Federica Iezzi
2 agosto 2024
I media indipendenti italiani Africa ExPress e Senza Bavaglio si uniscono all’istanza avanzata dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ (Committee to Protect Journalists), affinché le autorità israeliane mettano fine alle restrizioni sull’ingresso dei media internazionali sulla Striscia di Gaza.
L’appello è stato sottoscritto già da più di 70 organizzazioni giornalistiche e della società civile per esortare Israele a concedere ai media un accesso indipendente a Gaza. Tra queste spiccano i nomi di Associated Press, BBC, CNN, The Guardian, The New York Times e The Washington Post.
Ai giornalisti internazionali, israeliani e palestinesi provenienti da fuori Gaza, deve essere concessa la possibilità di giudizio su una guerra che al momento è raccontata solo attraverso rigidi tour organizzati (e controllati) dall’esercito israeliano.
Infatti, al momento, i giornalisti stranieri possono entrare nella Striscia di Gaza, con centellinate credenziali rilasciate dall’ufficio stampa del governo israeliano, soltanto al seguito delle Forze di Difesa Israeliane. In più è obbligatoria l’approvazione pre-pubblicazione da parte dei militari israeliani, cioè la censura sugli articoli o sui reportage da pubblicare. In questo modo, oltre ad un accesso fortemente limitato, si rischia di distorcere la comprensione del conflitto da parte del pubblico.
La copertura mediatica della guerra in corso è rimasta nel complesso spaventosa. Ampie fasce della stampa mainstream sono cadute in una raffica di errori legati al negazionismo del crimine di guerra, all’omissione di fatti e al deliberato indebolimento delle voci palestinesi.
Ma al di là della contorta copertura mediatica e della campagna di disinformazione nella quale è difficile districarsi, – organizzata da tutte le parti in causa – si sta svolgendo una narrativa della guerra che coinvolge risme di fake news, bugie e offuscamento, provenienti soprattutto (ma non solo) dallo Stato israeliano.
Molti di questi media sono gli stessi che hanno deformato i racconti della macchina da guerra a ridosso dell’invasione dell’Iraq e dell’Afghanistan, che hanno distorto la verità sulle offensive israeliane a Gaza tra il 2008 e il 2014, che hanno minato le proteste della Grande Marcia del Ritorno in Palestina nel 2018-2019 e che oggi hanno solennemente sottoscritto il genocidio dei palestinesi.
Se qualsiasi organo di informazione, che scegliesse di unirsi all’esercito israeliano, avesse un briciolo di integrità, spingerebbe Israele a proteggere i giornalisti all’interno di Gaza stessa, non a vendere la propria indipendenza nel tentativo di presentarsi come arbitro della verità e delle informazioni che trapelano dall’assedio.
La domanda che bisognerebbe porsi dunque è: la libertà di riferire cui si rinuncia è controbilanciata dalla rara opportunità di vedere con i propri occhi anche solo parte della situazione? La risposta rimane la stessa: una stampa libera e indipendente è la pietra angolare della democrazia.
Il Direttore – Massimo Alberizzi – e tutti i giornalisti di Africa ExPress e Senza Bavaglio
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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