Abidjan e Ouagadougou ai ferri corti: volano accuse reciproche di fomentare colpi di Stato

Un incontro tra il ministro della Difesa ivoriano, e il suo omologo burkinabé per tentare di appianare le divergenze è approdato in un nulla di fatto

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
27 settembre 2024

Qualche giorno fa la giunta militare di transizione del Burkina Faso, al potere dal 30 settembre 2022, ha sostenuto di aver nuovamente sventato un golpe.

Burkina Faso: Ibrahim Traoré, capo della giunta militare di transizione

Il ministro della Sicurezza di Ouagadougou, Mahamadou Sana, durante un intervento alla TV del 23 settembre scorso, ha rassicurato la popolazione che diversi migranti burkinabè residenti all’estero sarebbero già stati arrestati mentre erano in Burkina Faso. Ha poi precisato che nel complotto, volto a destabilizzare il Paese, sarebbero implicati gruppi terroristici, militari e uomini politici che opererebbero dalla Costa d’Avorio. Il ministro per la Sicurezza ha puntato il dito anche su Paul Henri Sandaogo Damiba (golpista del gennaio 2022, poi detronizzato da Traoré il settembre successivo) e alcuni ex ministri. “Sono attori del caos, sostenuti da alcuni servizi di intelligence occidentali”, ha poi aggiunto Sana.

Peccato che il ministro abbia dimenticato di precisare che già alcune settimane fa il dicastero degli Esteri ivoriano avesse convocato lo chargé d’affaire accreditato a Abidjan, come ha confermato anche il giornalista francese Serge Daniel, durante una diretta su France24. “Le autorità ivoriane – ha detto il reporter – avrebbero mostrato al diplomatico burkinabé prove inconfutabili come Ougadougou stesse tentando di destabilizzare la Costa d’Avorio”.

Serge Daniel, a sinistra a France 24

In un suo recente articolo Le Monde riporta alcune precisazioni importanti: già a gennaio un gruppo composto da una cinquantina di burkinabé, residenti in Costa d’Avorio, sarebbero stati portati in pullman a Ouagadougou per essere addestrati nel campo di Ouezzin-Coulibaly di Bobo-Dioulasso, città nella parte sud-occidentale del Paese, e a Ouagadougou. I giovani sarebbero stati controllati dalle autorità del Burkina Faso, sotto la supervisione di Lama Fofano, che a tutt’oggi si troverebbe nel Paese.

Fofano, ex ribelle e ex gendarme ivoriano, sarebbe un uomo di Guillaume Soro, a sua volta ex primo ministro e ex presidente dell’Assemblea nazionale di Abidjan e oggi uno dei maggiori oppositori del capo di Stato della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara. Soro, in esilio dal 2019, verso la fine del 2023 è stato accolto dalle giunte militari di transizione del Sahel e fino a poco tempo fa risiedeva a Niamey, capitale del Niger. Tutti tentavi di riavvicinare Ouattara a Soro sono falliti.

Alassane Ouattara, presidente della Costa d’Avorio

A luglio, una decina di persone appartenenti al gruppo che è stato formato nel Paese limitrofo, sono state intercettate dai servizi ivoriani e arrestati, una volta ritornati dall’addestramento in Burkina Faso.

Con la salita al potere del golpista Traoré, le relazioni tra Ouagadougou e Abidjan, due Paesi storicamente molto legati, si sono progressivamente deteriorate e non di rado si verificano addirittura scaramucce lungo il confine.

A fine aprile 2024 il ministro della Difesa ivoriano, Tené Birahima Ouattara, ha incontrato il suo omologo burkinabé, Kassoum Coulibaly, a Niangoloko, città del Burkina Faso a pochi chilometri dal confine con la Costa d’Avorio, per tentare di appianare le divergenze. I colloqui sono approdati in un nulla di fatto.

Anzi, solo una settimana dopo Traoré aveva mosso accuse pesanti: “I burkinabè che vogliono destabilizzare il nostro Paese non hanno nemmeno bisogno di nascondersi in Costa d’Avorio, con le cui autorità abbiamo seri problemi. A luglio, il capo golpista ha ripetuto le stesse accuse, aggiungendo che a Abidjan è stata creata una centrale per destabilizzare il Burkina Faso.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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