MALI

Febbre dell’oro: arrestati in Mali tre dirigenti di una miniera australiana

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
14 novembre 2024

L’amministratore delegato e due dirigenti della società australiana Resolute Mining, comproprietaria di una miniera d’oro in Mali, sono stati arrestati venerdì scorso a Bamako, capitale del Mali.

Pepite d’oro

Il fatto è stato confermato dalla compagnia con sede a Perth, città nell’Australia occidentale. L’amministratore delegato, Terence Holohan e due suoi collaboratori si erano recati in Mali per discutere con le autorità di Bamako alcune questioni fiscali relative a pratiche commerciali della compagnia nel Paese.

Il governo aveva già fatto partire alcune denunce, “prive di fondamento”, come ha precisato Resolute Mining.

Terence Holohan, amministratore delegato di Resolute Mining

Presunta frode fiscale

Appena terminata la riunione con i funzionari governativi, per i dirigenti di Resolute Mining, tutti di nazionalità britannica, sono scattate le manette con l’accusa di presunta frode e danni erariali. I tre sono stati immediatamente portati nel centro di detenzione dove vengono trattenuti coloro che sono coinvolti in atti di corruzione e crimini economici.

E, come ha precisato Serge Daniel, autorevole e apprezzato giornalista, collaboratore di importanti testate francesi, “sono in ballo grosse somme di denaro, la società deve molti soldi allo Stato maliano. Le pratiche commerciali della compagnia australiana sono tutt’altro che ortodosse e trasparenti”.

Accordo con governo

Resolute Mining detiene l’80 per cento della miniera aurifera di Syama, nel sud-ovest del Paese, mentre il restante 20 per cento è nelle mani del governo maliano, secondo quanto riportato sul sito web dell’azienda. “Stiamo lavorando con il governo maliano per trovare un accordo che possa garantire il futuro a lungo termine del giacimento d’oro di Syama, ma allo stesso tempo la nostra priorità assoluta rimane la sicurezza e il benessere dei dipendenti”.

Syama, miniera aurifera di Resolute Mining in Mali

Liberazione dopo pagamento

La compagnia australiana, pur di salvare la faccia e di far uscire di galera i propri quadri, ha ceduto alla pressioni di Bamako e si è detta pronta a sborsare decine di milioni di euro, come ha riportato Serge Daniel nel suo account X: “Mezzo miliardo di CFA (circa 76,5 milioni di euro) subito e altrettanti a medio termine”. Un protocollo d’intesa in tal senso sarebbe stato siglato ieri tra le autorità maliane e la compagnia australiana. I dirigenti saranno liberati non appena arriva il primo assegno milionario.

Oro, importante risorsa

Il Mali è il terzo produttore di oro del’Africa. La produzione annua è di 66,5 tonnellate e il pregiato minerale è uno dei principali pilastri dell’economia del Paese: rappresenta il 25 per cento delle entrate fiscali. Questa preziosa risorsa svolge un ruolo cruciale nello sviluppo economico del Mali.

Giro di vite

Fino a poco fa tutta l’estrazione dell’oro era in mano a società straniere, tra questi anche la Resolute Mining, le canadesi Barrick Gold e B2Gold e la britannica Hummingbird Resources. Tuttavia recentemente la giunta militare di transizione ha nazionalizzato la miniera di Yatela, nella regione di Kayes (ovest), gestita da due società sudafricane e canadesi.

Ma già prima del golpe militare, l’allora presidente Ibrahim Boubacar Keïta e il suo governo, nel 2019, avevano iniziato trattative in tal senso con queste compagnie.

Dallo scorso ottobre il sito minerario di Yatela è gestito dalla SOREM (Société de Recherche et d’Exploitation des Ressources Minérales), società statale fondata nel 2022 dai putschisti.

Società governativa

Recentemente il governo ha affidato alla SOREM una licenza di esplorazione su un’area di 97,41 chilometri quadrati a Intahaka, che dista un’ottantina di chilometri da Gao.

E’ evidente che la giunta militare di transizione, presieduta da Assimi Goïta, vuole dare un giro di vite sulle aziende straniere. Bamako vuole ritrattare le condizioni di contratto con le società che usufruiscono di licenze minerarie, per ottenere maggiori vantaggi finanziari per il Paese.

Crollo del titolo in borsa

Dopo l’arresto dei dirigenti della società australiana, lunedì scorso le azioni di Resolute Mining sono crollate del 32 per cento, il peggior giorno di negoziazione degli ultimi 16 anni.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
X: @cotorlgyes
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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