Costantino Muscau
3 agosto 2024
Fate largo, fate pista. Nell’ottavo giorno dei Giochi Olimpici Parigi 2024 edizione n. 33, l’Africa è scesa in campo ed è stata strabiliante. Nella prima finale della più importante gara di resistenza su pista, i 10 mila metri, l’ugandese Joshua Cheptegei, 27 anni, si è imposto allo Stade de France in 26’43”14, record olimpico. Alle sue spalle sono giunti l’etiope Berihu Aregawui Teklehaimanot, 23, e lo statunitense (nato in Canada), Grant Fisher, 27, unico bianco a insidiare la marea nera (14 su 27 corridori) e a salire sul podio dopo decenni.
La battaglia nella finale maschile è stata epica, come la definisce il sito ufficiale delle Olimpiadi francesi: se le sono date di santa ragione – sportivamente s’intende – il campione olimpico in carica (Selemon Barega, 23 anni, etiope), giunto poi settimo, e Joshua Cheptegei, campione del mondo in carica e detentore del record mondiale. La gara, venerdì sera, è stata incredibilmente veloce, con i primi 13 classificati tutti con un tempo superiore al precedente primato olimpico, che durava dal 2008.
I dominatori della corsa sono stati per un lungo tratto i 3 etiopi (Yomif Kechelcha, Berihu Aregawui, Selemon Barega) che hanno condotto un efficace gioco di squadra. Per poi vedersi sopravanzare nell’ultimo chilometro dall’ugandese, che, per una volta ha tradito la sua proverbiale riservatezza, esultando in modo insolito – per lui– dopo il traguardo. Figlio di due insegnanti di Kapchorwa, Joshua in nove anni ha costruito una carriera strabiliante. Al punto che in Uganda è stato dichiarato personalità dall’anno per tre volte: nel 2018, 2019 e 2021.
Secondo di 9 fratelli, ha cominciato a correre nel 2015, nel 2021 ha sposato Carol, un’ingegnere civile da cui ha già avuto tre figlie (Jethan, Janaya e Jemima). La delusione più cocente però l’hanno avuta i tre keniani, che non sono mai stati in lizza per i primi posti. Kibet Bernard è arrivato quinto, Daniel Mateiko undicesimo e Nicholas Kipkorir quattordicesimo.
Avranno modo di rifarsi – sperano – nelle prossime sfide. Dagli 800 metri ai 1500 ai 5 mila… Ne vedremo delle belle. La festa è appena cominciata ieri sera allo Stade de France.
Fino a ieri, l’unica sportiva africana finita sulle cronache era legata al sesso non degli angeli, ma della pugile (o pugilessa?) algerina Imane Khelif, 25 anni, che ha fatto piangere di dolore l’italiana Angela Carini per i pugni troppo pesanti. Per consolarla delle botte è intervenuta addirittura la presidente del consiglio italiano. La Khelif non era stata ammessa ai campionati mondiali di boxe, a causa – si dice – del livello eccessivo di testosterone. Il Comitato Olimpico invece ha dichiarato era nella norma.
Ora, con l’arrivo della grande atletica, di certi dibattiti probabilmente (ma non è detto….) non ci sarà bisogno. Ma anche di certi sport dei 45 ammessi ai Giochi. Si pensi ad alcune novità di questa edizione, tipo l’arrampicata sportiva, la Breaking o break dance(?), lo Skate board.., a quando il tiro alla fune o l’albero della cuccagna? È giusto rispettare tutte le discipline, ma non sono certo tutte uguali. Non è un caso se l’Atletica è la vera regina con 2132 rappresentanti (1041 sono donne), seguite dal nuoto con 857 esponenti (393 donne).
La presenza africana a questi giochi olimpici è massiccia, fra gli oltre 10 mila atleti iscritti ai 206 comitati olimpici che aderiscono al Comitato Olimpico Internazionale.
Tutti i 54 Paesi del Continente nero, infatti, hanno inviato a Parigi una propria delegazione. E una delle più numerose è quella di Nairobi: più di 80, il doppio di quanti ne abbia portato l’Etiopia. In coda la Somalia con un solo concorrente. Tanti anche gli atleti del continente nero che non sotto la bandiera del proprio Paese, ma rappresentano la squadra dei rifugiati. Come detto, la festa è appena cominciata. Altri 8 giorni ci aspettano e l’Africa potrà farsi sentire ancora.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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