Cornelia I. Toelgyes
31 maggio 2024
Per celebrare il suo primo anniversario come presidente della Nigeria, Bola Tinubu, ha siglato una legge per d’adozione del nuovo inno nazionale. Per essere precisi, Tinubu ha ripristinato quello vecchio, in vigore dal 1960, poi mandato in “pensione” nel 1978 sotto il regime militare di Olusegun Obasanjo. “Nigeria, We hail tee” (Nigeria, ti accogliamo) le parole erano state scritte da Lillian Jean Williams, una inglese residente nel Paese e la musica composta da Frances Berda.
Nel 1959 il “Comitato nazionale di pianificazione per l’indipendenza” aveva annunciato un concorso per la selezione di un inno nazionale per commemorare l’indipendenza della Federazione della Nigeria il 1° ottobre 1960. L’unità rappresenta il messaggio chiave dell’inno.
Durante il governo del presidente Goodluck Jonathan, nel 2014 era stata convocata una conferenza nazionale, presieduta dall’ex presidente della Corte suprema, Idris Legbo Kutigi. Una delle risoluzioni adottate in tale occasione è stata proprio quella di ritornare al vecchio inno “Nigeria, We Hail Thee”, che invoca all’unità, pace e prosperità.
Ora Tinubu l’ha nuovamente adottato, ma non tutti nigeriani sono d’accordo con la scelta del capo di Stato. Molti si sono indignati per la modifica dell’inno nazionale. Gran parte della popolazione ritiene inoltre che le priorità siano ben diverse: in primo piano l’insicurezza, l’elevato costo della vita, dovuto al galoppante aumento dell’inflazione che a aprile ha raggiunto il 33,69 per cento (0,49 in più rispetto al mese precedente), la crisi della valuta straniera e tanto altro.
L’ex ministro dell’Istruzione in carica dal 2006 al 2007, Oby Ezekwesili, ha postato su X (ex Twitter) un twitt in cui sostiene che non canterà mai il “nuovo vecchio” inno.
Durante il suo primo anno al potere, Tinubu ha varato parecchie riforme, soprattutto nel settore dell’economia, sorprendendo tutti quando ha annunciato la fine di alcuni sussidi sul carburante e il ritorno di un tasso di cambio determinato dal mercato.
Tali misure hanno portato a una svalutazione della moneta locale (naira), e una crescente inflazione. A ciò si aggiunge un forte rincaro della corrente elettrica e una serie di misure fiscali che hanno colpito soprattutto il settore privato.
Tra i festeggiamenti per celebrare il primo anno al potere, il presidente ha partecipato all’apertura del cantiere per la realizzazione della nuova autostrada Lagos-Calabar, che dovrebbe collegare la capitale economica con il capoluogo del Cross River State. L’assegnazione di questo appalto è nell’occhio del ciclone per mancanza di trasparenza, inoltre per la realizzazione dell’opera, sono già stati sfrattati oltre mille residenti.
Per quanto riguarda la sicurezza, la situazione resta drammatica. Nel nord del Paese i rapimenti in scuole e villaggi per riscuotere riscatti sono all’ordine del giorno.
Giovedì scorso un gruppo di uomini armati ha ucciso almeno 6 civili e 5 soldati in un attacco a sorpresa nello Stato di Abia, nel sud-est del Paese. Finora l’attentato non è stato rivendicato da nessun movimento, ma le autorità puntano il dito su miliziani di IPOB (acronimo per Indigenous People of Biafra, gruppo separatista nazionalista della Nigeria che mira a ripristinare la Repubblica del Biafra), attivo nella zona.
Pochi giorni fa centinaia di persone sono fuggite dai loro villaggi nel Niger State. Alcuni testimoni hanno confermato che ne sono state brutalmente ammazzate almeno dieci, mentre oltre 100 risultano disperse, rapite dagli aggressori. Anche se non ci sono prove evidenti, si suppone che una fazione di Boko Haram agisca insieme alle bande di rapitori nell’area.
In un suo post su X del 26 maggio, Amnesty International ha chiesto alle autorità nigeriane di porre fine a questa ondata di rapimenti e di consegnare i presunti responsabili alla giustizia. I frequenti sequestri di massa e le uccisioni sono una chiara prova del fallimento delle autorità nel proteggere la popolazione.
L’Italia ha inserito la Nigeria tra i Paesi di origine sicuri, abbattendo così la tutela per i richiedenti asilo che arrivano dal Paese africano. Per il nostro governo è “senza pericoli” per i nigeriani che vengono rimpatriati, ma non per gli italiani che vi si recano. Le raccomandazioni del sito “Viaggiare Sicuri” della Farnesina non sono infatti molto confortanti.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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