Federica Iezzi
4 giugno 2024
Stessa equivalenza, stesso gemellaggio, stessa promiscuità nell’obbrobrio. Il messaggio lanciato a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, dallo Stato israeliano è chiaro e in completo disprezzo del diritto internazionale umanitario e delle istituzioni che dovrebbero applicarlo. Con il sostegno incrollabile del governo statunitense – che ha annunciato l’invio di una nuova consegna di armi a Israele, per un importo di un miliardo di dollari – intende continuare questa impresa di distruzione sistematica.
Incarnata dalla Corte Penale Internazionale, la richiesta di giustizia contro Benjamin Netanyahu gode di un notevole significato morale. Nello stesso modo, coinvolge, sul proprio territorio, i 123 Stati che ne riconoscono la giurisdizione.
A ruota, le decisioni della Corte Internazionale di Giustizia – che hanno fatto seguito alla richiesta di avvio di un procedimento contro Israele da parte del Sudafrica – restano vincolanti, ma l’Aja non ha mezzi per obbligare uno Stato a conformarsi alle sue decisioni. Solo il Consiglio di Sicurezza potrebbe consentire l’effettiva attuazione dei provvedimenti della Corte, banalmente con l’adozione di sanzioni.
Le false pretese dell’Occidente perdono ogni efficacia e suonano vuote. Il divario, tra le belle parole umanitarie e la reale indifferenza al massacro, è netto.
Il parallelo tra sostenere il popolo palestinese, condannando gli orrori di Hamas, ed esprimere solidarietà a Israele, non appoggiando le politiche mortali di Netanyahu, non regge più.
Il popolo palestinese ha il diritto di esistere e di beneficiare degli stessi diritti del popolo israeliano, su una terra che è anche la sua. E come il Vietnam di fronte al rullo compressore americano, la Striscia di Gaza non merita di essere trasformata in una fossa comune per i due milioni di abitanti, rifugiati in ciò che resta della zona ancora vivibile.
Quindi si, l’antisemitismo deve essere combattuto senza sosta. Si, Israele ha il diritto di esistere. Ma non dimentichiamo che in Israele non c’è giorno in cui decine di migliaia di manifestanti scendono in piazza per chiedere le dimissioni del primo ministro Netanyahu, la cui politica compiacente nei confronti di Hamas e di sostegno alla violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania, ha portato il Paese sull’orlo di un abisso.
Nulla può giustificare il massacro di civili. Né la violenza dell’avversario, né l’occupazione, né il blocco, né tutto ciò che i palestinesi sono stati obbligati a sopportare per decenni, senza alternativa. L’orrore di alcuni non può giustificare quello di altri.
Chi ne ha pagato il prezzo? Ammettendo che ogni guerra richiede “sacrifici”, per cosa e per chi, a parte gli interessi di Hamas e dell’asse iraniano, sono stati sacrificati più di 15.000 bambini palestinesi? Per dimostrare che Israele è capace del peggio? Lo sapevamo già.
Nessuno Stato al mondo può permettersi di agire senza rischi nel modo in cui agisce oggi Israele. E’ vero non bisogna dimenticare il 7 ottobre, così come non bisogna dimenticare che da quel giorno non è iniziata la storia.
Ma come bruciare viva la Striscia di Gaza può giustificare la barbarie israeliana? Quanti bambini uccisi, quanti ospedali distrutti, quante persone sfollate, quanti convogli umanitari presi di mira o bloccati, quanti discorsi dai toni apertamente genocidari saranno necessari per “risarcire”, agli occhi del governo israeliano, l’affronto del 7 ottobre?
Non solo Israele sta letteralmente distruggendo la vita all’interno dell’enclave palestinese, ma lo sta facendo senza alcuna prospettiva politica. Sul piano militare, finora non è riuscita a distruggere le Brigate al-Qassam e, nel medio e lungo termine, non offre la minima possibilità di porre fine alla crisi.
Chi difende veramente la causa palestinese oggi? L’ ”asse della resistenza”, che ha commesso ogni possibile massacro nella regione negli ultimi quindici anni? I regimi arabi, che non hanno lezioni da insegnare in termini di compassione e rispetto dei diritti umani e che hanno deciso di guardare Gaza bruciare senza muovere un dito? Gli Stati Uniti che, nonostante le minacce e gli avvertimenti, continuano a finanziare questa carneficina, nonostante il disastro umanitario e strategico? Gli europei che si svegliano troppo tardi e con troppa moderazione, e che hanno tanta difficoltà ad affermare l’ovvio?
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
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