Milano, 23 giugno 2024
L’informazione del nostro Paese ha subito una regressione impressionante. Gli editori danno la colpa al mercato e alle vendite che sono calate in modo impressionante. Ma uno dei motivi che invece potrebbe essere alla base di questa recessione va ricercato nel fatto che il prodotto giornale non è più curato come lo era solo fino a trent’anni fa, la qualità è quindi crollata, trascinando nel gorgo prestigio e autorevolezza: il pubblico lo ha capito e quindi il malumore si è riversato sul numero delle copie che è paurosamente sceso.
Il problema (non solo italiano, però) è la commistione tra economia, politica e media. Come la Rivoluzione francese ha stabilito un principio ormai riconosciuto universalmente – la separazione tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario – oggi gli obbiettivi della rivoluzione liberale degli anni 2000 deve proporre e sancire la separazione tra potere politico, economico e dei media. Un obiettivo ambizioso, lo sappiamo, ma occorre cominciare a parlarne perché l’opinione pubblica ne prenda coscienza.
In questi giorni abbiamo assistito a comportamenti e affermazioni imbarazzanti di esponenti politici del nostro Paese. Obbiettivo colpire l’informazione libera. La giunta municipale di Milano ha querelato il giornalista Gianni Barbacetto, reo di aver posto domande scomode sulla situazione delle concessioni edilizie nel capoluogo milanese.
Domande, mica insulti o affermazioni calunniose. Quelle domande, sono la motivazione della querela, danneggiano la reputazione del Comune e dei funzionari che lavorano nei suoi uffici. Un chiaro tentativo di intimidazione per far sì che Barbacetto, un giornalista impegnato in ricerche di giornalismo investigativo, e quelli come lui la smettano di scrivere e indagare.
Altrettanto inquietanti le giustificazioni addotte da diversi politici che, a chi chiedeva loro un parere sull’inchiesta di Fanpage sulle organizzazioni giovanili di destra, hanno risposto tutti più o meno così: “Sono state intervistate persone colte di sorpresa a loro insaputa, la giornalista non si è rivelata tale e questo squalifica il suo lavoro”. Nessuno – per quanto ne sappiamo noi – ha risposto nel merito, ma tutti hanno attaccato un giornalismo secondo loro scorretto.
A costoro noi rispondiamo citando una delle massime care a Joseph Politzer: “Non esiste delitto, inganno, trucco, imbroglio e vizio che non vivano della loro segretezza. Portate alla luce del giorno questi segreti, descriveteli, rendeteli ridicoli agli occhi di tutti e prima o poi la pubblica opinione li getterà via. La sola divulgazione di per sé non è forse sufficiente, ma è l’unico mezzo senza il quale falliscono tutti gli altri”.
Noi di Africa ExPress e Senza Bavaglio riteniamo invece che sia importante recuperare il valore di questo concetto: svelare i segreti, fornire all’opinione pubblica tutte le informazioni – soprattutto quelle inconfessabili – perché il pubblico si possa creare una coscienza e possa giudicare le decisioni politiche per quello che sono in realtà non per quello che sembrano.
Africa ExPress e Senza Bavaglio
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