Massimo A. Alberizzi
15 agosto 2024
I miliziani tuareg e i jihadisti maliani che il 27 luglio nel centro del Sahara, in Mali ma ai confini con l’Algeria, hanno inferto una sonora sconfitta all’esercito regolare e ai loro alleati mercenari russi, sono stati aiutati dai consiglieri francesi che hanno fornito le informazioni di intelligence necessarie per vincere la furiosa battaglia. I francesi, a loro volta, hanno incaricato tecnici militari ucraini, da loro addestrati in Ucraina, di utilizzare i droni intervenuti (e sono stati decisivi) durante i combattimenti. Ma non solo: i francesi hanno fornito ai terroristi islamici tutte le informazioni che hanno loro permesso di prevalere sulle truppe russo-maliane, nella terza parte della battaglia, durata ben tre giorni.
Secondo fonti confidenziali raccolte da Africa ExPress (ma che non possiamo rivelare per ovvi motivi) gli americani sono estranei alla vicenda. La CIA era stata solo informata dai francesi e Jeremy, una delle antenne dei servizi di Washington, residente fino a poche settimane fa in una base USA a Niamey, è stato tenuto al corrente di tutta l’operazione, cui alla fine ha dato il suo benestare, per altro non necessario.
Il gruppo di ucraini era comandato da un ufficiale delle forze speciali di Kiev, unità conosciuta con il nome di Khimik. Khimik è nota per aver partecipato a combattimenti in Siria, nelle forze antigovernative appoggiate e armate dagli americani e dai francesi.
La cosa più preoccupante è l’alleanza di fatto e il coordinamento tra i jihadisti e i francesi, informazione che non sarà sfuggita a Jeremy. Sembra di rivedere lo scenario degli anni ’80 in Afghanistan quando per combattere i sovietici gli Stati Unti rifornirono di armi ai mujaheddin di Osama Bin Laden che poi si rivoltò contro chi l’aveva aiutato. Quelle armi furono utilizzate dai terroristi di Al Qaeda. Le conseguenze di questa politica rischiano di essere devastanti.
Ora i francesi – con la benevolenza degli americani – per combattere i russi e la loro influenza sui governi del Sahel, accantonando cinicamente principi e ideologie, hanno deciso di servirsi dei potenti miliziani jihadisti legati ad Al Qaeda e di allearsi con loro, applicando l’adagio popolare, il nemico del mio nemico è mio amico.
Il 27 luglio e nei giorni immediatamente precedenti, a Tin Zaouten (attenzione, la grafia, traslitterata dall’arabo, di questa località può essere diversa), in pieno deserto, i ribelli tuareg e i jihadisti dell’Isis hanno avuto tre scontri con un gruppo di mercenari della compagnia Wagner (da poco ribattezzata Africa Corps) e di regolari dell’esercito. Secondo le stime diffuse anche da ambienti occidentali sarebbero rimasti uccisi almeno 84 soldati di ventura al soldo del Cremlino e 47 militari maliani.
È stato un duro colpo per l’organizzazione mercenaria. La Wagner era guidata da Yevgeny Prigozhin, morto in un incidente aereo e ora direttamente controllata dalla struttura di comando della difesa russa.
Subito dopo le battaglie del 27 luglio Andriy Yusov, portavoce del servizio di intelligence militare ucraino (GUR), gongolante per la vittoria, ha sostenuto orgoglioso che i ribelli tuareg avevano “ricevuto informazioni necessarie, e non solo informazioni, che hanno permesso il successo di un’operazione militare contro i criminali di guerra russi”.
Africa ExPress è ora in grado di spiegare come sono andate le cose in quei giorni. Il 25 luglio le truppe maliane, sostenute dai Wagner, provenienti dal villaggio di Boghassa (più di 80 uomini e 24 veicoli, tra cui sei blindati e sei motociclette) attaccano il villaggio di Tin Zaoutene, centro di smistamento di migranti e base di trafficanti e contrabbandieri, controllato dai ribelli tuareg del Cadre stratégique pour la Défense du Peuple de l’Azawad (CSP-DPA), una sigla che comprende diverse formazioni secessioniste. Secondo il giornalista Wassim Nasr le immagini del convoglio lasciano capire che la maggior parte degli assalitori erano bianchi, probabilmente russi.
I tuareg, comandati da Alghabass ag Installa, resistono e respingono gli assalitori. I combattimenti riprendono il 27 luglio. I russi-maliani, durante una tempesta di sabbia, cadono in un’imboscata dei tuareg a Zakak, villaggio sulla strada per Kidal, il capoluogo di quella regione maliana. I regolari e i mercenari russi tentano di ritirarsi ma sono inseguiti dai ribelli tuareg e il terzo scontro avviene verso Abeïbara. I superstiti, in fuga, cadono in un’altra imboscata dei jihadisti del Groupe de Soutien à l’Islam et aux Musulmans (GSIM) in una valle delle montagne di Tin-Gamera, a 40-70 chilometri a sud di Tin Zauten. Gli islamisti sono guidati da Sedane Ag Hita, uno dei suoi comandanti più anziani, e da Abdorrahmane Zaza, noto come “Abdorrahmane Al-Targui”, emiro della regione di Tin-Essako.
Secondo alcuni osservatori il modo in cui si è svolta l’imboscata potrebbe far pensare a una forma di partnership temporanea tra i francesi e i gruppi jihadisti, invece sarebbe stata solo un’alleanza ad hoc diretta contro l’esercito maliano e Wagner. Questa però non è la versione raccolta da Africa ExPress. Le nostre informazioni parlano di un’accordo organico tra francesi e jihadisti.
Questa è la cronaca che si può facilmente leggere sui giornali francesi, sempre molto attenti alle cose africane. Ma la fonte confidenziale sentita da Africa ExPress, spiega ancora: ”I francesi hanno organizzato tutta l’operazione in stretto coordinamento con i servizi di sicurezza algerini che hanno contribuito con informazioni precise e ben documentate. Sebbene i rapporti tra Parigi e Algeri in questo momento non siano dei migliori (dopo il sostegno assicurato da Macron al piano di pace marocchino per il Sahara Occidentale, l’ex colonia francese ha richiamato il suo ambasciatore in Francia, ndr), la collaborazione tra le due intelligence sembra ancora solida e ben collaudata e ora i francesi sono diventati consiglieri dei separatisti tuareg e di Al Qaeda e dell’ISIS”. Poi aggiunge un dettaglio: “Il sentimento antifrancese nel Sahel è stato provocato, tra l’altro, dallo scarso impegno delle truppe degli ex colonialisti nella guerra contro gli islamisti. L’opinione pubblica e i militari si sono convinti che la declamata guerra ai terroristi servisse solo come una giustificazione alla loro presenza in Mali e in Niger. Infatti, i legionari non hanno fatto granché contro i terroristi”.
Insomma, la guerra tra Russia e Ucraina si combatte anche fuori dall’Europa e, come tutte le guerre, è fatta di colpi bassi, intrighi, accordi e alleanze all’apparenza innaturali. Quando si tratta si geopolitica non si può usare la logica e il buon senso. Non ci si può fidare delle dichiarazioni politiche espresse e/o delle posizioni ostentate. Ciò che sembra inverosimile può diventare in un batter d’occhio realtà. Gli avvenimenti degli ultimi decenni ci hanno abituati a colpi di scena. Gli americani avevano finanziato e armato Osama Bin Laden, gli israeliani avevano finanziato Hamas e ora i francesi si alleano ad Al Qaeda per sbarazzarsi dei russi che hanno preso il loro posto nel Sahel. Gli occidentali in Africa sono stati allontanati ma non si può credere che accatteranno la situazione con rassegnazione. Si preannunciano giorni difficili. Soprattutto per gli africani.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
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