MALI

“Kiev sostiene terrorismo nel Sahel”: Mali,Burkina Faso e Niger chiedono intervento del Consiglio di sicurezza

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
24 agosto 2024

In una lettera congiunta indirizzata al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i tre ministri degli Esteri di Mali Burkina Faso e Niger hanno chiesto di prendere misure appropriate contro l’Ucraina, perché Kiev – sostengono – aiuterebbe il terrorismo internazionale, in particolare quello nel Sahel.

I presidenti di fatto di Niger, Burkina Faso e Niger durante una riunione a Niamey

Niger, Mali e Burkina Faso – che recentemente hanno siglato un nuovo documento, Confederazione degli Stati del Sahel per una collaborazione ancora più stretta in svariati campi – sono intervenuti in tal senso dopo le recenti dichiarazioni del portavoce dei servizi di Kiev, Adrey Yusov.

In una intervista Yusov ha affermato che i servizi ucraini hanno passato informazioni importanti ai ribelli tuareg del CSP-DPA (Cadre Stratégique Permanent pour la Défense du Peuple de l’Azawad) durante la battaglia di Tinzaouatène, non lontana dal confine con l’Algeria. Indicazioni passate ai tuareg dall’intelligence di Kiev per contrastare i “criminali di guerra russi”, i mercenari di Africa Corps (ex Wagner) che hanno combattuto accanto all’esercito di Bamako (FAMa) durante l’operazione contro i ribelli.

Battaglia di Tinzaouatène

Subito dopo le rivelazioni del portavoce dell’intelligence di Kiev, Bamako e Niamey hanno rotto le relazioni diplomatiche con l’Ucraina. Il ministero degli Esteri maliano ha anche dichiarato l’ambasciatrice svedese, Kristina Kühnel, come persona non grata, ha dovuto lasciare il Paese entro 72 ore.

Bamako non ha gradito le critiche di Johan Forssel, ministro svedese per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale e il Commercio con l’Estero. Sul suo account X (ex Twitter) Forssel aveva espresso disappunto per l’avvicinamento del Mali alla Russia.

Sta di fatto che già mesi fa Stoccolma aveva deciso di chiudere le sue rappresentanze diplomatiche a Bamako e Ouagadougou entro la fine dell’anno per questioni di sicurezza e per ridefinire i propri aiuti ai due Paesi.

Sebbene il CSP-DPA abbia sempre sostenuto di aver agito da solo, senza l’aiuto di nessuno, il GNIM (Gruppo di sostegno dell’Islam e dei musulmani), affiliato a Al-Qaeda, ha rivendicato un’imboscata a sud di Tinzaouatèn contro i soldati FAMa e i mercenari russi.

Da alcuni mesi il governo di Bamako ha riqualificato gli indipendentisti dell’Azawad come terroristi. Per questo motivo, in particolare il Mali, accusa Kiev di sostenere il terrorismo internazionale, in violazione dello Statuto delle Nazioni Unite.

Burkina Faso, Mali e Niger hanno inoltre sottolineato che tali azioni sovversive rappresentano una violazione della sovranità e integrità dei tre Paesi, minacciando così la sicurezza nel Sahel e in Africa.

Sta di fatto che Kiev sta rafforzando la propria presenza in Africa. Questa primavera ha aperto ben 6 nuove ambasciate nel continente: RD Congo, Mozambico, Costa d’Avorio, Ruanda, Botswana e Ghana. Ma l’Ucraina cerca anche di affrontare militarmente i russi, come in Sudan, dove in un video sono state riprese forze speciali di Kiev mentre combattono a fianco delle truppe di Khartoum (SAF) contro le Rapid Support Forces (RSF), capitanate da Hemetti.

Intanto sono in atto colloqui per liberare i mercenari russi (sarebbero almeno due) presi in ostaggio dai ribelli tuareg. Non è chiaro chi siano gli interlocutori – autorizzati a negoziare anche da Mosca -; qualcuno parla di intermediari provenienti da un Paese vicino al Mali. Finora non sono trapelate le condizioni poste dai ribelli dell’Azawad per la liberazione degli uomini dell’African Corps. Fonti diplomatiche hanno solamente fatto sapere che i russi sarebbero in buona salute.

Mentre la diplomazia del Sahel denuncia gli interventi dell’Ucraina, in Mali le aggressioni dei jihadisti non si arrestano. Il 7 agosto scorso una nuova incursione di miliziani appartenenti a Katiba Macina, che fa parte del raggruppamento terrorista GNIM, sono entrati a Kouakourou, nella regione di Mopti, nel centro del Paese. Il villaggio ospita un distaccamento militare situato vicino alle rive del fiume Niger. Sul calar della sera gli uomini armati sono arrivati in sella alle loro moto, seminando il terrore tra gli abitanti, che per tutta la notte sono rimasti rinchiusi nelle loro povere case. Per ore si sono sentiti spari dal vicino accampamento delle truppe di Bamako e il gruppo armato ha incendiato baracche militari e saccheggiato buona parte del materiale presente.

Dieci giorni dopo, durante un’imboscata tesa a un convoglio di FAMa da miliziani appartenenti al raggruppamento jihadista GNIM, sono stati uccisi 15 militari maliani nei pressi di Diallassagou, nella regione di Mopti.

Nel 2017 Kouakourou è rimasto sotto embargo totale per diversi mesi, perché gli abitanti si sono sempre rifiutati di sottomettersi al diktat dei terroristi. Una volta terminato il blocco, i residenti hanno chiesto la presenza permanente di truppe militari.

Questa volta la popolazione è stata risparmiata dalla ferocia dei jihadisti, ma la situazione umanitaria in Mali è preoccupante. Proprio in questi giorni la ONLUS francese, Action Contre la Faim (ACF) ha lanciato un nuovo allarme. Nel suo rapporto, pubblicato il 20 agosto scorso, ACF denuncia una escalation della malnutrizione infantile: il peggiore degli ultimi 10 anni. Ne sono particolarmente colpiti i piccoli sotto i 5 anni che vivono nei campi per sfollati nel nord-est del Mali. In alcune zone ha colpito il 30 per cento dei bambini, tra questi l’11 percento soffre di malnutrizione acuta grave.

Rifugiati in Mali

Secondo la ONLUS francese una delle maggiori cause di questo grave fatto sono i vari conflitti che si consumano da oltre 10 anni nel Paese. Le popolazioni in fuga dalle aggressioni, sono costrette a lasciare a casa tutti i loro averi, rimanendo così senza mezzi di sostentamento.

La situazione umanitaria è ancora peggio per migliaia di rifugiati, scappati dalle incessanti violenze che si consumano nel vicino Burkina Faso. Secondo quanto evidenziato dal Norwegian Refugee Council (NRC), l’afflusso di persone provenienti dal Paese limitrofo rappresenta un peso enorme per le comunità locali, che accolgono già molti sfollati. L’organizzazione ha chiesto aiuto alla comunità internazionale, poiché le ONG e le popolazioni locali sono sopraffatti dalla mancanza di fondi e risorse.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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