Federica Iezzi
21 Maggio 2024
(1 – continua)
“Questo è il modo in cui stiamo dimostrando, concretamente, che la vita di tutti gli esseri umani ha lo stesso valore”. E’ così che si conclude la dichiarazione del procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim A.A. Khan KC, in merito all’indagine sui crimini consumati nell’inumana guerra tra Israele e Palestina [https://www.icc-cpi.int/news/statement-icc-prosecutor-karim-aa-khan-kc-applications-arrest-warrants-situation-state].
Nessun doppio standard, dunque. Fine dei giochi politici e dei tentativi di protezione politica. Solo giustizia.
Richiesti mandati di arresto per il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, il leader di Hamas, Yahya Sinwar, il comandante delle Brigate al-Qassam (braccio armato di Hamas a Gaza), Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, e il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh.
L’accusa al vaglio della Camera Preliminare è per crimini di guerra e contro l’umanità. Perché alla Corte penale dell’Aja? Perché esistono fondati motivi per ritenere che gli accusati abbiano commesso un crimine di competenza del tribunale.
Se la Corte Penale Internazionale approverà la richiesta del procuratore e con essa i mandati di arresto, allora 124 Stati saranno obbligati ad arrestare e consegnare alla giustizia gli accusati, qualora dovessero entrare nel loro territorio.
A differenza del caso ucraino, la Procura ha scelto di rendere pubblica la richiesta, piuttosto che aspettare l’approvazione dei mandati di arresto. Altro passo insolito è stato quello di riunire il gruppo di esperti esterni per affermare la decisione. Il panel esterno comprende: i giudici Adrian Fulford e Theodor Meron, gli avvocati Amal Clooney (moglie di George Clooney), Danny Friedman e Helena Kennedy, il consulente legale Elizabeth Wilmshurst, i professori universitari Marko Milanovic e Sandesh Sivakumaran.
La commissione esamina da mesi azioni militari, dichiarazioni, comunicazioni e ha fortemente sottolineato come le ragioni del conflitto devono essere separate dalla condotta delle ostilità.
Ci sono prove evidenti che sia Hamas che Israele abbiano commesso crimini internazionali. Non vi è alcuna argomentazione sull’equivalenza nelle accuse, come prontamente denunciato da Israele. L’indagine è su condotte criminali separate.
Veniamo ora alle accuse. Per i leader di Hamas, le accuse si concentrano sui fatti del 7 ottobre e includono crimini di guerra e crimini contro l’umanità, parte diretta di un attacco diffuso e sistematico contro civili israeliani. Le accuse contro i leader israeliani si concentrano, invece, sul metodico attacco alla popolazione civile della Striscia di Gaza e sull’uso della fame come metodo di guerra contro l’intera popolazione palestinese.
Il termine genocidio non è ancora incluso. E non sorprende questo conservazionismo. Si parla infatti di persecuzione come crimine contro l’umanità. Vero che si tratta di un reato contro un gruppo umano ben identificato, ma il termine “persecuzione” non include l’intento di distruggere.
Non da ultimo, è bene ricordare che il conflitto armato in corso non è solo tra due entità nazionali, nella fattispecie Palestina e Israele, ma è parallelamente anche tra Israele e Hamas, tra l’altro colpendo direttamente una popolazione – quella di Gaza – rigorosamente protetta dal Diritto Internazionale Umanitario, in quanto rifugiata (IV Convenzione di Ginevra, 1949). Precisazione non irrilevante in quanto tesa a confermare la statualità palestinese e comunque a eliminare ogni dubbio, nel caso in cui Israele sostenesse la linea che si tratti di territori interni.
L’impatto politico delle accuse a Israele sarà significativo. Per esempio la vendita di armi al Paese sarà irrealizzabile per gli Stati firmatari del Trattato sul commercio delle armi (2013).
Sarà anche interessante vedere l’effetto delle potenziali accuse a Israele sul caso avviato dal Sudafrica, presso la Corte Internazionale di Giustizia, per atti di genocidio contro i palestinesi della Striscia di Gaza. Semplificando la Corte Internazionale di Giustizia si occupa di Stati, mentre la Corte Penale Internazionale, di individui.
L’obiettivo rimane lo stesso, cioè quello di ribadire con forza che, in tutti i contesti, ai principi del Diritto Internazionale Umanitario nessuno può derogare.
Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
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(1- continua)
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