ZAMBIA

Zambia, contaminazione di aflatossine nel mais, morti 400 cani, terrore nella popolazione

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
29 agosto 2024

Al momento, l’unica cosa certa è che la contaminazione da aflatossine è nel cibo per animali. Ma potrebbe essere anche nella farina di mais per consumo umano. Intanto il pet food, preparato industrialmente anche con farina di mais avvelenata, ha ucciso 400 cani.

Ma se la morte dei cani è considerata allarmante per l’alto numero di decessi, un’altra questione terrorizza la popolazione dello Zambia e preoccupa il governo. E i risultati delle analisi sulla farina di mais di 25 aziende molitorie fanno tremare l’intero Paese.

La metà dei campioni di farina di granturco analizzata, secondo Elijah Muchima, ministro della Salute zambiano, conteneva “livelli estremamente elevati di aflatossine. I risultati dei test sono molto preoccupanti a causa delle numerose implicazioni per la salute della popolazione”, ha dichiarato il ministro.

mais contaminato da aflatossinemais contaminato da aflatossine
Mais contaminato da aflatossine

Lo scandalo aflatossine

Lo scandalo è scoppiato la settimana scorsa quando l’emittente zambiana, Diamond TV, ha scoperto che decine di cani erano morti per avvelenamento da aflatossine.

Il ministro Muchima ha ricordato che la siccità dei primi mesi dell’anno e i cambiamenti climatici hanno fatto aumentare la presenza di aflatossine.

Un enorme problema visto che il mais è l’alimento base dell’alimentazione umana dello Zambia – e di gran parte dell’Africa sub-sahariana -. In Zambia il cereale fornisce circa il 60 per cento dell’apporto calorico giornaliero della popolazione.

La pressione dell’opinione pubblica e della società civile è stata comprensibilmente forte. Hanno preteso di sapere quali aziende sono responsabili dell’avvelenamento dei cani e quale pericolo c’è per gli esseri umani.

“Nascondere i nomi delle aziende coinvolte in questo scandalo protegge solo i colpevoli e mette in pericolo gli innocenti. Il governo deve agire rapidamente per prevenire ulteriori danni”, ha dichiarato a Zambia Monitor Maggie Mwape, direttore Centro per la Giustizia Ambientale (CEJ). “Il governo deve dare priorità alla salute e alla sicurezza dei cittadini, essendo trasparente sui marchi contaminati”.

Le pressioni dell’opinione pubblica hanno avuto effetto. Il Ministero dell’Informazione e dei Media (MIM) ha comunicato i nomi di una decina di aziende che avevano lotti di farina di mais con aflatossine. Il MIM ha confermato ai media che i lotti contaminati sono stati ritirati e ne è stata pianificata la distruzione pubblica.

Frutta secca contaminata da aflatossine

Cosa sono le aflatossine

L’Enciclopedia britannica descrive l’Aflatossina come “complesso di tossine formate da muffe del genere Aspergillus. Spesso contaminano noci (soprattutto arachidi), cereali, farine e alcuni altri alimenti conservati in modo improprio”.

Queste tossine sono state scoperte in Inghilterra nel 1960 dopo un’epidemia di ‘malattia del tacchino X’ che aveva ucciso 100.000 pulcini. Le aflatossine possono causare malattie epatiche, cancro e possono scatenare la sindrome di Reye. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) le aflatossine, negli esseri umani, possono portare il cancro al fegato.

Secondo la Partnership for Aflatoxin Control in Africa (PACA), si stima che le aflatossine causino tra il 5 e il 30 per cento di tutti i tumori al fegato nel mondo. In Africa incide per il 40 per cento dei casi.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

X (ex Twitter):
@sand_pin
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Crediti foto aflatossine
Gianpiero Radano – Opera propria
Fluorescenza emessa da aflatossina sottoposta a luce ultravioletta a destra. Stesso soggetto ma a luce naturale sulla sinistra. CC BY-SA 4.0

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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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