Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 15 novembre
L’ambasciatrice americana in Kenya, la multimiliardaria Meg Whitman, si è dimessa, dopo la vittoria di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Mercoledì lascerà la sua residenza di Nairobi in Muthaiga road, in via di ristrutturazione.
La Whitman, non è una diplomatica di carriera (è laureata in matematica e scienze) ma una businesswoman.
E’ nota soprattutto per aver portato il fatturato di eBay da 5,7 milioni di dollari a 8 miliardi, come amministratore delegato dal 1998 al 2008.
Negli anni ’80 era nel cda della Disney, poi amministratore delegato di HP e ha fatto parte dei consigli di amministrazione di Procter & Gamble e General Motors.
Il suo patrimonio personale, secondo la rivista Forbes, ammonta a 3,1 miliardi di dollari. Whitman è tra le donne più ricche del mondo ed è stata inserita nell’elenco delle 100 donne più potenti del pianeta.
E’ stata nominata da Biden ambasciatrice in Kenya per motivi politici. Nella sua lettera di dimissioni ha sottolineato di aver svolto il suo ruolo come un “onore e un privilegio”, lasciando intendere che le sue dimissioni sono legate al ritorno di Trump alla Casa Bianca.
“Come tutti gli ambasciatori degli Stati Uniti – ha dichiarato nell’annunciare le sue dimissioni – ho servito il mio Paese su richiesta del presidente. Il popolo americano si è espresso e a gennaio si insedierà un nuovo leader. Auguro a lui e alla sua nuova squadra di avere successo”.
Whitman è stata nominata ambasciatrice degli Stati Uniti in Kenya nell’agosto 2022, dopo la nomina da parte di Biden nel dicembre 2021 e la conferma da parte del Senato degli Stati Uniti nel luglio 2022.
La partenza da Nairobi della 68enne miliardaria coincide con i piani di Trump di rimodellare il governo americano, spazzando via gli alleati di Biden.
Trump ha già avviato le nomine, come quella ad ambasciatore in Israele dell’integralista Mike Huckabee, che sostiene gli insediamenti israeliani nelle terre contese.
Altre nomine includono il miliardario Elon Musk e Vivek Ramaswamy a capo di un nuovo “Dipartimento per l’efficienza del governo” (Doge), un acronimo che strizza l’occhio alla criptovaluta preferita di Musk, Dogecoin.
Il senatore della Florida Marco Rubio, critico nei confronti di Cina, Iran e Venezuela, è stato indicato come prossimo segretario di Stato.
Politicamente la Whitman nasce repubblicana e è stata candidata nel 2010 a governatore della California.
Nel 2012 era nel comitato elettorale di Mike Romney, che perse le elezioni a favore di Barak Obama, e precedentemente nel 2008 aveva sostenuto John McCain, anch’egli sconfitto da Obama.
Ha quindi cambiato cavallo è si è schierata con i democratici appoggiando Hillary Clinton, sconfitta da Donald Trump.
Nel 2020 ha messo tutto il suo peso elettorale (leggi finanziario) a favore di Biden, che ha battuto Trump. E ha avuto la sua ricompensa: l’ambasciata a Nairobi.
Qui in Kenya, le dimissioni della Whitman sono state accolte con un certo sollievo. In questi anni ha ricevuto parecchie critiche perché più volte ha espresso il suo sostegno al presidente William Ruto, oggetto di un crescente malcontento pubblico.
La signora Whitman senza cortesie in diverse occasioni è stata invitata da esponenti della società civile e da commentatori politici di andarsene ed è stata accusata d’interferire negli affari interni del Paese.
Sui social media locali la vittoria di Trump è stata accolta con gioia: “Auspico che il nuovo corso alla Casa Bianca acceleri la partenza della Whitman”, hanno scritto in molti.
Nel maggio 2023, l’ambasciatrice ha scatenato una pesante polemica quando ha descritto le elezioni del 2022 in Kenya come “le più libere, le più giuste e le più trasparenti” nella storia del Paese.
La reazione del leader dell’opposizione ed ex primo ministro Raila Odinga, sconfitto alle presidenziali da Ruto, anche grazie a una dubbia correttezza della procedura di voto, è stata durissima: “L’ambasciatrice è disonesta. Il Kenya non è gli Stati Uniti e non è neppure una colonia degli Stati Uniti. Quando è qui tenga la bocca chiusa”.
La presenza di Whitman al seggio centrale elettorale prima della proclamazione di Ruto come presidente ha suscitato aspre critiche.
I suoi forti legami con il discusso leader keniota le hanno permesso di organizzare nel maggio scorso una visita di Stato a Washington, la prima di un capo africano in oltre 15 anni.
I precedenti ambasciatori statunitensi in Kenya hanno spesso criticato la corruzione del governo e altri abusi. Whitman è stata zitta e ha chiuso bocca e occhi, sostenendo Ruto in ogni occasione.
E’ stata accusata di non aver denunciato le violazioni dei diritti umani perpetrate dal governo di Ruto, tra cui rapimenti e uccisioni extragiudiziarie. Sebbene abbia occasionalmente affrontato tali questioni, ha ampiamente difeso le politiche economiche del presidente.
Il malcontento dell’opinione pubblica contro il governo rimane forte: i kenioti hanno protestato contro l’aumento delle tasse e del costo della vita e hanno criticato la corruzione rampante e scatenando una rivolta giovanile a giugno e luglio.
Ma sembra che l’ambasciatrice non se ne sia accorta,
Ha infatti difeso il suo lavoro con enfasi e ha dichiarato “di essere orgogliosa di aver guidato una politica incentrata sulle persone che salva vite umane, aumenta la sicurezza e crea opportunità economiche per i kenioti e gli americani”.
Ha sottolineato poi: “Abbiamo fornito fondi di emergenza per le inondazioni catastrofiche del 2023 e per la lotta in corso contro la malaria, l’HIV e l’MPOX”.
“Il governo degli Stati Uniti – ha aggiunto – ha come priorità la salute e il benessere dei nostri amici in Kenya. Quest’anno, gli Stati Uniti hanno elevato il Kenya a primo alleato principale non-NATO nell’Africa sub-sahariana, a testimonianza del nostro impegno per i valori democratici e la sicurezza condivisi”.
Ma non pare proprio – secondo i commentatori in Kenya – che si sia impegnata per sostenere valori democratici. Piuttosto si è distinta per aver aiutato con forza il business, soprassedendo sui rapporti corruttivi che nel Paese si sono rafforzati e sviluppati ancor di più dopo l’elezione a presidente di William Ruto.
E’ stata l’unica rappresentante occidentale a non firmare un documento di critica alla repressione delle violenze da parte del governo.
Nella sua lettera di dimissioni, scrive il quotidiano kenyota The Standard, “Whitman ha anche sottolineato i suoi sforzi per promuovere gli investimenti americani in Kenya, che, secondo lei, hanno aperto le porte a un maggior numero di aziende statunitensi per fare affari nel Paese”.
Nonostante il Kenya sia investito da una forte crisi economica, l’inflazione subisca aumenti quasi quotidiani, la povertà colpisca le famiglie a reddito medio e la disoccupazione sia ad alti livelli, la Withman scrive: “Quando sono arrivata nel 2022, ho dato priorità all’espansione dei legami con le aziende e gli imprenditori americani. Grazie a questi sforzi, il commercio, i posti di lavoro e gli investimenti statunitensi in Kenya sono ai massimi storici”.
E non ha perso l’occasione per elogiare la leadership del presidente William Ruto, descrivendolo come “molto forte, intelligente, strategico e capace di ottenere risultati”, citando la sua promessa di elevare il Kenya allo status di Paese a reddito medio-alto entro il 2030.
È sempre stato chiaro, comunque, che la Whitman si sarebbe concentrata su ciò che conosceva meglio: gli affari. Infatti, come ha raccontato in un’intervista a una pubblicazione locale, Biden l’ha nominata per il suo acume e i suoi contatti imprenditoriali
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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