Elena Gazzano
Città del Capo, 2 giugno 2024
Per trent’anni, l’ANC ha cavalcato l’onda della gloria, un’onda che Nelson Mandela ha fatto crescere da quando votò per la prima volta nel 1994. Ora, quel glorioso passato è sepolto sotto un cumulo di corruzione, incompetenza e promesse infrante.
Il 40 per cento dei voti ottenuti in queste elezioni segna la fine di un’era. Ma non è una sorpresa per chi ha occhi per vedere: è solo la logica conseguenza di decenni di febbre del potere e disillusione.
Il principale partito di opposizione, Democratic Alliance (DA), ha ricevuto il 21,71 per cento delle preferenze, consolidando la sua posizione come seconda forza politica del Paese. Tuttavia, il risultato più sorprendente è stato quello di uMkhonto we Sizwe (MK), il nuovo raggruppamento politico fondato da Jacob Zuma nel dicembre 2023. MK ha ottenuto il 14,76 per cento dei consensi. Questo successo è particolarmente evidente nella provincia di KwaZulu-Natal, dove MK è emerso il più votato, superando Economic Freedom Fighters (EFF, sinistra radicale), che ha impiegato anni per raggiungere la sua attuale posizione.
Questa non è solo la storia di una sconfitta elettorale, è la cronaca di un fallimento morale. In un Paese dove il 32 per cento della popolazione è disoccupato e dove le disuguaglianze non solo persistono ma si sono acuite, l’ANC ha fallito nel mantenere le promesse fatte al popolo sudafricano. La libertà conquistata con il sangue è stata venduta in cambio di corruzione e nepotismo. Le frustrazioni per la mancanza di acqua e elettricità, la criminalità dilagante e il degrado morale incessante sono il lascito di un governo che ha alienato l’anima e perso il contatto con i suoi cittadini.
E come se non bastasse, ecco che Jacob Zuma, l’uomo delle mille ombre, torna sulla scena politica con uMkhonto we Sizwe (MK). Colui che ha dovuto dimettersi per corruzione ed è stato condannato per non essersi presentato in tribunale, ora guida il terzo partito più grande del Paese. È una tragedia teatrale dove il villano torna per reclamare il suo posto nel caos. Il fatto che l’MK, fondato solo sei mesi fa, abbia ottenuto quasi il 15 per cento dei voti, è un chiaro segnale di quanto l’ANC sia caduto in disgrazia.
La situazione politica di Jacob Zuma è complessa e controversa. Nonostante gli scandali di corruzione e il suo ruolo nelle rivolte del 2021, Zuma ha mantenuto un forte sostegno tra la popolazione Zulu, dimostrando la sua abilità nel comunicare e mobilitare i suoi sostenitori.
Il leader populista ha accusato il suo successore, il presidente uscente, Cyril Ramaphosa, di essere responsabile dei suoi problemi legali. Ed ora Zuma ha inflitto una sconfitta significativa al suo rivale. Duduzile Sambudla, figlia di Zuma e membro dell’MK, ha dichiarato che il partito non è disposto a entrare in coalizione con l’ANC sotto la guida di Ramaphosa. Questo potrebbe essere l’annuncio che una coalizione potrebbe essere possibile senza di lui?
Il presidente uscente, Cyril Ramaphosa, è sull’orlo del precipizio. Con il peggior calo di voti nella storia del partito e una base elettorale in ribellione, la sua posizione non è mai stata così fragile. Nonostante sia teoricamente ancora in grado di mantenere il suo ruolo, la sua autorità è notevolmente indebolita. Ramaphosa deve ora affrontare la sfida di formare un governo di coalizione, un compito che potrebbe anche rivelarsi distruttivo.
E allora cosa dovremmo aspettarci? Un governo di coalizione con la Democratic Alliance (DA), il partito che ha sempre criticato l’ANC per la sua corruzione? O forse un’alleanza con gli Economic Freedom Fighters (EFF) di Julius Malema, un’altra costola ribelle dell’ANC? Ogni scelta porterà il suo carico di contraddizioni e potenziali disastri. L’unica certezza è che l’ANC non potrà più governare senza rendere conto a qualcuno. Forse ci siamo: è arrivata una maturità democratica che il Sudafrica dovrà imparare ad abbracciare.
Il caos politico in Sudafrica ha scatenato una frenesia di speculazioni sul futuro del governo e delle alleanze politiche. Girano voci che il presidente Ramaphosa potrebbe addirittura essere spodestato. Se Paul Mashatile, vicepresidente dell’ANC, diventasse il nuovo leader, potrebbe cercare un accordo con il partito di Zuma e forse anche con gli Economic Freedom Fighters. Altre figure che potrebbero sostituire l’ex presidente, sono Gwede Mantashe, ministro dell’Energia, e Naledi Pandor, ministro degli Esteri. Tuttavia, nonostante queste speculazioni, si sa quanto sarebbe difficile sradicare Ramaphosa dal posto che protegge con unghie e denti.
Le possibilità di coalizione sono molteplici e complesse. Una delle opzioni è quella di creare un governo di unità nazionale che coinvolga sia l’ANC che la DA, con la partecipazione di altri partiti minori. Tuttavia, c’è anche la possibilità di una coalizione che escluda completamente l’ANC, coinvolgendo la DA, gli Economic Freedom Fighters e il partito di Zuma, MK. Anche se il leader della DA, John Steenhuisen, ha escluso l’EFF e l’MK come potenziali partner di coalizione, citando il rischio di politiche estreme che potrebbero portare a conseguenze troppo negative. Ma quando c’è in ballo il potere tutto può succedere.
Tutte queste opzioni riflettono le divergenze ideologiche del panorama politico africano e la dura strada verso una coalizione che faccia ingranare al Paese la prossima marcia.
Il sogno dell’ANC è diventato un incubo. Il partito che ha liberato il Sudafrica dall’apartheid è ora il simbolo della disillusione e della sconfitta. Il popolo ha parlato, e il messaggio è chiaro: il tempo del cambiamento è ora. Questo è un momento storico che potrebbe segnare la rinascita del Sudafrica, se solo i suoi leader avranno il coraggio di ascoltare e agire. Ma finché i vecchi fantasmi come Zuma continueranno a infestare la scena politica, il futuro resta incerto.
E così, il Sudafrica attende, in bilico tra speranza e disperazione.
Elena Gazzano
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