Dalla Nostra Inviata Speciale
Federica Iezzi
di ritorno da Dayr al-Balah (Striscia di Gaza), 12 novembre 2024
Chiunque provi a dare un vero senso della portata della distruzione che Israele ha scatenato così rapidamente, o della natura indiscriminata dei suoi bombardamenti in Medio Oriente, deve aggrapparsi a paragoni che fanno un salto indietro di decenni, dal Vietnam, alla Corea, alla seconda guerra mondiale.
L’era moderna del diritto internazionale umanitario proclamato dall’Occidente, così come le istituzioni che l’Occidente ha sostenuto per proteggerlo, stanno andando a fuoco.
Continua, sotto un inverosimile disinteressamento da parte della Comunità Internazionale, il progetto di assedio ed evacuazione forzata dal nord della Striscia di Gaza messo a punto, in ogni dettaglio, da Israele.
La mente dietro il piano è Giora Eiland, un generale riservista e una figura politicamente centrista in Israele, familiare a chiunque abbia studiato l’evoluzione della dottrina militare israeliana negli ultimi due decenni.
E non ne fanno un segreto il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, insieme ad altri ministri dell’estrema destra.
Non è semplicemente una questione di vendetta per le atrocità commesse dal braccio armato di Hamas il 7 ottobre.
All’interno della logica distorta che regola la politica israeliana nei confronti dei palestinesi, l’unico modo per ripristinare la deterrenza dopo l’umiliazione militare del 7 ottobre è quello di annientare completamente la collettività palestinese, comprese le sue città e istituzioni.
Potrebbe essere facile liquidare le proposte israeliane come una magniloquenza genocidaria, ma sono state concepite da personaggi come Eiland, come Uzi Rabi (professore all’Università di Tel Aviv), non solo dal circolo messianico di Ben Gvir e Smotrich.
Israele ha portato avanti questo piano gradualmente dall’inizio del suo assalto, costruendo una zona militare fortificata – il corridoio Netzarim – per isolare il nord di Gaza.
Se Israele pensa di poter distruggere Hamas nel nord di Gaza solo con una politica di sterminio, cosa gli impedirà di attuare esattamente la stessa politica nel sud di Gaza in seguito?
Non è Hamas che viene eliminato a Gaza. Sono i fondamenti del diritto umanitario: il principio di distinzione, tra combattenti e non combattenti, e il principio di proporzionalità, nel considerare il vantaggio militare rispetto ai danni sui civili.
Israele vuole essere in grado di operare nell’ombra, fuori dai radar, quando porta avanti il suo programma di crimini di guerra, come sta continuando a fare a Gaza e come ha iniziato a fare nel Libano meridionale.
La strategia non è solo spietata. E’ sfacciata, persino celebrativa, nella sua paranoia di distruzione. Distrugge il mondo come lo abbiamo conosciuto per generazioni.
E cercando di rimanere nell’ombra di una crisi geopolitica sconvolgente c’è Washington. Grazie alle sue tasche profonde e alla sua indulgenza illimitata alimenta il massacro industrializzato.
La carneficina scatenata in Medio Oriente è di un’altra epoca, molto più oscura. La catastrofe umanitaria che Israele ha progettato a Gaza, con la coproduzione occidentale, non ha precedenti nell’era moderna.
La storia unica di Israele è così scandalosamente egoistica. Ha lavorato per reinterpretare e indebolire gradualmente le regole di occupazione e guerra, in particolare attraverso l’assedio e i ripetuti attacchi a Gaza negli ultimi anni.
Esattamente 50 anni fa, l’assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo aver dichiarato l’apartheid crimine contro l’umanità e illegale l’occupazione militare della Namibia, ha sospeso il Sudafrica. Per i successivi due decenni si è rifiutata di riammetterlo. Potrebbe fare lo stesso con Israele, ma a quanto pare non osa.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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