Sandro Pintus
21 maggio 2024
Gli indipendentisti del Fronte di liberazione dell’enclave di Cabinda (FLEC-FAC) tornano ad attaccare. Attraverso un comunicato inviato all’Agenzia portoghese LUSA, hanno annunciato la morte di 12 militari angolani mentre altri quattro sono stati feriti gravemente. Nessuna conferma è stata data dal governo di Luanda.
Agguato nella notte
L’operazione di guerriglia, portata avanti da una unità del comando delle operazioni speciali delle Forze armate di Cabinda (FAC) è del 14 maggio. Le FAC riferiscono che l’agguato è iniziato alle 3.20 di mattina. “Gli scontri con i soldati angolani sono avvenuti nella regione del Belize, nel villaggio di Tundu Maselese, al confine con la Repubblica Democratica del Congo (Congo-K).
Nel comunicato la FLEC-FAC fa pesanti accuse alle FAA. “I soldati delle Forze armate angolane hanno violentato donne sotto la minaccia delle armi – scrivono gli indipendentisti -. Hanno picchiato uomini che cercavano di difendere le loro mogli e figlie”. Le violenze sono successe nel villaggio di Mbaka-Nkosi, nella foresta di Maiombe, vicino al confine con il Congo-K.
Il Fronte di liberazione accusa Luanda anche di “molteplici violazioni e attacchi ai diritti umani e al diritto umanitario a Cabinda”. Incolpa il presidente angolano, João Lourenço, di selvaggia repressione in corso a Cabinda sulla popolazione dell’enclave.
Gli indipendentisti fanno appello alle Nazioni Unite e all’Unione Europea affinché intervengano “contro la repressione e le violazioni di Luanda e per la libera espressione della popolazione di Cabinda”
È il secondo attacco in 10 giorni. Segue quello della notte del 5 maggio contro un mezzo militare delle FAA nell’area di Miconje, nella regione del Belize. Nell’agguato sono morti tre militari angolani e due lavoratori brasiliani della società mineraria Lufo.
Il comunicato FAC dell’operazione di guerriglia è stato ricevuto da Voz da America sabato 6 maggio firmato dal tenente generale João Cruz Mavinga Lúcifer. Né Luanda né il governo brasiliano hanno confermato il bilancio delle vittime.
“Tutte le notizie sulla presunta pacificazione di Cabinda, diffuse dal governo angolano, sono menzogne politiche. Mettono a rischio la vita di ogni incauto straniero nell’interno e nelle città – si legge -. Cabinda è zona di guerra”
Secondo gli indipendentisti FLEC-FAC oltre 5.000 soldati FAA sono presenti nelle foreste di Maiombe e lungo il confine tra Angola e Congo-K. È un’operazione congiunta delle Forze Armate dell’Angola e della Repubblica Democratica del Congo per combattere i rispettivi guerriglieri.
Cabinda, è un’enclave di 700 mila abitanti più piccola dell’Umbria tra Congo-K e Congo-B. Dista un centinaio di km in linea d’aria dall’Angola ma circa 350 km attraversando il Congo-Brazzaville in auto.
L’indipendenza di Cabinda è sempre stata complicata. Le ultime decisioni politiche internazionali dopo l’indipendenza dell’Angola, nel 1975, sono quelle ONU e dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA).
L’Assemblea Generale ONU indicava l’Angola come comprendente l’exclave di Cabinda. L’OUA, al contrario nel 1964, menzionò in maniera distinta l’Angola e Cabinda.
Luanda ha preso per buona la decisione ONU agglomerando Cabinda e non ha alcuna intenzione di concederne l’indipendenza. L’exclave è infatti la gallina dalle uova d’oro: il 60 per cento del petrolio angolano è di Cabinda. Tra le multinazionali petrolifere che operano c’è anche l’italiana ENI. È una provincia angolana che galleggia sul petrolio e produce quotidianamente 700 mila barili di petrolio greggio.
Una materia prima alla quale Luanda non ha alcuna intenzione di rinunciare.
Sandro Pintus
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