Costantino Muscau
2 luglio 2024
”Bini”, vidi, vici”: così il sito ufficiale del Tour de France ha celebrato ieri, lunedì I luglio, la prima vittoria di un ciclista africano nero nella corsa a tappe più famosa al mondo. Giocando su uno dei più celebri lapidari messaggi della storia militare romana (“Veni, vidi, vici”, ovvero venni, vidi, vinsi), il sito ha paragonato Biniam Girmay a Giulio Cesare vittorioso nel 47 A.C. contro il re del Ponto.
Biniam Girmay Hailu, 24 anni, eritreo, non è proprio un condottiero, ma a suo modo è entrato nella storia delle due ruote. Il suo successo a Torino, nella terza frazione, ultima in territorio italiano, della Grande Boucle alla 111° edizione, ha aperto nuovi orizzonti al ciclismo e non solo africano. Ha confermato che i confini delle corse in bici sono cambiati.
Nel marzo 2022, Bini era stato il primo corridore africano nella storia a conquistare una grande classica, la Gand- Wevelgem. Nel maggio successivo era stato il primo atleta nero a dominare una tappa del Giro d’Italia. (E poco male se subito dopo il tappo dello spumante celebrativo lo centrò in un occhio e lo costrinse al ritiro!). Aveva conquistato una frazione anche in Spagna, in Svizzera, mancava il primo posto nel Giro più ambito.
“I corridori africani hanno qualche cosa di entusiasmante. Un nuovo sapore, un nuovo stile, una nuova speranza nel ciclismo”, aveva commentato qualche anno fa Alec Lenferma del KZN Cycling Development Camp in Sudafrica, intervistato per la serie di Olympics.com “African Revolution”.
Quell’entusiasmo, quel sapore si sono visti e gustati ieri sul traguardo di corso Galileo Ferraris di Torino, dove Bini ha bruciato i più grandi velocisti del pianeta, festeggiato da un folto e rumoroso gruppo di connazionali in estasi, ai quali il vincitore si è unito subito dopo l’arrivo.
Girmay, sposato con Salime, papà di una bimba, Liela, ha dedicato il successo a tutta l’Africa: “Per anni ho pensato che queste corse fossero territorio esclusivo dei bianchi e degli europei – ha detto l’atleta della Intermarché-Wanty (squadra belga) trattenendo a fatica le lacrime – mai avrei pensato di prendervi parte, sognavo questa vittoria fin da bambino, sembra incredibile. Ringrazio la mia famiglia, tutti gli eritrei, gli africani, siamo orgogliosi tutti insieme. Questo successo significa molto per me, per la mia nazione, per tutta l’Africa. Ora facciamo davvero parte delle grandi corse. Abbiamo tante vittorie, è il nostro momento… Non piango mai, ma dentro lo sto facendo…”.
E ha aggiunto: “Ricordo che mio padre seguiva sempre il Tour e ce lo faceva vedere in Tv. Un giorno gli chiesi se fosse possibile parteciparvi. E lui mi rispose: “Insisti, ogni cosa è possibile”.
Costantino Muscau
muskost@gmail.com
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