Riccardo Girola
Milano, 24 settembre 2024
Lo scorso 18 settembre, il Mossad e l’IDF hanno messo a segno in diverse località del Libano e della Siria, un sofisticato attacco multiplo senza precedenti. Nell’esplosione dei cercapersone attivati a distanza dagli israeliani sono rimaste coinvolte almeno 4 mila persone, tra cui diversi bambini: i feriti sono più o meno quattrocento, di cui parecchi in gravi condizioni, e almeno 14 i morti, di cui 2 bambini. Feriti anche l’ambasciatore iraniano a Beirut, Mojtaba Amani, leggermente, e alcuni miliziani colpiti in Siria.
Un vero e proprio attacco terroristico attraverso la manomissione di 5000 cercapersone (“pager”), in dotazione principalmente ai miliziani di Hezbollah. Questo dispositivo piuttosto desueto era preferito ai moderni smartphone per la difficoltà di intercettarli anche dalle avanzate tecnologie israeliane.
Il Mossad e lo Shin Bet hanno diversi precedenti riguardo metodi di azione insolita e piuttosto discutibile, si ricorda l’operazione “Ira di Dio” che nel 1972 portò alla morte il rappresentante dell’Olp in Francia, Mahmud Mashari. Il suo cellulare, in cui era stato piazzato un ordigno da un agente del Mossad fintosi giornalista, fu fatto detonare a distanza. Anche Yahya Abd al Latif Ayyash, volto noto di Hamas conosciuto come “l’ingegnere” morì per via dell’esplosione del suo telefono personale.
La partita dei 5000 pager manomessi è di produzione taiwanese, più precisamente dell’azienda Gold Apollo, la quale si appoggia a BAC Consulting, un’azienda ungherese per il confezionamento e la distribuzione dei dispositivi.
Il presidente e fondatore della Gold Apollo, Hsu Ching-Kuang, chiarisce che la manifattura e il design sono affidati esclusivamente all’azienda Ungherese BAC.
Hsu ha espresso preoccupazioni riguardo alle irregolarità nelle rimesse e ammette però di essersi accorto dell’utilizzo dei pagers da parte di Hezbollah: “Non siamo una grande azienda ma siamo responsabili; e ciò è imbarazzante”.
Diversi professori di cybersecurity e analisti come Michael Horowitz hanno evidenziato quanto sia improbabile causare tali esplosioni esclusivamente attraverso un cyber attacco che porterebbe al surriscaldamento e conseguente esplosione della batteria; dunque è evidente l’intercettazione e la manomissione dei pager da parte dei servizi segreti israeliani prima dell’approvvigionamento alle milizie libanesi. Il giorno seguente all’esplosione dei cercapersone si sono aggiunte anche quelle dei walkie-talkie che hanno provocato la morte di almeno 9 persone e il ferimento di più di 300.
La CNN riporta che questi due attacchi sono stati pianificati e messi in atto dai servizi di intelligence, il Mossad, dall’esercito israeliani. Di quest’ultima azione ancora non si sa ancora la causa ma si ipotizza un modus operandi simile a quello dei pager.
Ora è utile chiedersi a quale scopo il Mossad e l’IDF hanno deciso di svelare un simile metodo di attacco senza precedenti.
Michael Horowitz ha fornito delle ipotesi:
1. Israele ha voluto anticipare una possibile azione militare di Hezbollah dato il conflitto al confine dei due Stati.
2. Attraverso l’esplosione dei cercapersone i miliziani si sarebbero sentiti più intimoriti e spiati, così da condizionarli nelle proprie azioni militari.
3. Un miliziano di Hezbollah potrebbe essersi accorto della manomissione al proprio cercapersone, di conseguenza prima che l’informazione potesse diffondersi hanno anticipato l’attacco.
La risposta più accreditata ad oggi è l’ultima.
Il leader del Partito di Dio Hassan Nasrallah non ha esitato ad addossare le colpe di questo attacco terroristico ad Israele, aggiungendo: “Questo è puro terrorismo. Questi sono crimini di guerra o per lo meno una dichiarazione di guerra”.
Mentre le parole di Nasrallah venivano trasmesse un gruppo di caccia israeliani è volato a bassa quota sopra Beirut rompendo la barriera del suono. Sono inoltre proseguiti i bombardamenti nel sud del Libano.
L’Iran ha manifestato solidarietà ai suoi alleati sciiti promettendo “una risposta devastante dell’asse della resistenza e la distruzione di questo regime sanguinario e criminale”.
Riccardo Girola
riccardogirola.00@gmail.com
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