Costantino Muscau
14 ottobre 2024
“E’ come uno sbarco sulla Luna! Ma è fantascienza! È qualcosa che nello sport non si era mai visto e che noi donne non ci saremmo aspettato. Questa esile atleta che si allena da sola, mamma di una bimba, ha rotto la barriera del limite maschile. Corre come gli uomini più veloci e resistenti sul pianeta”.
Incredulità, stupore, giubilo si sono levati ieri pomeriggio, seconda domenica di ottobre, dai tutti i commentatori al termine della 46a edizione della Bank of America Chicago Marathon 2024.
La vittoria e il record mondiale sui 42,195 km della keniana Ruth Chepngetich, 30 anni, ha lasciato tutti a bocca aperta sulle rive del lago Michigan e nel mondo tutto dello sport. Non solo dell’Atletica.
Ruth ha ottenuto la sua terza vittoria nella gara, ha ridotto di oltre quattro minuti il suo precedente record di 2:14:18 (stabilito quando vinse qui nel 2022), ma soprattutto ha abbassato di quasi due minuti il record mondiale, segnando 2:09:56. Chepngetich ha spazzato via il limite assoluto di Tigist Assefa di 2:11:53, stabilito a Berlino l’anno scorso. In tal modo è diventata la prima donna a scendere sotto le 2 ore e 10 minuti.
Solamente nove atleti sono andati più veloci nella gara maschile di domenica! Nella “Windy City”, come viene soprannominata la capitale dell’Illinois, la corsa vittoriosa di questa atleta alta appena 1,65 e di 48 chili di peso, è stata impetuosa, travolgente più del vento. Basti dire che la seconda maratoneta, Sutume Asefa Kebede, 29 anni, etiope, e la terza, Irine Cheptai, 32 anni, del Kenya, sono giunte al traguardo con quasi 7 minuti di ritardo.
“Mi sento bene, sono felice e orgogliosa di me stessa – ha dichiarato quasi imbarazzata nell’ intervista alla tv Nbc – A Chicago mi sento a casa mia. È la mia quarta partecipazione e il terzo successo. Ora il mio sogno è realtà. Ringrazio Dio per il record e la vittoria. Mi ero preparata duramente negli ultimi mesi e ce l’ho fatta. Il record mondiale è tornato in Kenya, e dedico questo record mondiale a Kelvin Kiptum”.
Anche il dominatore della competizione maschile, John Korir, 27 anni, keniano, ha rivolto un commosso pensiero al compianto Kelvin Kiptum, che l’anno scorso a Chicago siglò il primato del mondo (2h00.35). Destinato a una folgorante carriera, Kiptum è tragicamente scomparso l’11 febbraio scorso in un incidente stradale appena 24enne.
Purtroppo il 2024 è stato un anno funesto per l’Atletica di Nairobi. L’8 ottobre è morto suicida a Iten, nella contea di Elgeyo Marakwet, Clement Kemboi, 32 anni, campione keniano delle siepi. Il 4 ottobre era deceduto in ospedale l’ex maratoneta Samson Kandie, 53 anni, dopo essere stato aggredito da alcuni ladri nella sua casa di Eldoret. Il 6 ottobre è spirato nel Tenwek hospital, della contea Bomet, Kipyegon Bett, un ottocentista di soli 26 anni.
Era stato ricoverato sei giorni prima per insufficienza renale. Nel 2018 era stato squalificato per 4 anni per l’accertato uso di eritropoietina. Il doping è in Kenya una piaga sempre attiva: anche quest’anno sono stati squalificati una decina di atleti: hanno fatto ricorso a sostanze proibite.
Ma torniamo alla giornata di gloria del Kenya sulle rive del Michigan. John Korir si è aggiudicato il titolo maschile in 2:02:43.E’ il secondo tempo più veloce mai registrato a Chicago (dietro al record mondiale di Kiptum). Alle sue spalle si è piazzato Huseydin Mohamed Esa, 24 anni, dell’Etiopia e, terzo, il un altro keniota Amos Kipruto, 32 anni.
La maratona di Chicago si è confermata una delle più veloci e partecipate (50 mila iscritti, 420 italiani, 44 sotto le tre ore) grazie al suo percorso e quest’anno favorita da un clima ideale.
E’ anche una che remunera bene i vincitori: 100 mila dollari ai primi, 75 mila ai secondi, 50 mila ai terzi. In più c’è un bonus di 50 mila a chi fa un record.
Sono andati alla “piccola” Ruth, che dopo un leggero cedimento al traguardo, si è ripresa e ha cominciato a correre su e giù per la strada avvolta nella bandiera del suo Paese. Anche lei si era resa conto, dopo i telecronisti increduli, che con la sua impresa l’atletica femminile entrava in un territorio inesplorato.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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