Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
15 ottobre 2024
“Ci avete sequestrato per oltre 12 ore nell’aeroporto di un villaggio a oltre 200 km da Benghazi, dove dovevamo giocare.
Ci avete lasciato in mezzo alle zanzare, senza cibo, senza acqua e senza poter telefonare. Con voi ci rifiutiamo di scendere in campo. Ce ne torniamo in Nigeria. E meno male che vi chiamate Cavalieri del Mediterraneo”.
“Parlate voi Super Aquile. Quando siamo venuti a casa vostra, la settimana scorsa, avete dirottato il nostro aereo in uno scalo fuori dal mondo. Nessuno è venuto ad accoglierci né a scortarci; anzi le forze di sicurezza ci hanno chiesto soldi per accompagnarci, l’autista del bus ci ha scarrozzati per ore su strade infami. E lungo il percorso siamo stati fermati da banditi e rapinati”.
Accuse reciproche
Prima le due squadre si sono prese a pallonate in faccia senza scendere in campo. Poi si sono scusate: ma no, è stato tutto un equivoco in buona fede. Qua la mano, amici come prima.
Nel folle mondo del calcio internazionale se ne sono viste di ogni colore. La vicenda, però, che ha coinvolto la nazionale della Nigeria (soprannominata Super Eagles) sbarcata in Libia per disputare, martedì 15 ottobre, l’incontro di ritorno contro gli 11 giocatori locali (noti come Cavalieri del Mediterraneo) per le qualificazioni alla Coppa d’Africa, ha dell’inverosimile.
Si è sfiorato un grave incidente diplomatico che per due giorni ha tenuto in sospeso le relazioni fra i due Stati. Con colpi di scena e dettagli anche surreali.
Torniamo indietro a domenica 13 ottobre. I calciatori nigeriani sono diretti a Benghazi. Li aspetta la sfida di ritorno, quella della andata, giocata a Uyo (Akwa Ibom State), nel sud della Nigeria, l’hanno vinta per 1-0, venerdì 11 ottobre.
Il torneo cui prendono parte è il CAN 2025, la Coppa delle Nazioni Africane, la più importante competizione continentale, che il prossimo anno si disputerà in Marocco.
La Nigeria la ha conquistata tre volte; nell’ultima edizione, lo scorso anno, è arrivata seconda, dietro la Costa d’Avorio.
Verso le 18, però, all’improvviso il velivolo prende un’altra destinazione: deve atterrare nello scalo di Al Abraq, un paese di neanche 10 mila abitanti, a oltre 200 chilometri dalla grande città della Cirenaica.
E qui comincia il putiferio. A scatenarlo è l’ ex difensore dell’Udinese e della Salernitana, ora in forze all’Al Kholood (società Saudita), William Troost-Ekong, 31 anni, capitano della nazionale nigeriana.
Albergo non accetta nigeriani
Poi precisa sui social: “Ci hanno tenuti per oltre 12 ore chiusi in aeroporto, senza telefonini, senza mangiare e senza bere”.
Victor James Osimenh, 26 anni, del Napoli, ma in prestito al turco Galatasaray e assente perché infortunato, commenta da lontano: “È’ una vera e propria presa di ostaggi. La CAF deve intervenire d’urgenza”.
“Una volta sbarcata, la nostra delegazione è stata rinchiusa nella hall dalle autorità locali – è la ricostruzione fatta con L’Equipe (giornale sportivo francese) da Moses Simon, 29 anni, attaccante del Nantes – Nessuno era lì ad attenderci. A un certo punto ci hanno detto che avremmo dovuto dormire nello scalo. La nostra Federazione è però riuscita a trovarci un albergo, ma ci è stato detto che era proibito ai nigeriani. Insomma siamo rimasti lì bloccati, in mezzo alle zanzare, senza cibo, senza acqua. C’era da aver paura. Non sapevi cosa potesse capitarti”.
Intanto l’allarme era stato lanciato e si muovevano tutti: le federazioni calcistiche dei due Paesi, le tifoserie, perfino Mariam Apaokagi, meglio nota come Taaooma, una famosa creatrice di contenuti e influencer, e i governi.
Libici denunciano rapina durante trasferta in Nigeria
La Federazione libica ha tentato di spegnere l’incendio, ma, allo stesso tempo, ha ha fatto sapere che la settimana precedente, in Nigeria il trattamento riservato ai Cavalieri del Mediterraneo non era stato proprio cavalleresco: il loro velivolo era finito lontano dalla destinazione finale, nessuno li aveva accolti, ma si erano ben guardati dal rendere pubblico il “disservizio”.
A fornire i dettagli ci ha pensato The Libya Observer che ha rincarato la dose: I nostri giocatori sono stati abbandonati in Nigeria, le forze di sicurezza chiedevano il pizzo per scortarli, i banditi li hanno rapinati, l’autista del bus li ha portati in giro su strade sterrate per delle ore….
La Federazione calcistica nigeriana (NFF) e il ministro dello Sport, John Enoh Owan, hanno respinto queste accuse, ma molti supporter non gli hanno creduto e li hanno ritenuti responsabili di aver maltrattato la squadra libica la settimana prima.
Ma allora i libici avevano fatto una ritorsione, si erano vendicati? Dubbi, sospetti, caos.
Nel marasma generale, Victor Boniface, 23 anni, attaccante nigeriano del Bayern Leverkusen, ha pensato bene di lanciare un appello angosciante : “Per favore dite a mia nonna che sto bene”!
Boniface, dal cuore tenero, è lo stesso che un mese fa, dopo ave segnato un gol contro l’Offenheim, andò sotto la curva dei tifosi, si abbassò i pantaloncini e fece un gesto volgare.
Super Eagle si rifiutano di disputare la partita
Torniamo in aeroporto. Alle 11 di lunedì mattina viene comunicato alle Super Aquile che possono prendere il pullman e andare a Benghazi. Troppo tardi, la misura è colma, secondo i nigeriani. La NFF, infatti, comunica che ritira la squadra. Non si gioca la partita. E in effetti le Super Eagles riprendono il volo nel pomeriggio di lunedì e sbarcano a Kano, nel nord del Paese prima di raggiungere la capitale Abuja.
E’ finita? No. Martedì, scoppia la pace. Secondo The Libya Observer, il ministro degli Esteri del governo, Abdel Hadi Al Huwaji, ha annunciato che il collega nigeriano, Yusif Tuggar, ha presentato delle scuse ufficiali alle autorità libiche e al suo popolo “per un recente incidente che ha coinvolto la nazionale di calcio libica. Tuggar ha espresso profondo rammarico chiarendo che L’incidente non è stato intenzionale. Ha sottolineato il rispetto della Nigeria per la la Libia e il suo popolo e ha assicurato che si è trattato di una sfortunata svista”.
CAF dovrà decidere risultato incontro non disputato
Insomma sembra finita a tarallucci e vino, diremmo noi, (ma lì l’alcol è vietato). Non illudiamoci però che sia stata scritta la parola fine. Ora sarà la CAF (Confederation Africaine de Football) a decidere il risultato della partita non disputata. Vittoria a tavolino ai nigeriani? Ma questo vorrebbe dire che i libici hanno sbagliato. Oppure far giocare le due squadre?
Intanto il capitano William Troost-Ekong, tornato a casa, ha pensato bene di ribadire che “in 10 anni di nazionale non ha mai vissuto una simile esperienza” e ha postato la foto del suo primo piatto da “uomo libero!”.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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