Cornelia I. Toelgyes
17 maggio 2024
Lo stato d’animo degli avvocati tunisini è nero come le loro toghe, dopo l’arresto di due loro colleghi, Sonia Dahmani e Mehdi Zagrouba, avvenuti nel giro di 48 ore. Ieri centinaia di legali insieme a militanti di gruppi della società civile hanno protestato davanti al Tribunale di Tunisi. Principi del foro, difensori, hanno scioperato per la seconda volta nel giro di pochi giorni.
Sabato sera la polizia ha fatto irruzione nella sede dell’Ordine degli avvocati di Tunisi e hanno portato in galera la signora Dahmani. Lunedì sera stessa scena: nuovo blitz delle forze di sicurezza nell’edificio, arrestando Mehdi Zagrouba in modo piuttosto violento.
I difensori di Zagrouba hanno denunciato persino atti di tortura subiti dal loro assistito. Mercoledì, mentre veniva emesso l’atto di rinvio a giudizio, l’accusato giaceva svenuto per terra, tanto da richiedere un suo immediato trasferimento in ospedale. Secondo quanto riferito, su diverse parti del suo corpo erano presenti evidenti segni di tortura.
L’avvocato è stato arrestato lunedì sera per oltraggio a pubblico ufficiale ed è sospettato di aver aggredito un agente di polizia a margine del movimento di protesta degli avvocati dopo l’arresto della collega Sonia Dahmani. La legale è stata prelevata dalla polizia nella serata di sabato. Il regime non ha gradito le sue insinuazioni sarcastiche sulla situazione del Paese durante un suo intervento in TV, in particolare per quanto riguarda i migranti sub-sahariani, la cui presenza non è per nulla gradita in Tunisia.
Ne ha fatto seguito una convocazione dal giudice istruttore. La signora Dahmani ha ignorato la richiesta di comparizione, perché non è stata informata del motivo. Proprio a causa della sua assenza, il giudice incaricato del caso, l’11 maggio ha poi emesso nei suoi confronti un mandato di arresto, che è stato convalidato lunedì.
Il ministero degli Interni ha negato le accuse di violenza e torture, dichiarando che l’arresto di Zaghrouba si è svolto in modo assolutamente legale e senza problemi. E il portavoce dello stesso dicastero, Faker Bouzghaya , ha dichiarato a IFM (emittente radiofonica privata tunisina) “Rivendicare la tortura è un modo per sfuggire alla giustizia”.
Il presidente tunisino, Kaïs Saïed, non ha gradito le critiche dell’Unione Europea, Francia, Stati Uniti, dopo i numerosi arresti di avvocati, giornalisti e attivisti. E proprio ieri il capo di Stato ha qualificato tali preoccupazioni come “inaccettabili interferenze straniere” Ha poi aggiunto: “Non siamo intervenuti nei loro affari quando hanno arrestato manifestanti che denunciavano la guerra genocida contro il popolo palestinese”. Saïed ha subito incaricato il ministero degli Esteri di “convocare al più presto” gli ambasciatori di diversi Paesi stranieri per comunicare il proprio disappunto circa le loro critiche.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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Io sto con gli avvocati. Liberateli. Un regime che e' alergico a critiche e' segno che e' in colpa.