AFRICA

Debiti occulti Mozambico: giuria USA giudica colpevole di frode e riciclaggio ex ministro mozambicano delle Finanze

Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
13 agosto 2024

Manuel Chang, ex ministro delle Finanze mozambicano ha ricevuto tangenti per un totale di sette milioni di dollari USA. Per questa cifra di denaro ha dato la garanzia del governo mozambicano per prestiti a tre società statali poi fallite.

Il politico mozambicano ha poi frodato gli investitori americani e stranieri convertendo in eurobond il debito dell’azienda statale Ematum. Questi titoli sono stati immessi sul mercato dalle banche dal Credit Suisse e dalla banca russa VTB. Altri 200 milioni sono andati nelle tasche di Chang e varie tangenti a complici.

Manuel Chang, ex ministro mozambicano delle Finanze, in tribunale a Johannesburg

Colpevole di frode e riciclaggio

La giuria del tribunale distrettuale di Brooklyn, New York, ha ritenuto Manuel Chang colpevole di “frode e cospirazione per commettere riciclaggio di denaro”. Lo scandalo, avvenuto tra il 2013 e il 2015, è conosciuto in Mozambico come Dividas ocultas (Debiti occulti) mentre a livello internazionale è noto come Tuna bonds.

Aveva a che fare con l’acquisto di una flotta di imbarcazioni per la pesca del tonno da parte dell’azienda statale mozambicana Ematum. Si trattava di 39 imbarcazioni vendute da un’azienda francese sull’orlo del fallimento: 24 pescherecci – mai utilizzati – e 15 motovedette militari.

I due miliardi di dollari

Un’operazione finanziaria da due mld di dollari USA (1,9 mld di euro) che mirava ad ottenere soprattutto le imbarcazioni militari. Tutto senza l’autorizzazione del parlamento mozambicano e senza informare il Fondo monetario internazionale (FMI).Un debito che ha messo in ginocchio l’economia mozambicana. Un “affaire” che vede implicati anche l’ex presidente Armando Guebuza e l’attuale capo di Stato, Filipe Nyusi, ministro della Difesa durante la presidenza Guebuza.

Struttura dei debiti occulti

Faremo appello

Non c’é prova evidente che Manuel Chang abbia preso ricompensa o denaro” – ha dichiarato ai giornalisti il suo avvocato difensore, Adam Ford, all’uscita dal tribunale. “Il mio cliente ha solamente garantito ciò che il suo governo voleva. Faremo appello”.

Perché il processo a New York?

Poiché i soldi sono passati attraverso gli Stati Uniti, la giurisdizione spetta a Washington. Questo è il motivo per il quale Chang era stato arrestato in Sudafrica nel gennaio 2019 su richiesta degli inquirenti statunitensi. L’arresto è avvenuto mentre era in transito all’aeroporto di Johannesburg per andare a Dubai.

Gli USA avevano immediatamente richiesto l’estradizione. Poche ore dopo anche il governo mozambicano aveva chiesto che il suo politico venisse trasferito a Maputo per essere processato.

Nel frattempo, nel 2023, si celebrava il processo Dividas ocultas con 19 imputati, dei quali 11 condannati. Tra i questi anche Ndambi, figlio dell’ex presidente mozambicano Armando Guebuza, e almeno tre dirigenti dei servizi (SISE). Mentre la società civile mozambicana riusciva a bloccare l’estradizione a Maputo chiedeva che Chang venisse giudicato negli USA per la sicurezza di una condanna.

Braccio di ferro di 4 anni e mezzo

Dopo un lungo braccio di ferro tra Washington e Maputo, durato 54 mesi, l’ex ministro mozambicano è stato estradato da Johannesburg negli USA. Il politico 68enne ha già passato oltre cinque anni di carcere tra Johannesburg e New York. Con le pesanti accuse del tribunale di Brooklyn, Manuel Chang rischia da 12 a 20 anni di carcere. Nelle prossime settimane è attesa la sentenza definitiva.

Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com

X (ex Twitter):
@sand_pin
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Sandro Pintus

Giornalista dal 1979, ha iniziato l'attività con Paese Sera. Negli anni '80/'90 in Africa Australe con base in Mozambico e in seguito in Australia e in missioni in Medio Oriente e Balcani. Ha lavorato per varie ong, collaborato con La Repubblica, La Nazione, L'Universo, L'Unione Sarda e altre testate, agenzie e vari uffici stampa. Ha collaborato anche con UNHCR, FAO, WFP e OMS-Hedip.

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