Marcello Ricoveri*
Windhoek (Namibia), 15 settembre 2024
Nonostante il Sudafrica continui la sua politica di consolidamento della propria posizione di preminenza in seno al BRICS – ancorché il presidente Cyril Ramaphosa, rieletto alle ultime elezioni, sia distratto non poco dalle vicende di politica interna – le crisi che affliggono sia l’Europa che il Medio Oriente che l’Africa hanno causato ripercussioni sull’economia del Paese che conosce una fase di stanca.
Nel frattempo, a seguito della loro richiesta di adesione, il BRICS sì è arricchito di quattro Paesi: Iran, Emirati Arabi Uniti, Etiopia ed Egitto. Mentre L’Argentina ha ritirato la propria domanda di adesione e l’Arabia Saudita ancora non ha deciso cosa fare.
È innegabile, peraltro, che il commercio di beni all’interno delle economie del BRICS abbia superato di parecchio gli scambi fra il gruppo e i Paesi aderenti al G7.
Sempre dal punto di vista economico uno sviluppo significativo dell’organizzazione ha rappresentato la creazione della nuova Banca di Sviluppo (New Development Bank) che sarà destinata a finanziare e promuovere progetti infrastrutturali e di sviluppo sostenibile, soprattutto nei Paesi africani. Il Sud Africa dunque continua a incrementare i propri rapporti economici e commerciali all’interno del BRICS, principalmente con la Cina, anche se la propria bilancia commerciale presenta un notevole deficit di rand (la valuta sudafricana, ndr) che nel 2023 ha raggiunto quasi i 178 miliardi, ovvero poco più di 9 miliardi di euro).
Forse anche a causa di tali sviluppi economico-commerciali, oltreché per motivi politici di equidistanza fra Oriente ed Occidente, La Turchia ha inoltrato domanda di adesione al gruppo dei BRICS.
Il 2 settembre scorso – secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg – un portavoce del partito di Erdogan, Omar Celik, ha riferito che finora non vi sarebbero “ sviluppi concreti ”al riguardo. Non vi sono dubbi, tuttavia, sulla volontà di aderire al BRICS da parte della Turchia. In un discorso del 1 Settembre, lo stesso Presidente Erdogan ha affermato “ la Turchia può diventare un Paese forte, prospero, prestigioso ed efficace, se migliora le sue relazioni con l’Oriente e l’Occidente, simultaneamente”.
Secondo questa stessa fonte in definitiva questa iniziativa a favore dei BRICS, farebbe seguito alla mancanza di uno sviluppo positivo dell’annosa richiesta turca di aderire all’Unione Europea ed alle recenti crescenti crepe, in seno alla NATO, a causa dei legami troppo stretti della Turchia con la Russia e dell’allineamento turco con Hamas nel conflitto israelo-palestinese.
Peraltro anche il ministro degli Esteri, Hakan Fidan, non nasconde che la Turchia continuerà sia a perorare la propria causa per aderire all’Unione Europea, sia per partecipare al BRICS, dimostrando che Ankara vuole avere “la sua torta e anche mangiarla”. Anche se questa posizione politica non appare realistica e rivela che la Turchia di Erdogan è un alleato dell’Occidente soltanto nella forma.
Sempre in tema di BRICS è da sottolineare la recente iniziativa di uno dei suoi nuovi membri, l’Iran, che sta attivamente lavorando con la Russia per lanciare una nuova moneta di scambio, che valga per tutta l’area economica rappresentata dai BRICS.
Non sembra che tale iniziativa venga per ora condivisa dagli altri membri del gruppo, ed in particolare dal Sudafrica, in seno al quale si sono levate voci secondo cui una nuova moneta di scambio, condivisa all’interno del gruppo, può essere un’iniziativa rischiosa e non necessaria, perché potrebbe allontanare partner fondamentali della stragrande maggioranza del BRICS, come l’Unione Europea, il Regno Unito e gli Stati Uniti.
Sempre in Sudafrica autorevoli economisti considerano che sarebbe molto più opportuno e sensato avere una moneta di scambio unica per la SADC (la comunità economica dei Paesi dell’Africa australe, Southern African Development Community) in virtù della vicinanza geografica dei sedici Stati che ne fanno parte e del fatto che già ora molti di questi Paesi usano il rand, oppure hanno la loro moneta agganciata al Randr
Inoltre si fa rilevare come il Sudafrica abbia già ora una bilancia commerciale molto sfavorevole nei confronti degli altri partners del BRICS, mentre chiaramente vi siano vantaggi commerciali evidenti dagli scambi con l’Unione Europea, gli Stati Uniti ed il Regno Unito. Recentemente membri del governo sudafricano hanno sottolineato l’importanza per questo Paese di incrementare l’esportazione di prodotti finiti e non materie prime, specialmente in seno alle relazioni commerciali con il colosso cinese. Il Sud Africa deve creare una economia export oriented, ha detto il vice ministro, Andrew Whitfield, ed un’economia centrata sullo sviluppo di un’industria manifatturiera faciliterà anche lo sviluppo delle esportazioni.
Tornando alla Turchia è innegabile che gli screzi all’interno dell’Alleanza Atlantica e la crisi Mediorientale la stiano spingendo ad adottare una politica di espansione in Africa. Questo si sta verificando non solo in Nord Africa (Libia) ma soprattutto nel Sahel dove recentemente pare sia stato firmato un accordo di cooperazione militare con il Niger, ed è presente ed attiva un’Ambasciata in Ciad.
Solo nel Sudan la Turchia è più timida, data la soverchiante presenza di attori sunniti ben più importanti, quali l’Arabia Saudita, gli Emirati e l’Egitto.
In definitiva questa politica ambivalente della Turchia, con sottostanti nostalgie imperiali mai sopite e sostenute dalla maggioranza conservatrice anatolica che continua a votare per il Presidente Erdogan, potrà proseguire solo se il presidente rimarrà al suo posto. Ma dubito che l’interesse attivo della Turchia nei confronti dell’Africa possa anche in futuro venire meno.
Marcello Ricoveri*
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*Marcello Ricoveri ha rappresentato l’Italia come ambasciatore in Uganda (accreditato anche in Ruanda, anche durante il genocidio, e Burundi), Etiopia, Nigeria (con competenze sul Benin) e prima ancora come primo consigliere della nostra legazione a Pretoria con competenze anche sulla Namibia. Vive a Windhoek. A Roma, per 7 anni circa, si è occupato di Cooperazione allo sviluppo, di Unione Africana, di ECOWAS e di G8 per l’Africa. Grazie alla sua esperienza conosce molto bene l’intero continente e continua ad essere un attento e un acuto osservatore delle dinamiche socio-politiche del sud del mondo.
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