Federica Iezzi
22 luglio 2024
Con un ampio e schiacciante parere consultivo [No. 2024/57], la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, ha emesso una sentenza assai pesante che decreta illegittima l’occupazione da parte di Israele dei Territori Palestinesi.
L’abuso prolungato da parte di Israele della sua posizione di potenza occupante, attraverso l’annessione e l’affermazione di un controllo permanente sul territorio palestinese occupato, viola i principi fondamentali del Diritto Internazionale.
In un parere storico, anche se, ripetiamo, non vincolante, la Corte osserva che la legislazione israeliana impone e mantiene una separazione quasi completa in Cisgiordania e Gerusalemme Est tra i coloni e le comunità palestinesi.
E’ una lettura questa, che fa riflettere anche gli alleati di Israele, con la Corte che informa che gli altri Stati hanno l’obbligo di non riconoscere l’occupazione come legale né di supportarla.
Il parere è stato fornito in risposta a una richiesta dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, depositata nel 2022, sostenuta da 87 Paesi e osteggiata, tra gli altri, dai soliti Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Precede dunque l’ultimo conflitto, ma è inevitabile che aumenti la pressione su Israele, e sui suoi alleati, affinché metta fine alla sua offensiva militare.
Le parole, perennemente contro le decisioni internazionali, del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, non si fanno attendere. “Il popolo ebraico non è occupante nella propria terra, né nella nostra eterna capitale Gerusalemme, né nella nostra eredità ancestrale di Giudea e Samaria”.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, trasmetterà tempestivamente il parere consultivo all’organismo mondiale composto da 193 membri. In seguito spetta proprio all’assemblea generale decidere come procedere sulla questione.
Oltre a imporre la fine dell’occupazione e a consentire il ritorno dei palestinesi sfollati, il più alto tribunale di Diritto Internazionale, obbliga Israele a interrompere tutti gli atti illegali, incluse le attività di insediamento e l’abrogazione della legislazione che mantiene l’occupazione, inclusa quella che discrimina i palestinesi o cerca di modificare la composizione demografica del territorio occupato.
Le conseguenze legali del parere della Corte sono del tutto prive di ambiguità e le conseguenze politiche sono di vasta portata.
Se lo status quo è illegale e viola le regole dello jus cogens, allora ciò cambia la leva che può essere utilizzata per trasformare questo stato in una situazione permanente. Ciò rafforza le posizioni della Palestina e indebolisce quelle di Israele.
La Legge non è una sorta di monolite intoccabile che differenzia il bene dal male. Enon aumenta o diminuisce a seconda che le persone credano o meno che sia effettivamente legge.
Se la difesa” automatica” rimane sempre quella di “essere di fronte all’unica democrazia nel Medio Oriente, allo Stato con l’esercito più morale del mondo” che combatte un popolo ridotto a un cliché terroristico, allora bisogna fare attenzione a non sottovalutare il potere della legge.
Quando la legge stessa afferma che non si tratta più di una democrazia ma di uno Stato di apartheid, che commette ingiustizie contro un popolo i cui diritti sono sistematicamente violati e discriminati, il potere dell’interpretazione viene meno.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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