Cornelia I. Toelgyes
19 maggio 2024
Colpi di fucile hanno svegliato prima dell’alba di domenica gli abitanti del quartiere residenziale “La Gombe” di Kinshasa, dove vivono anche molti ambasciatori.
Una ventina di uomini armati in tuta militare si sono scontrati con le guardie di Vital Kamehre, vice primo ministro, capo del dicastero dell’Economia candidato alla presidenza dell’Assemblea nazionale, che abita ugualmente nel quartiere. “Due agenti di polizia e uno degli aggressori sono morti durante l’attacco. Kamehere e la sua famiglia sono sani e salvi”, ha riportato sul suo account X (ex Twitter), il portavoce del ministro, Michel Moto Muhima. La casa del ministro dista solo due chilometri dal Palais de la Nation, ufficio del presidente Felix Tshisekedi.
Alcuni uomini in divisa sono riusciti a penetrare nel Palais de la Nation, strettamente sorvegliato e protetto dalla guardia repubblicana. Gli aggressori, secondo quanto riportato da alcuni media, avrebbero poi tolto la bandiera congolese nel cortile del palazzo e issato quella dello Zaire, vecchio nome della RDC dal 27 ottobre 1971 al 17 maggio 1997, sotto il regime di Mobutu Sese Seko.
Le Forze armate congolesi hanno confermato la notizia di Moto Muhima e Sylvain Ekenge, portavoce dell’esercito congolese, ha dichiarato alla televisione di Stato che si è trattato di un tentativo di golpe, stroncato sul nascere dalle forze armate e di sicurezza.
Durante le aggressioni di questa mattina, una granata, proveniente da Kinshasa ha raggiunto accidentalmente Brazzaville, capitale della vicina Repubblica del Congo. Le autorità hanno assicurato che si è trattato di un incidente isolato.
Secondo l’esercito, il gruppo di persone che ha organizzato il fallito colpo di Stato è formato per lo più da stranieri o cittadini congolesi residenti all’estero e alcuni dei sospettati hanno passaporti statunitensi e canadesi.
Una fonte vicina al ministero della Difesa ha confermato che i sospetti si sono concentrati sul 41enne Christian Malanga, ex ufficiale e uomo d’affari entrato in politica circa dieci anni fa, ucciso questa mattina, quando ha tentato di entrare nel Palais de la Nation insieme ad alcuni suoi seguaci. Viveva negli Stati Uniti e sosteneva il ritorno di un nuovo Zaire. Secondo alcuni media locali, Malanga aveva detto in una diretta video, circondato da uomini armati in divisa: “Felix, sei fuori. Stiamo venendo a prenderti”, riferendosi al presidente Felix Tshisekedi.
Il braccio destro e partner in affari di Malanga, Benjamin Zalman-Polun del Maryland, di nazionalità statunitense, è stato arrestato, insieme a tutti gli altri partecipanti, una ventina di persone. Pare che in manette sia finito anche figlio ventenne dell’ideatore dello sventato golpe.
L’ambasciatore USA a Kinshasa, Lucy Tamlyn, ha promesso la massima collaborazione con le autorità congolesi per quanto concerne l’inchiesta sui cittadini americani implicati in atti criminali.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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