Netumbo Nandi-Ndaitwah del partito al potere SWAPO
è stata eletta presidente della Namibia
con il 57 per cento dei voti validi.
Nandi-Ndaitwah, 72 anni, è stata
finora la vicepresidente del Paese.
Lo Swapo è al potere dall’indipendenza, 34 anni fa.
Marcello Ricoveri*
Windhoek, 4 dicembre 2024
È molto difficile fornire un quadro preciso della situazione che si è creata a seguito della consultazione elettorale del 27 novembre qui in Namibia per molteplici ragioni: innanzitutto per la mancanza di gruppi di monitoraggio internazionali imparziali che sono stati cortesemente rifiutati.
L’unica possibilità di partecipazione è stata data alla commissione speciale dell’Unione Africana, AUEOM, presieduta dalla ex vice presidentessa dello Zimbabwe, Speciosa Kazibwe Wandira che oggi molti giornali locali sospettano di simpatizzare per il partito al potere, la SWAPO.
E poi c’è stata una serie di mancanze gravi che vanno dalla insufficienza di schede elettorali, dall’assenza di contenitori sigillati per le stesse schede, ammonticchiate alla rinfusa nei seggi senza controllo.
Poi c’è stato il fallimento dei sistemi elettronici di controllo degli elettori: batterie scariche dei palmari, surriscaldamento degli stessi, mancato funzionamento delle apparecchiature di verifica dell’inchiostro simpatico per evitare doppi voti.
Sotto accusa perfino l’uso di semplici matite con gommino…per marcare il proprio voto sulla scheda. Insomma tutto un apparato tecnologico modernissimo, accoppiato a strumenti primordiali, che semplicemente era da un lato troppo sofisticato per le limitate capacità degli addetti ai lavori e dall’altro consentiva brogli senza troppa difficoltà.
Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso gettando un’ombra notevole sulla regolarità dell’esercizio elettorale è stata la esasperante lentezza con la quale le operazioni di voto erano condotte (sei votanti per ora) che ha causato ritardi colossali, file di ore sotto il sole senz’acqua né servizi igienici.
Votazioni interrotte alle 22 e poi riprese nella notte fino alle quattro del mattino. Ripresa della votazione nei due giorni successivi, venerdì e sabato, 29 e 30 novembre.
Risultato immediato: la suddetta Commissione dell’UA, in una frettolosa quanto ipocrita patente di relativa regolarità della consultazione elettorale, riconosce comunque che, dal 66 per cento delle verifiche effettuate risulta che l’11 per cento presenta serie anomalie.
Ciò equivale a dire che il 34 per cento dei seggi non è stato verificato, percentuale che si somma a quell’11 per cento anomalo. Il che significa che nel 45 per cento dei seggi la votazione potrebbe non essere regolare.
Non tutti partiti di opposizione hanno partecipato alla riunione conclusiva della Commissione Elettorale della Namibia, ECN, hanno invece denunciato le varie irregolarità riscontrate e chiesto la ripetizione delle elezioni. Inoltre, numerose petizioni lanciate nel Paese chiedono le dimissioni in blocco della stessa ECN.
Inoltre la Southern Africa Human Rights Lawyers Election Observer Mission, ha anch’essa rilevato varie irregolarità, giustificando di fatto il ricorso di tutti i partiti di opposizione alla Corte Costituzionale affinché le elezioni vengano ripetute.
Questa impietosa fotografia della realtà di uno dei Paesi più stabili politicamente dell’Africa Australe era forse prevedibile in considerazione di quanto è successo o sta succedendo nel vicinato: Sud Africa, Botswana, Mozambico hanno visto le decennali leadership al potere vacillare ed in alcuni casi cedere il passo all’opposizione.
Il problema, qui in Namibia, è che il voto di scambio tribale e clientelare, assai diffuso, lascia poco spazio alle etnie minoritarie: Colorati, Herero, Nama e Damara che pure sono presenti nel principale partito di opposizione, l’IPC (Indipendent Patriots for Change) di Panduleni Filemon Bango Itula.
Lui stesso comunque è un Owambo, per cui difficilmente le opposizioni avrebbero potuto prevalere nell’elezione presidenziale, a meno che non si fosse arrivati al ballottaggio, nel caso in cui l’attuale candidata della SWAPO Nandi-Ndaitwah non avesse superato il 50 per cento dei voti espressi.
Fino all’altro giorno lo spoglio era appena agli inizi ed i primi dati su un quantitativo ridottissimo dei voti, 135.021 (25 circoscrizioni elettorali su 121) su un totale di potenziali votanti di un milione e mezzo, davano SWAPO al 50 per cento e l’IPC al 30.
Purtroppo non sono stati diffusi dati sulla percentuale di votanti che in teoria avrebbe dovuto superare quella delle precedenti consultazioni elettorali ma che a causa di tutte le problematiche e manchevolezze registrate non penso supererà di molto il 50 per cento degli iscritti.
Alcuni commentatori locali ben addentro alle tematiche politiche ed alle dinamiche di potere della SWAPO in questo Paese, lamentano che il partito del Padre Fondatore, Sam Nujoma, la SWAPO appunto, avendo compreso di rischiare la perdita del potere assoluto abbia in pratica compromesso l’immagine del Paese associandolo a quelli africani (ormai la maggioranza) per i quali i brogli elettorali sono la normalità.
Se quindi la Corte Costituzionale non riuscirà a ristabilire un minimo di legalità e se non si troverà una soluzione politica seria e condivisa alla situazione che si è creata, sarà difficile per la Namibia riacquistare quella fiducia internazionale che finora le era stata concessa.
Le attuali prospettive economiche nel settore energetico che aprivano importanti scenari di investimento sono ora compromesse, anzi molti dicono che proprio a causa di queste prospettive e delle loro ampie ricadute in termini di ricchezza per la Namibia, si sia scatenata una lotta per il potere senza esclusione di colpi.
La mia personale previsione è che per l’ennesima volta la SWAPO che ha prevalso nella corsa presidenziale, seppur di poco, verrà assai ridimensionato in Parlamento, ciò che darebbe al Paese una buona scossa politica.
Auspicabilmente molta corruzione, alimentata dal tribalismo e clientelismo politico monodirezionale, verrebbe se non altro diluita, e la voce dell’opposizione si farebbe sentire con maggiore frequenza ed incisività.
Peraltro ho qualche dubbio che il sistema giudiziario namibiano, non immune da interferenze politiche, riesca nel miracolo di invalidare le elezioni. Vedremo.
Marcello Ricoveri*
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*Marcello Ricoveri ha rappresentato l’Italia come ambasciatore in Uganda (accreditato anche in Ruanda, anche durante il genocidio, e Burundi), Etiopia, Nigeria (con competenze sul Benin) e prima ancora come primo consigliere della nostra legazione a Pretoria con competenze anche sulla Namibia. Vive a Windhoek. A Roma, per 7 anni circa, si è occupato di Cooperazione allo sviluppo, di Unione Africana, di ECOWAS e di G8 per l’Africa. Grazie alla sua esperienza conosce molto bene l’intero continente e continua ad essere un attento e un acuto osservatore delle dinamiche socio-politiche del sud del mondo.
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