Cornelia I. Toelgyes
22 luglio 2024
Nel loro ultimo rapporto sul Congo-K, gli esperti delle Nazioni Unite ora puntano il dito non solo sul Ruanda, ma accusano anche l’Uganda di appoggiare i ribelli M23. Certo in forma minore rispetto a Kigali, tuttavia si tratta di una diretta interferenza nel violento conflitto che si sta consumando nell’est del Paese. Il gruppo armato in questione prende il nome da un accordo firmato dal governo del Congo-K e da un’ex milizia filo-tutsi il 23 marzo 2009.
Secondo quanto emerge dal fascicolo pubblicato l’8 luglio corso, l’intelligence militare di Kampala ha permesso alle truppe dell’M23 – e a quelle ruandesi che le sostengono – di transitare attraverso il territorio ugandese. Il rapporto specifica che responsabili dei ribelli hanno soggiornato sia a Kampala, sia a Entebbe.
Le fonti degli investigatori dell’ONU hanno confermato la presenza dalla fine dell’anno scorso di ufficiali dell’intelligence militare ugandese a Bunagana, nel Nord-Kivu. Hanno sostenuto che gli uomini di Kampala si coordinano con i leader dell’M23, forniscono logistica e trasportano i capi del movimento ribelle nelle aree sotto il loro controllo.
Le autorità dell’Uganda hanno respinto categoricamente tutte le accuse e hanno negato di appoggiare i ribelli nell’est della RDC. “Non abbiamo nessun motivo per sostenere gli M23 – ha sostenuto il portavoce dell’esercito ugandese, Félix Kulayigye . I nostri soldati sono presenti nell’area in ragione di un accordo di cooperazione militare dell’aprile 2021, per contrastare un altro gruppo armato”, cioè i terroristi di ADF, Allied Democratic Forces, un’organizzazione islamista ugandese, presente anche nel Congo-K dal 1995.
Gli esperti, tra l’altro, hanno sottolineato che la presenza di truppe ruandesi in Congo-K è piuttosto consistente. Attualmente sarebbero dispiegati tra 3.000 e 4.000 uomini, che combattono accanto al gruppo M23, anzi, le Forze di Difesa del Ruanda (FDR) dirigerebbero de facto le operazioni dei ribelli.
Il governo di Bruxelles, dopo la pubblicazione del rapporto, che ha messo nuovamente in evidenza l’implicazione di Kigali nel conflitto nell’est del Paese, ha chiesto al governo ruandese di ritirare le proprie truppe quanto prima.
Venerdì scorso Gracia Yamba Kazadi, ministro degli Esteri di Kinshasa, ha convocato, Matata Twaha, chargé d’affaire di Kampala, accreditato nella Repubblica Democratica del Congo. Come prevedibile, anche il diplomatico ugandese ha respinto tutte le accuse, bollandole come “una maldestra manovra dell’ONU che rischia di raffreddare i caldi e buoni rapporti tra i due Paesi”. Ha poi aggiunto che il suo governo attende un comunicato ufficiale da parte dell’ONU sulla questione, prima di rispondere in modo formale.
Intanto Washington venerdì scorso ha annunciato un prolungamento sino al 3 agosto della tregua umanitaria cominciata il 4 luglio. Le autorità congolesi hanno denunciato che il cessate il fuoco non è stato rispettato pienamente dai ribelli M23 e una settimana fa sarebbero stati uccisi almeno dieci civili. La situazione nell’est del Paese rimane allarmante e molto preoccupante.
Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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