Cornelia I. Toelgyes
20 ottobre 2024
Malgrado le accuse dell’opposizione e della società civile di essere poco democratico, il presidente uscente, Kaïs Saïed, ha vinto la tornata elettorale con oltre il 90 per cento delle preferenze. Va però sottolineato che la partecipazione al voto è stata del 28,8 per cento, la più bassa dal 2011.
E anche grazie a questa vittoria, in Tunisia continua la politica anti-migranti. Pochi giorni dopo la rielezione di Saïed, esperti indipendenti del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite hanno denunciato nel Paese nuove violenze nei confronti di persone intercettate in mare e di rifugiati.
La Guardia costiera tunisina, incaricata di bloccare coloro che tentano di raggiungere l’Europa, ha ricevuto proprio tre nuove motovedette dal governo italiano alla fine di agosto. Altri tre natanti saranno consegnati alle autorità di Tunisi nei prossimi mesi. Un accordo siglato tra l’UE e il governo Saïed, volto a fermare l’esodo di tunisini e migranti è stato siglato tra le parti lo scorso anno.
Nel loro recente rapporto gli esperti dell’ONU hanno denunciato terribili violazioni dei diritti umani, come pestaggi ai migranti in mezzo al mare, tentativi di rovesciare le loro imbarcazioni, trasferimenti forzati in Libia o Algeria, spari contro chi cerca di tornare indietro.
Nel loro esposto viene anche evidenziato che tra gennaio e luglio di quest’anno, 265 persone avrebbero perso la vita durante le operazioni di intercettazione in mare e 189 durante le traversate. Altre novantacinque persone risulterebbero a tutt’oggi disperse.
L’estate scorsa la Tunisia ha ottenuto un’estensione della zona marittima sotto suo controllo per quanto riguarda i salvataggi in mare. Organizzazioni come SOS Méditerranée ritengono che la Tunisia non sia una destinazione sicura per lo sbarco dei migranti.
Se la vita delle persone è in pericolo in mezzo al mare, lo è altrettanto nel Paese. Le espulsioni verso la Libia e l’Algeria, continuano senza sosta. Il Front Tunisien pour les Droits Economiques et Sociaux (FTDES) il mese scorso ha chiesto nuovamente alle autorità del Paese di rispettare il diritto internazionale, in particolare per quanto riguarda la protezione dei rifugiati e la prevenzione della tortura.
Romdhane Ben Amor, portavoce di FTDES, ha fatto sapere di aver recentemente ricevuto una richiesta di aiuto da parte di alcune di persone.
Erano state arrestate a Sfax, città portuale, situata sulla costa orientale del Paese, poi espulse in una zona di confine con l’Algeria. “Abbiamo soccorso 28 migranti che fanno parte di un gruppo che inizialmente ne comprendeva 42, i restanti 14 sono introvabili. Forse si sono nascosti, perché hanno paura della polizia.
“La situazione delle persone che abbiamo recuperato era a dir poco catastrofica. Non avevano né acqua, tantomeno cibo e tra loro c’erano pure 7 donne, 3 delle quali in stato interessante. Purtroppo non disponiamo dei mezzi necessari per aiutarli concretamente”, ha poi aggiunto il portavoce dell’associazione tunisina.
Ha poi ricordato che tra giugno e settembre 2023 la Tunisia ha espulso almeno 5.500 persone verso la Libia e 3.000 in Algeria. E gli allontanamenti forzati sono quasi sempre costellati di violenze.
Esperti di immigrazione hanno affermato che vicino a El Amra, una città a nord di Sfax, in un campo improvvisato negli uliveti accerchiato dalla polizia, vivono decine di migliaia di rifugiati e migranti sub sahariani. Le loro condizioni di vita sono terribili. Nessuno ha accesso al sito, nemmeno l’ONU o le agenzie umanitarie.
L’anno scorso l’UE ha siglato un accordo con le autorità tunisine sull’economia e le politiche migratorie. Quest’ultimo punto prevede la lotta contro il traffico di esseri umani, migliorare la gestione delle frontiere e rimandare i migranti al punto di partenza se non vengono ammessi in Europa.
Secondo il Guardian somme importanti dei finanziamenti stanziati dall’Europa per frenare il flusso migratorio, sono state destinate alla Guardia nazionale tunisina per combattere i trafficanti. Ma nella sua inchiesta il quotidiano britannico ha rivelato che ufficiali del corpo di gendarmeria sono persino in combutta con i contrabbandieri che organizzano i viaggi dei migranti.
Grazie alle testimonianze raccolte dal Guardian si evince che l’UE sta finanziando le forze di sicurezza che commettono violenze sessuali contro donne vulnerabili, accuse gravissime che hanno macchiato il controverso accordo dello scorso anno tra Bruxelles e Tunisi.
L’accordo prevede anche il “rispetto dei diritti umani”. Eppure, contrabbandieri e migranti hanno confermato che la guardia nazionale deruba, picchia e abbandona abitualmente anche donne e bambini nel deserto senza cibo né acqua.
Dietro il forte calo degli arrivi dalla Tunisia (63 per cento in meno rispetto allo scorso anno) c’è un universo di violenze e soprusi.
Il quotidiano britannico ha fatto notare che l’accordo UE-Tunisia prevede anche la semplificazione dei procedimenti giudiziari contro i trafficanti. Finora però non sono stati resi pubblici dettagli su eventuali condanne.
La Commissione europea sostiene che la Tunisia e l’agenzia europea di polizia, Europol, stanno cercando di costruire un partenariato per affrontare i contrabbandieri. Ma secondo la stessa agenzia non ci sarebbero accordi di collaborazione con la Tunisia.
Con la sua dettagliata inchiesta il Guardian ha riacceso i fari su quanto succede nel Paese mediterraneo che gode di cospicui aiuti economici e della fiducia dell’UE, in particolare dell’Italia. A pochi importa del destino e della sofferenza dei migranti, privati della loro dignità e dei diritti fondamentali sanciti dalle convenzioni internazionali.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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Bisogna scoraggiare le partenze.
il tragicomico è che cercheranno di sbarcare il sicilia , dove l'acqua è un miraggio