18 agosto 2024
Da questa mattina 7300 masai della Tanzania stanno bloccando la strada per il cratere Ngorongoro e il parco nazionale Serengeti. Il popolo indigeno ha fermato un centinaio di veicoli con a bordo turisti e il governo di Dodoma ha immediatamente inviato 14 mezzi della polizia per mantenere l’ordine pubblico.
La protesta si è intensificata nelle ultime settimane I masai reclamano da anni maggiori diritti sulle terre dei parchi che abitano nei parchi Serengeti e Ngorongoro, uno degli ecosistemi più preziosi al mondo.
Gli indigeni stanno lottando contro le politiche del governo della presidente tanzaniana, Samia Suluhu Hassan, che vuole costringerli a lasciare le loro terre, privandoli dei servizi sociali primari, quelli sanitari e scolastici. Provvedimento che impedisce pure l’iscrizione alle liste elettorali.
Già qualche mese fa Survival International – organizzazione che difende i diritti dei popoli indigeni – aveva accusato il governo tanzaniano di violenze contro i masai: “Vengono espulsi dalle loro terre ancestrali per far spazio al turismo della conservazione e alla caccia ai trofei”. Va poi sottolineato che gli Emirati Arabi Uniti vorrebbero utilizzare parte del parco nazionale Serengeti e Ngorongoro come riserva di caccia privata, costringendo il trasferimento dei Masai che la abitano.
Recentemente la Commissione europea ha tagliato i fondi al Paese dell’Africa orientale perché non rispetta i diritti umani come previsto dal progetto “NaturAfrica”.
Pochi giorni fa il governo aveva fatto arrestare esponenti dei principale partito dell’opposizione, il Chadema, tra loro anche il candidato alle scorse presidenziali, Tundu Lissu. I masai stavano protestando pacificamente a Mbeya, città nel nord-ovest della Tanzania, ma la manifestazione era stata vietata anticipatamente dalle autorità che temevano violenze. Anche durante le proteste odierne alcuni attivisti sono stati fermati dalle forze dell’ordine.
Oggi tramite i social network, Lissu ha fatto arrivare il proprio sostegno alla protesta dei masai. Dal canto loro i manifestanti, mentre stavano bloccando la strada di accesso dal Ngorongoro al Serengeti, hanno spiegato ai turisti le ragioni della manifestazione. Intanto però molti vacanzieri sono rimasti bloccati all’interno dell’area protetta del Ngorongoro, senza potersi spostare nemmeno verso il parco nazionale Serengeti o un direzione dell’aeroporto di Arusha.
La comunità masai ha diramato oggi un comunicato nel quale chiede il rispetto dei propri diritti fondamentali e la riapertura di un dialogo costruttivo con le autorità tanzaniane.
Poche ore fa è arrivato anche il sostegno della Conferenza Episcopale della Tanzania (TEC), che ha chiesto al governo di rispettare i diritti di questo popolo indigeno
Africa ExPress
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