Cornelia I. Toelgyes
22 ottobre 2024
L’aereo del presidente del Camerun, Paul Biya, è atterrato ieri sera all’aeroporto internazionale di Yaoundé. Ad attenderlo i dignitari di Palazzo, per dare il bentornato al Capo di Stato. Il suo arrivo è stato trasmesso in diretta dalla TV di Stato, che lo ha ripreso con accanto l’inseparabile moglie Chantal.
Sulle strade principali della capitale sono stati affissi manifesti con la foto di Biya e “Welcome home Mr President of the Republic”.
Dunque il 91enne leader del Paese è finalmente tornato, dopo un’assenza di ben 7 lunghe settimane. Il capo di Stato ha trascorso questo periodo a Ginevra, insieme alla moglie Chantal e alcuni stretti collaboratori. Secondo alcune voci è andato in Svizzera per la convalescenza dopo un passaggio a Parigi per cure mediche.
A Ginevra, Biya è un habitué di un grande albergo di lusso, l’Intercontinental. Generalmente occupa una suite al 17esimo piano con una vista mozzafiato sul lago.
L’anziano presidente considera la Svizzera come la sua seconda casa. La cifra giornaliera per ospitare lui e il suo staff all’Intercontinental si aggira sui 40.000 dollari. Ovviamente a spese delle casse dello Stato, mentre una grande fetta della popolazione camerunense vive in miseria.
Nei 42 anni della sua presidenza Biya non si era mai allontanato per così tanto tempo dal Paese, anche se i viaggi in Svizzera sono sempre stati frequenti. Anche sua figlia Brenda, quando è in visita nella Confederazione Elvetica, soggiorna nello stesso albergo Resta sottinteso che anche per lei la permanenza lì è a carico dei contribuenti del suo Paese.
Assente dai primi di settembre, senza essere mai apparso in pubblico, il silenzio ha suscitato preoccupazione e non pochi interrogativi sullo stato di fisico del leader camerunense, al potere dal 6 novembre 1982. Tant’è vero che il governo aveva vietato tassativamente ai media di parlare della salute del capo di Stato.
Biya non ha partecipato all’Assemblea generale dell’ONU a New York a settembre, tanto meno al XIX vertice della Francofonia che si è tenuto a Parigi all’inizio di ottobre. L’ultima volta è stato visto in Cina, dove si era recato i primi di settembre per il Forum Africa-Cina. In tale occasione ha incontrato anche il suo omologo cinese, Xi Jinping, per colloqui bilateri.
Il capo di Stato si era allontanato da Paese senza che i suoi connazionali fossero informati con notizie ufficiali. Ovviamente ciò ha dato adito a speculazioni di ogni tipo sul suo stato di salute, specie, quando l’8 ottobre una emittente televisiva con base negli Stati Uniti e pro indipendentisti anglofoni, ha annunciato la sua morte.
Solo allora il governo ha dichiarato: “Il Capo dello Stato si è concesso un breve soggiorno privato in Europa”, mentre il gabinetto del Presidente ha parlato del suo “Eccellente stato di salute”, aggiungendo che si trova a Ginevra.
Quando il Collettivo degli anziani del seminario cattolico ha poi annunciato di voler celebrare una messa di ringraziamento per il presidente e per la pace ha messo nuovamente in stato di allerta molti, pensando che fosse davvero molto malato.
L’attesa e l’incertezza hanno pesato parecchio sulla vita quotidiana dei camerunensi, influenzando il loro immaginario e alimentando la disgregazione sociale e istituzionale del Paese. La popolazione è preoccupata per la successione, del dopo Biya.
Il recente episodio ne ricorda un altro molto simile. Il 9 giugno 2004, in risposta alle voci che lo davano per morto, Paul Biya aveva schernito i suoi oppositori: “Ho saputo come tutti che ero morto. Sembra che alcuni siano interessati al mio funerale. Bene, dite loro che li rivedrò tra vent’anni”.
Durante la trasmissione odierna, uno dei conduttori dell’emittente pubblica che ha trasmesso in diretta l’arrivo del presidente, ha sottolineato: “Il suo ritorno pone fine al tribunale dei social network”.
Da allora sono passati altri 20 anni e Biya è sempre sulla poltrona. Certo, il suo stato fisico, anche a causa dell’età, non è tra i migliori, e la popolazione è preoccupata per il dopo. Finora non sono stati fatti i nomi di eventuali candidati in lizza per le prossime presidenziali, previste per il 2025.
Qualcuno ha già menzionato il figlio del capo di Stato, Franck, ma non tutti membri del regime approvano questa scelta, anche se pochi hanno il coraggio di esprimere apertamente il loro pensiero.
Ora che il leader è tornato e ha ripreso in mano le redini del Paese, bisogna attendere le sue prossime mosse, in particolare per quanto concerne una sua eventuale candidatura per un ottavo mandato.
Cornelia Tolegyes
corneliacit@hotmail.it
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