Hamilton, fuoriclasse della formula 1, ora in pista in Africa sulle strade degli ultimi

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Dal Nostro Corrispondente Sportivo
Costantino Muscau
1° settembre 2024

Nel giorno della resurrezione della Ferrari a Monza, con il successo di Charles Leclerc, 26 anni, domenica 1° settembre, Lewis Hamilton non ha vinto, come ha fatto ben 5 volte.

Eppure, eppure… inevitabilmente l’attenzione era puntata anche su di lui, il baronetto Hamilton, 39 anni.

Formula 1, Mercedes: il pilota Lewis Hamilton

Il prossimo anno, infatti, il sette volte campione del mondo in Formula 1, considerato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi, lascerà la Mercedes e si metterà al volante della Rossa di Maranello.

Hamilton, però, qualche settimana fa, si è rivelato al mondo (e non solo a quello motori-donne-champagne dei Gran Premi) come un campione anche nella vita. Ha utilizzato i 14 giorni della sosta estiva di Formula 1 per la riscoperta dell’Africa, o almeno di una parte di essa: “Per visitare musei di storia, vivere esperienze culturali in ciascuno dei Paesi che visito: nel 2022 ero stato nel continente come turista. Stavolta non più”.

Prima è andato in Marocco, poi in Senegal. Qui ha voluto mettere piede nell’isola di Gorée al largo della costa della capitale, Dakar: è stato il più grande, infame, centro del commercio degli schiavi dal XV al XIX secolo. Ora è monito del brutale sfruttamento subito dai neri e santuario per la riconciliazione.

Una tappa imprescindibile per il campione, unico pilota nero nel circo delle 4 ruote, che nella sua vita ha subito – da bambino in Gran Bretagna, dove è nato da mamma caraibica – dolorosi e odiosi atti di bullismo e, da adulto, sulle piste automobilistiche, vigliacchi insulti razzisti. Al punto che la Federazione internazionale automobilistica ha dovuto prendere severi provvedimenti per evitare il ripetersi di simili episodi.

Mozambico: Maratane Refugee Settlement

Proprio per le sue origini, Lewis Hamilton si è fatto anche portavoce del movimento Black lives matter, che si batte per i diritti civili delle persone di colore. Dopo l’assassinio da parte della polizia, negli Stati Uniti, degli afroamericani Breonna Taylor e George Floyd (maggio 2020), il pilota si è presentato in gara indossando magliette recanti messaggi contro il razzismo e a Londra è sceso in piazza per manifestare.

Hamilton, da anni, è impegnato sia sul fronte dei diritti umani, sia in quello di difesa dell’ambiente e degli animali.

Lewis Hamilton

Nel 2021 ha aderito (con 20 milioni di euro) alla fondazione dell’ente benefico Mission44, per i giovani sfortunati del mondo. “Sostenere le ambizioni dei giovani provenienti da minoranze è sempre stato importante per me – spiegò a Vanity Fair – e Mission 44 rappresenta il mio impegno a creare un vero cambiamento all’interno di questa comunità. Nella mia vita ho sperimentato in prima persona come provenire da un background sottorappresentato possa influenzare il tuo futuro”.

Non a caso la tappa che nel tour africano ha maggiormente impressionato il re dei motori è quella del Maratane Refugee Settlement nel nord del Mozambico.

E’ un insediamento dell’agenzia l’UNHCR che ospita oltre 33.000 rifugiati (prevalentemente dalla Repubblica Democratica del Congo, Burundi e Ruanda), soprattutto bambini, giovani e vedove. Il pilota li ha incontrati, si è fatto fotografare con loro e un suo post sui social è stato visionato da almeno un milione di persone.

Il soggiorno lo ha toccato profondamente e ha avuto un’eco mondiale. “Un conto è leggere sui giornali o vedere in televisione queste situazioni, ben altra cosa è viverle direttamente – ha commentato Hamilton –  Vedere, parlare con bambini che percorrono a piedi10 chilometri per andare a scuola e altri 10 chilometri per tornare a casa, che non hanno cibo… E poi in giro per il campo ho incontrato pochi uomini… la prove che troppi ne sono stati uccisi in diverse aree di conflitto”.

Al termine della sua esplorazione dell’Africa del dolore, il pilota prima di tornare a gareggiare ha commentato: “C’è tanto da imparare da queste realtà. Sto ancora elaborando quanto ho vissuto. È stato davvero pesante sia in Senegal sia in Mozambico. Mi son detto: come posso aiutare?”

A parte il suo contributo di immagine e finanziario, il pluri iridato ha lanciato una proposta: un Gran Premio da correre in Africa: “Non  possiamo continuare a ignorare l’Africa, da cui il resto del mondo prende tanto e nulla dà in cambio”.

Dopo il Mozambico, Lewis ha effettuato una visita a sorpresa in Benin. Alla riscoperta delle sue origini in questo Paese, dove ha incontrato il re.

E su Instagram ha concluso: “Ogni volta che vado in Africa mi sento a casa mia più che in ogni altra parte del mondo”.

Una fatto è certo: i tifosi della Ferrari il prossimo anno non troveranno solo un campione sul paddock, ma un uomo, un fuoriclasse che vuole sfruttare la Formula 1 per contrastare il razzismo, difendere l’ambiente e dare una mano a quei ragazzi che sono rimasti ai box. Si spera che i fans, oltre al rombo dei motori. ascoltino anche la sua voce.

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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