Cornelia I. Toelgyes
25 agosto 2024
Da poco più di una settimana sono sbarcati in Guinea Equatoriale i primi istruttori russi, secondo accordi siglati tra Mosca e Malabo il 6 giugno scorso. Una folta delegazione russa, capeggiata dal vice-ministro per la Difesa, Yunús-bek Yevkúrov, è stata ricevuta a Malabo dal vice-presidente del Paese, Théodorin Obiang Nguema Mangue, figlio dell’82enne capo di Stato, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Durante i colloqui sono stati definiti i dettagli di questa cooperazione militare.
Il partenariato strategico consentirà agli istruttori russi di recarsi in Guinea Equatoriale per addestrare i soldati di vari reparti dell’esercito nazionale, rafforzando così le capacità operative delle truppe. Ma c’è chi mormora che durante l’incontro i due interlocutoria abbiano discusso anche della possibilità della costruzione di una base militare.
E come previsto secondo l’accordo, i primi istruttori inviati da Mosca sono sbarcati a Malabo pochi giorni fa. Altri, secondo una fonte che per questioni di sicurezza ha preferito mantenere l’anonimato, dovrebbero arrivare nelle prossime settimane.
Come si evince dalla foto, che abbiamo potuto postare per cortese concessione del giornale online Diario Rombe, i russi – probabilmente si tratta di mercenari dell’African Corps (ex Wagner) – stanno circolando nella capitale con Toyota bianche senza immatricolazione.
Nel novembre 2023 l’anziano presidente euqatoguineano si era recato a Mosca, dove è stato ricevuto dal suo omologo russo, Vladimir Putin. Le relazioni diplomatiche tra Malabo e Mosca sono di lunga data, risalgono a subito dopo l’indipendenza ottenuta nel 1968. Attualmente la Federazione russa ha solamente un consolato nel Paese, ora sembra che Putin sia intenzionato ad aprire nel prossimo futuro anche un’ambasciata. Una strategia ben mirata, volta a contrastare il dominio occidentale e a rafforzare i legami con le nazioni africane.
Intanto la Guinea Equatoriale si sta avvicinando anche alla Bielorussia. Il ministro della Difesa di Malabo, Victoriano Bibang Nsue Okomo, si è recato a Minsk lo scorso maggio, dove è stato ricevuto dal suo omologo, Viktor Khrenin. I colloqui si sono concentrati sulla possibilità di una cooperazione militare tra i due Paesi.
Già negli anni ’90 truppe russe sono state avvistate nella ex colonia spagnola. Mentre nel 2015 Repubblica della Guinea Equatoriale e la Federazione Russa hanno siglato un accordo per facilitare l’ingresso di navi da guerra nel porto di Malabo.
La Guinea Equatoriale è governata con pugno di ferro da Teodoro Obiang, salito al potere nel 1979 con un sanguinoso colpo di Stato contro lo zio Francisco Macìas Nguema, fatto fucilare poco dopo.
Ora il dittatore sta spianando la strada al figlio Teodorin, attualmente suo vice. Già nel 2016 l’anziano capo di Stato aveva promesso che non si sarebbe più ricandidato. Allora aveva spiegato ai giornalisti: “La Guinea Equatoriale non è una monarchia, ma non posso farci niente se mio figlio ha talento”.
Ma per due elezioni presidenziali consecutive (2016 e 2022) Obiang si è ripresentato di nuovo, escludendo il figlio. Teodorin, noto per il suo stile di vita lussuoso, è stato tra le persone ricercate dall’Interpol, ma la richiesta del mandato di arresto internazionale è stato poi cancellata. Teodoro Obiang ha fatto risultare le proprietà sequestrate in Francia come beni della Guinea Equatoriale e non del figlio. Nonostante le accuse e i processi in contumacia in USA e Francia e il sequestro dei suoi beni, continua a esercitare le funzioni di vice-presidente del suo Paese e a girare indisturbato il mondo.
La Guinea Equatoriale è uno dei regimi più spietati di tutto il continente. La famiglia Obiang gestisce le ricchezze del piccolo Stato africano come se fossero personali. Invece gran parte degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà.
Obiang è ricchissimo, ha una guardia presidenziale composta da forze speciali marocchine, la sua sicurezza personale è garantita da ex-agenti del Mossad israeliano e ha l’imbarazzo della scelta quando deve decidere in quale palazzo andare a riposare la sera.
La moglie, Constancia Mangue, detiene una buona fetta del potere economico nel ramo degli appalti pubblici e il suo nome è persino più temuto di quello del marito.
I diritti umani sono un vero e proprio optional nella ex colonia spagnola. Human Rights Foundation (HRF) ha fatto sapere pochi giorni fa che nelle scorse settimane sono state arrestate 33 persone sull’isola di Annobón, situata nel Golfo di Guinea e dista quasi 500 chilometri dalle coste continentali della Guinea Equatoriale.
I cittadini sono stati arrestati perché hanno manifestato pacificamente contro le continue detonazioni effettuate dalla società marocchina SOMAGEC incaricata della costruzione del porto e dell’aeroporto sull’isola. Infrastrutture realizzate con la scusa di attività estrattive. Ma per gli abitanti avrebbero trasformato terreni fertili e produttivi in aree e inadatte all’agricoltura, oltre a causare un serio rischio di crollo per le loro case.
Intanto nelle luride galere di Malabo è rinchiuso ancora un italiano, di origini equatoguineane, il 53enne ingegnere Fulgencio Obiang Esono, residente a Pisa. Nato in Guinea Equatoriale, da oltre 30 anni in Italia, nel 2018 è stato rapito a Lomè, in Togo, dal servizi di Malabo. Senza prove è stato accusato di un tentativo di colpo di Stato del 2017.
Nel giugno 2019 è stato condannato a 60 anni di prigione e le uniche informazioni che si hanno sono che è rinchiuso nella terribile prigione di Playa Negra, nella capitale Malabo. Il carcere è famoso in tutta l’Africa per le torture più terribili e per la scarsità di cibo dato ai detenuti. Ora sembra aprirsi uno spiraglio per Esono. Le autorità italiane, secondo quanto riferito dal suo avvocato, Corrada Giammarinaro, si stanno occupando del suo caso, anche grazie al lavoro incessante di Amnesty International con cui Unità Migranti, l’associazione fondata dallo stesso Fulgencio, è in perenne contatto.
Cornelia Toelgyes
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