Cornelia I. Toelgyes
22 novembre 2024
Il presidente uscente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, al potere dal 2017, non è riuscito ad aggiudicarsi un secondo mandato alle presidenziali del 13 novembre 2024.
Ha vinto il leader dell’opposizione, Abdirahman Mohamed Abdullahi, noto come Irro. In lizza anche nel 2017, Abdullahi era stato invece sconfitto proprio da Abdi.
La vittoria di Irro è stata resa nota dalla Commissione Elettorale Nazionale (NEC) martedì scorso. Il nuovo presidente si è aggiudicato il 60,92 per cento dei consensi, mentre il suo rivale si è fermato al 34,81. Un terzo candidato in lizza alla presidenza, Faysal Ali Warabe, non è andato oltre lo 0,74.
Secondo fonti locali, l’affluenza alle urne è stata piuttosto elevata. IEOM (Missione di osservazione internazionale elettorale) ha sottolineato che le votazioni ai seggi si sono svolte in modo regolare, calmo e pacifico.
Durante la campagna elettorale sia il neo presidente, sia quello uscente avevano promesso di rianimare l’economia in grave difficoltà e di voler creare nuovi posti di lavoro. Entrambi avevano poi sottolineato di volersi adoperare per ottenere il riconoscimento internazionale del Somaliland.
Va ricordato che il Somaliland, ex colonia britannica, ha guadagnato l’indipendenza dal Regno Unito nel giugno 1960 (si chiamava Stato del Somaliland, indipendente dal 26 giugno al 1º luglio 1960) e dopo 5 giorni si è unito alla Somalia Italiana, indipendente dal 1° luglio.
Dopo lo scoppio della guerra civile somala il 30 dicembre 1990, e il conseguente collasso della Somalia, il 18 maggio 1991 il Paese si è ritirato dall’unione proclamando la propria indipendenza.
Ma il suo governo non è stato riconosciuto dalla comunità internazionale, tantomeno dalla Somalia.
L’autoproclamata repubblica ha un proprio governo, una propria moneta e le proprie strutture di sicurezza. Tuttavia, non essendo riconosciuta da nessun Paese del mondo, l’accesso ai finanziamenti internazionali multilaterali e le possibilità di viaggiare dei suoi abitanti sono limitati.
Prima dell’indipendenza, Irro è stato il primo ambasciatore della Somalia nell’Unione sovietica (ex Urss), Nel 1996 si è trasferito in Finlandia per ricongiungersi con la sua famiglia, ottenendo poi anche la nazionalità del Paese del Nord Europa.
Qualche anno dopo è ritornato in patria e nel 2002 ha fondato il Partito Giustizia Sociale (UCID), con Faysal Ali Warabe, suo rivale nelle ultime elezioni.
Irro è stato portavoce del Parlamento per ben 12 anni e in questo periodo ha dato vita a un nuovo raggruppamento politico, Wadani. Il partito è diventato molto popolare negli anni e gli ha consentito di vincere queste presidenziali.
Il nuovo leader del Paese ha parecchi dossier scottanti in agenda. Dal 2023, la regione di Sool, nel sud-est del Paese, è sconvolta da un conflitto armato.
Parte di questo territorio è ora nelle mani di una milizia che sostiene di appartenere a Mogadiscio. Una settimana prima delle elezioni si sono verificati nuovi scontri. Irro ha accusato il suo predecessore di aver alimentato le divisioni tra clan.
E poi non vanno dimenticate le relazioni con i Paesi vicini. Le tensioni si sono fatte sentire a gennaio, quando il presidente uscente ha annunciato un accordo marittimo con Addis Abeba in cambio del riconoscimento della sovranità del Paese.
L’Etiopia è senza sbocchi sul mare da quando l’Eritrea ha ottenuto l’indipendenza. Il Somaliland ha siglato con il primo ministro etiopico, Abiy Ahmed un memorandum d’intesa, non ancora operativo. Hargeisa ha affittato e potrà utilizzare per 50 anni 20 chilometri intorno al porto di Berbera, che si trova sul Golfo di Aden e quindi le consente l’accesso al Mar Rosso.
Finora Irro si è espresso in modo molto diplomatico sulla questione. Durante la campagna elettorale aveva dichiarato che il suo partito avrebbe rivisto il trattato.
Secondo quanto scrive il Somali Guardian, il neo presidente sarebbe deciso a intervenire in modo cruciale sull’accordo. Sembra che voglia portarlo in Parlamento per chiarire eventuali ambiguità ed eliminare tutte le disposizioni che potrebbero essere recepite come contrarie agli interessi del Paese.
Intanto non è ancora chiaro se Irro intensificherà gli sforzi per ricucire i rapporti con Gibuti. Gli interessi economici dell’ ex colonia francese sono stati minati dall’accordo di accesso al mare tra Somaliland e Etiopia. Il governo gibutino ha visto quel Memorandum d’Intesa come una minaccia ai suoi introiti portuali.
Il capo di Stato potrebbe anche dare la priorità alle dispute che si protraggono da tempo con il governo federale somalo per quanto concerne l’indipendenza e il riconoscimento del Somaliland. Ma, essendo un ex ambasciatore, tenterà di far leva sul suo acume diplomatico per sbloccare la situazione di stallo che si protrae da decenni.
Ora bisogna attendere l’insediamento di Donald Trump, che potrebbe eventualmente riconoscere l’indipendenza del Somaliland. Alcuni funzionari di rilievo del dipartimento di Stato hanno espresso pubblicamente il loro sostegno al riconoscimento del Paese. Si tratta di persone che si sono occupate di politica africana durante il primo mandato di Trump.
Nel 2020, alla fine della sua prima presidenza, Trump aveva ordinato il ritiro dei circa 700 militari statunitensi presenti in Somalia entro l’inizio del 2021. Ma nel maggio 2022, il suo successore, Joe Biden, aveva ribaltato l’ordine, autorizzando lo spiegamento di 450 soldati, volti a combattere i sanguinari terroristi al-shebab nel Paese.
Cornelia Toelgyes
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