Costantino Muscau
9 agosto 2024
Gaborone: che roba è? Un medicinale contro la malaria? E pula? Di che si tratta?
Alzi la mano chi sa di che cosa parliamo.
Eppure, sono la capitale e la valuta di uno Stato tra i massimi produttori di diamanti al mondo, grande quasi come la Francia, il Botswana. E proprio in Francia l’altra sera, giovedì 8 agosto, ha brillato uno dei suoi più preziosi diamanti umani nella storia sportiva nazionale e continentale.
E’ Letsile Tebogo, 21 anni, medaglia d’oro sui 200 metri piani, in 19.46. Primo africano re di quella che viene definita la velocità olimpica per eccellenza (assieme ai 100 metri) e primo oro ai Giochi in assoluto del suo Paese. Un suo fan, Elliot Nkhwanana, sul sito del quotidiano locale Sunday Standard /The Telegraph ha scritto: “Dedichiamogli uno dei nostri distretti!”. Il Botswana, ex colonia inglese, indipendente dal 1966, meno di 3 milioni di abitanti, di distretti ne ha 10, ma in tutto comprende 16 divisioni amministrative.
Gli abitanti della cittadina natale di Letsile Tebogo (Kanye, a meno di 90 chilometri dalla capitale Gaborone), più concretamente riconoscenti per i successi ai Mondiali di atletica dello scorso anno (argento ai 100 metri e bronzo ai 200), gli regalarono ben due mucche!
Tebogo, infatti, a dispetto del nomignolo “lo scolaretto”, a tempo perso fa l’agricoltore. Ama la terra, gli animali e la natura, al punto che – udite, udite, – dopo i Mondiali del 2023 abbandonò i social media. “Fu una decisione non facile – disse alla BBC un anno fa – tutti parlano e dicono quello si sentono di dire in modo da influenzarmi psicologicamente. Io dissi no, basta! Mollai i social”. E nel dicembre scorso su Facebook aggiunse: “I campioni parlano raramente, essi compiono le imprese sportive e il mondo intorno ad esse blatera. Io sono solo un ragazzo africano con la missione di portare l’Africa nel mondo”.
In questi anni ci è riuscito pienamente. Ha abbandonato il calcio, che praticava egregiamente dall’età di 6 anni e nel 2019 si è dedicato all’Atletica, con una serie di successi sorprendenti fino al primo posto di giovedì notte sui 200 metri. In questa gara ha piegato con facilità la concorrenza Usa, compreso il supercampione dei 100 metri di Noah Lylls (indebolito dal Covid). E ha smentito definitivamente il luogo comune che i corridori africani possono eccellere solo nelle gare di resistenza. In questi anni, dopo le sue molteplici affermazioni nelle corse veloci, correva sempre ad abbracciare mamma Seratiwa, nascosta fra il pubblico. La mamma però il 18 maggio scorso se n’è andata, per malattia, e Tebogo, che non ha mai conosciuto il papà, è rimasto solo. Col ricordo della madre ben impresso: sulle sue scarpette ha inciso le inziali di Seratiwa e la data della sua nascita (non della morte).
Dopo aver suonato la campana a bordo pista che verrà collocata sulla rinata cattedrale parigina di Notre Dame, le ha mostrate ai 70 mila spettatori dello Stade de France.
Perché abbandonò il pallone? Lo ha spiegato, in gennaio sempre intervistato dalla BBC: “Con il calcio non andavo mai oltre la capitale. Con l’atletica, invece, ho avuto la possibilità di girare il mondo”. E far scoprire al mondo… distratto che la capitale si chiama Gaborone e la moneta locale pula.
A questo proposito, per i suoi meriti sportivi, al giovane campionissimo la Choppies Botswana, azienda leader di supermarket, ha donato un milione di …pula, circa 67 mila euro e 2500 Pula di bonus spese per un anno. In tutto, una somma ben superiore al valore della medaglia d’oro: Il vero simbolo delle Olimpiadi consta di 6 grammi di placcatura in oro e 505 grammi di nucleo d’argento. In tutto, 936 dollari, più 18 grammi della Tour Eiffel (valore 2 euro!).
Il Diamante del Botswana, però, non deve far scordare il Leone del Marocco. Dicono che il leone berbero si sia estinto. Certamente non in atletica.
Soufiane El Bakkali, 28 anni, di Fes, mercoledì 7 agosto, la sera prima del trionfo di Tebogo, ha confermato la sua imbattibilità sui 3 mila siepi. Era stato campione olimpico anche a Tokyo, nei giochi precedenti, quando fu il primo marocchino a conquistare l’oro dopo Hicham El Guerrouj (2004) e il primo non keniano a vincere dal 1980. Aveva conquistato anche il titolo mondiale nel 2022 e 2023. Una rispettata e amata icona nazionale. Oltretutto era stato in prima fila tra i donatori di sangue in occasione dello spaventoso terremoto che nel settembre 2023 ha devastato il suo Paese.
La corsa era terreno di conquista quasi esclusivo dei corridori di Nairobi. Stavolta un keniano, Abraham Kibiwot, 28 anni, si è dovuto accontentare del terzo posto, alle spalle anche dello statunitense Kenneth Rooks, 24 anni.
La competizione è stata segnata da un momento drammatico: il siepista etiope Lamecha Girma, 23 anni, è caduto sul terzultimo ostacolo ed è svenuto. Panico e preoccupazione, dissoltisi solamente ieri dopo gli accertamenti del caso in ospedale.
La gara, come è noto, consta di 35 barriere: 28 ostacoli e 7 salti di fossa (chiamati riviera). Insomma, siepi vere e proprio non ce ne sono, ma è il caso di dire che oltre le siepi stavolta non c’era il buio, ma l’oro, l’oro sfolgorante del Leone Marocchino.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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