Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
14 maggio 2024
L’arresto di Sonia Dahmani, legale e opinionista, da sempre molto critica nei confronti del regime del presidente Kaïs Saïed, mentre si trovava all’ordine degli avvocati a Tunisi, non è passato di certo inosservato sabato sera. France 24, emittente francese, ha trasmesso in diretta TV il momento in cui i poliziotti hanno fatto irruzione nell’edificio e fermato la donna.
Il regime tunisino non ha digerito un intervento dell’avvocato e opinionista al canale televisivo Carthage+, andato in onda lo scorso 7 maggio. Non sono state gradite le sue insinuazioni sarcastiche sulla situazione del Paese, in particolare per quanto riguarda i migranti sub-sahariani, la cui presenza non è per nulla gradita in Tunisia.
Proprio per riferire su quelle sue dichiarazioni, la signora Dahmani sarebbe dovuta comparire venerdì scorso davanti a un giudice istruttore, appuntamento che l’avvocato non ha rispettato. Alla stampa ha dichiarato di essersi rifiutata di comparire in tribunale senza conoscere le ragioni della convocazione.
E proprio a causa della sua assenza, il giudice istruttore, incaricato del caso, ha poi emesso un mandato di arresto sabato scorso. Ieri il giudice ha convalidato la detenzione dell’avvocato, il cui arresto non è sfuggito all’Ordine degli avvocati di Milano e alla Camera penale milanese. I colleghi italiani hanno espresso piena solidarietà alla signora Dahmani e hanno chiesto alle “istituzioni di adottare ogni iniziativa volta a garantire il pieno e incondizionato esercizio dell’attività difensiva”.
Secondo quanto riportato dai media, Sonia Dahmani è indagata, in particolare, per aver diffuso “false informazioni con l’obiettivo di minare la sicurezza pubblica” e “istigazione all’odio”, ai sensi del decreto legislativo 54 emesso dal presidente Saïed il 13 settembre 2022, volto a combattere false informazioni sulle reti di comunicazione e prevede fino a 5 anni di carcere. Nella notte tra sabato e domenica sono stati fermati altri due opinionisti per le loro dichiarazioni sui media.
Lunedì scorso gli avvocati tunisini hanno scioperato in tutti tribunali del Paese. Secondo quanto riferito da Laroussi Zguir, presidente dell’Ordine della capitale, l’adesione sarebbe stata del cento per cento.
E nella serata di ieri, la polizia ha fatto nuovamente irruzione nell’edificio dell’Ordine degli avvocati e ha arrestato il legale Mehdi Zagrouba. In un comunicato il ministro degli Interni tunisino, ha fatto sapere che è stata aperta un’indagine dalla Procura nei confronti di due avvocati in seguito all’aggressione di un poliziotto a margine della manifestazione degli avvocati a Tunisi.
Un decina di giorni fa le forze dell’ordine hanno smantellato un accampamento davanti all’edificio dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e mandato centinaia di persone verso i confini del Paese. Tra questi anche donne e bambini. Un’ottantina di persone sono state arrestate.
E, lunedì 6 maggio, durante il Consiglio di sicurezza, Saïed, ha riconosciuto per la prima volta che le autorità tunisine hanno effettuato espulsioni collettive, ammettendo che circa 400 persone sono state mandate alla frontiera orientale. Il tenore di vita in Tunisia è calato drasticamente. L’elevato tasso di disoccupazione, che ha causato la rivoluzione del 2011, resta e si stima che il 17 per cento della popolazione viva sotto la soglia di povertà. Ecco perché molti tunisini cercano di lasciare il Paese. Nel 2023 sono approdati circa 17.000 tunisini nel nostro Paese.
Nell’ambito del programma di sostegno alle riforme macroeconomiche (PARME), concordato dall’UE e dalla Tunisia lo scorso dicembre, Bruxelles prosegue il suo impegno erogando un cospicuo sostegno finanziario sotto forma di aiuti al bilancio. Pur di arginare il flusso migratorio, durante la sua ultima visita a Tunisi nel mese di aprile, la presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha portato altri aiuti economici suddivisi in tre accordi e ha promesso il suo sostegno per quanto riguarda l’applicazione del MoU con l’Unione Europea.
Recentemente gli abitanti di Sfax, epicentro delle tensioni tra residenti e fuggitivi, hanno nuovamente protestato contro la presenza dei migranti sub-sahariani, fuggiti da guerre, cambiamenti climatici, fame. “Non vogliamo che distruggano le nostre città”, sono stati alcuni degli slogan durante la manifestazione.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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