Cornelia I. Toelgyes
15 maggio 2024
L’ex ministro degli Interni del Gambia, Ousman Sonko, è stato condannato a 20 anni di galera dal Tribunale Federale di Bellinzona, Svizzera.
Il processo contro Sonko è iniziato i primi di gennaio ed è terminato a marzo di quest’anno. La pubblica accusa aveva sollecitato l’ergastolo per i crimini contro l’umanità commessi dal 2000 al 2016, mentre il suo avvocato difensore, aveva chiesto la piena assoluzione del suo cliente e un risarcimento di quasi un milione di franchi svizzeri.
Sonko è stato ministro degli Interni dal 2006 al 2016, anno in cui era caduto in disgrazia e quindi destituito dall’ex dittatore Yahya Jammeh, al potere dall’ottobre del 1996 a gennaio 2017. Il tiranno ora è in esilio in Guinea Equatoriale. All’inizio del 2000, l’alleato dell’ex despota di Banjul, era comandante del Battaglione delle Guardie di Stato, poi ispettore generale della polizia gambiana, prima di occupare la poltrona di uno dei dicasteri più importanti del piccolo Stato, una enclave del Senegal.
Di per sé il caso Sonko non ha alcun legame diretto con la Svizzera. Tuttavia, la Confederazione, secondo il principio del diritto internazionale, può sempre perseguire crimini contro l’umanità, a condizione che l’autore del reato si trovi sul territorio nazionale e non venga estradato. In questo caso, il Gambia non ha presentato una richiesta di estradizione. Gli investigatori svizzeri sono però stati autorizzati a recarsi in Gambia per raccogliere prove in loco.
Sonko è apparso in Svizzera alla fine del 2016 con passaporto diplomatico, dopo aver tentato invano di essere accolto in Svezia, che lo ha poi deportato in Spagna. E il regno ispanico, a sua volta, gli ha negato il permesso di soggiorno.
Una volta giunto a Berna, Sonko ha inoltrato richiesta di asilo e da prassi è stato portato a Lyss (Canton Berna), in un centro per rifugiati. Poco dopo il suo arrivo, i TG locali hanno parlato della sua presenza in Svizzera. La ONG Trial International, ha subito sporto denuncia contro Sonko. La Confederazione Elvetica ha poi aperto un’inchiesta nei suoi confronti e così l’ex ministro e ex alleato di Jammeh, da richiedente asilo è diventato imputato e da allora è stato dietro le sbarre in custodia cautelare.
La Corte penale elvetica ha stabilito che gli omicidi, i rapimenti e le torture dell’ex ministro facevano parte di un attacco sistematico ai civili e costituivano quindi crimini contro l’umanità. Ha invece lasciato cadere le accuse di stupro, poiché in questo caso non è stato accertato un attacco contro la popolazione.
E’ la prima volta che un ex ministro viene condannato in Europa per questi crimini. Inoltre gli anni trascorsi in custodia cautelare saranno dedotti dalla pena. I giudici hanno anche imposto un ordine di espulsione dal territorio svizzero della durata di 12 anni. Il verdetto non è definitivo e può essere impugnato presso la Corte d’appello del Tribunale penale federale.
Benoît Meystre, il consulente legale dell’ONG Trial International, che ha avviato il procedimento, ha dichiarato a AFP: “Ho potuto constatare un grande sollievo da parte dei querelanti per essere stati presenti al processo, per essersi confrontati con Sonko e di aver potuto vedere le sue reazioni mentre testimoniavano. Alcune delle vittime hanno addirittura sottolineato che il loro ruolo svolto nel processo, li sta aiutando a guarire, indipendentemente dal verdetto”.
E infine la ONG ha riportato le parole di una delle vittime di Sanko dopo la lettura del giudizio: “Questa tanto attesa sentenza dimostra che non c’è scampo per coloro che hanno perpetrato crimini contro l’umanità in Gambia. Anche se si tratta persone di alto rango”.
Mentre Reed Brody, avvocato della Commissione Internazionale dei Giuristi, che lavora con le vittime di Jammeh e che ha monitorato il processo, ha specificato: “Il dibattimento in aula darà nuovo impulso per perseguire i crimini più gravi del regime di Yahya Jammeh, sforzi che in Gambia, dopo un lungo ritardo, stanno finalmente prendendo piede”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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