllo dell’Azawad, una zona nel Mali settentrionale. Per raggiungere tale obiettivo, il gruppo armato, oltre alle azioni sul terreno, intende muoversi anche per vie diplomatiche. I combattenti indipendentisti vorrebbero ottenere il riconoscimento dei Paesi vicini e dei partner internazionali.
Il nuovo raggruppamento lotta per la “liberazione totale dell’Azawad” e per l’istituzione di una “autorità dell’Azawad”, in poche parole, vogliono staccarsi dal governo di Bamako.
Con la firma del trattato di pace del 2015, i ribelli separatisti avevano rinunciato all’indipendenza in cambio di un decentramento dei poteri dello Stato. Ma visto che l’anno scorso il governo militare di transizione di Bamako aveva dichiarato nullo il trattato, i tuareg dell’Azawad hanno ripreso la lotta armata. Anzi, il governo di transizione li considera terroristi, alla stessa stregua dei jihadisti e “come tali vanno combattuti”.
Rapporti Russia – Sahel
Pochi giorni prima dell’attacco con i droni turchi nell’area di Tinzaouatène, il vice-primo ministro russo, Alexandre Novak, è venuto nel Sahel con un’imponente delegazione per rafforzare i rapporti con Mali, Burkina Faso e Niger.
Novak, che ha anche la delega per l’Energia, è stato nel Sahel dal 28 al 29 novembre. Durante la sua visita è stato accompagnato anche da esponenti del mondo degli affari, tra questi anche dirigenti di Rosatom, azienda pubblica russa, specializzata nell’energia nucleare.
Per rafforzare i rapporti militari tra Mosca e i tre Paesi dell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES – Mali, Burkina Faso e Niger), Novak è stato accompagnato dal vice-ministro della Difesa, Yunus Bek-Evkurov, e da Andrei Averianov, dei servizi segreti militari. I due alti funzionari hanno avuto colloqui con i ministri della Difesa di Bamako, Ouagadougou e Niamey.
Africa Corps
I negoziati con le autorità della Difesa si sono concentrati sul possibile dispiegamento di nuovi paramilitari dell’Africa Corps (ex Wagner), addestramento degli eserciti saheliani e firma di nuovi accordi bilaterali volti alla lotta contro i terroristi.
Armi russe
Per ora la luna di miele tra Mosca e i tre Paesi del Sahel non è ancora tramontata. E per dimostrare la loro solida cooperazione, pochi giorni prima dell’arrivo della delegazione russa, Putin ha inviato un aereo cargo pieno di armi al governo militare di transizione di Niamey. Mentre Bamako ha ricevuto un carico identico già il 10 novembre 2024.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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Firmato l’accordo di pace in Mali anche dai ribelli a maggioranza tuareg
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