Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
5 maggio 2024
Pascal Ochiba, 63 anni, ugandese, è un contrabbandiere di parti di animali. Nel gennaio 2022 è stato “beccato” con pezzi di avorio che pesavano 9,55 kg. Secondo la Wildlife Justice Commission la merce sequestrata valeva 350 euro/kg (dati 2020).
Per l’accusa Ochiba non faceva parte di un gruppo di criminalità organizzata ma la giudice, Gladys Kamasanyu, capo del Tribunale della fauna selvatica dell’Uganda ha emesso una sentenza pesantissima: ergastolo.
Ci viene da pensare che con questo tipo di piccolo contrabbando individuale avrebbe fatto campare la famiglia per diverso tempo. La giudice ha voluto una condanna esemplare: la pena massima prevista dalla legge ugandese.
The Standards, Utilities and wildlife court yesterday sentenced a one Ochiba Pascal to life imprisonment for dealing in ivory. He was arrested in January in Namuwongo having been found with two pieces of ivory. Here is a letter from @ugwildlife with more details pic.twitter.com/oC5S74YFd3
— Newslibre (@newslibre) October 21, 2022
Una sentenza poco ragionevole
Del caso ne ha scritto su Environmental Investigation Agency (EIA) Shamini Jayanathan, avvocata britannica e direttore di Arcturus Consultancy Ltd. Lo scopo del lungo commento era sottolineare la mancanza di coerenza nelle sentenze.
Secondo Jayanathan, “…senza principi guida che obblighino i tribunali ad applicare criteri oggettivi e ragionevoli, l’effetto deterrente di tali sentenze è limitato”. Questione che in Kenya hanno risolto. Infatti, la condanna a vita in un carcere ugandese per una decina di chili di avorio è una sentenza poco ragionevole
Il caso dell’uccisione del gorilla Rafiki
In Uganda però – e parliamo dello stesso sistema giuridico – c’è stato un altro caso: l’uccisione del gorilla Rafiki, (parola che vuol dire “amico”, in lingua swahili, ndr) uno dei più noti gorilla di montagna.
Un bracconiere, Felix Byamukama, ha confessato di aver ucciso una piccola antilope e un facocero. Attaccato dal gorilla, l’ha ucciso con la sua lancia per difendersi. Un tribunale ugandese, il 30 luglio 2020, lo ha condannato a 11 anni di prigione.
Here is our statement on the sentencing of Rafiki’s killer.@newvisionwire @DailyMonitor @ChimpReports @SoftpowerNews @MulengeraM @nbstv @ntvuganda @ubctvuganda @UgandaMediaCent @observerug @RedPepperUG pic.twitter.com/eIGrHNY1Hm
— Uganda Wildlife Authority (@ugwildlife) July 30, 2020
Il regalo dell’avvocato
Ma Pascal Ochiba è stato fortunato. Blair Michael Ntambi, avvocato dello studio legale KTA Advocates di Kampala, ha offerto i suoi servizi gratuitamente. Ha scoperto che Gladys Kamasanyu, giudice del processo, è fondatrice dell’ong Help African Animals-Speak Out For Them (Aiuto agli animali africani-Parliamo per loro). Un chiaro conflitto di interessi.
Una giusta sentenza
Ntambi ha verificato che il suo cliente non era stato rappresentato bene al processo e che la sentenza stessa era manifestamente dura ed eccessiva. Ha quindi presentato appello che è stato accolto ed è stato discusso presso l’Alta Corte di Kampala il 13 marzo 2024. L’accusa aveva chiesto 15 anni ma dopo una trattativa la difesa ha ottenuto 6 anni e mezzo.
“Purtroppo non siamo riusciti a stabilire una giurisprudenza sulla questione della parzialità giudiziaria – ha dichiarato Ntambi dopo la sentenza -. Questo ci ha spinto a occuparci di questo caso pro bono. Rimaniamo impegnati a sostenere un solido quadro giuridico che disciplini il giusto processo in Uganda”.
Giustizia giusta è fatta. Pascal Ochiba e famiglia ringraziano.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
X (ex Twitter): @sand_pin
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L’avorio distrutto e quei cento mila elefanti uccisi in due anni
Non leggo nei suoi reportage neppure una sola parola sulla esplosione demografica, problema di tutti i problemi nel secolo scorso in tutto il mondo ed attualmente problema e tragedia soprattutto Africana. I popoli delle foreste, giustamente devono aver diritti di proprietà ancestrali, ma ancestrali dovrebbero rimanereanche i loro numeri . Leggo di raddoppi. non commentati come problema. Poi, è ovvio almeno per me, che molto peggio è la esplosione demografica dei popoli africani delle città e delle campagne, che va ad incidere anche sulla privazione di diritti ai popoli delle foreste per competizione e accaparramento del loro valore turistico “CONSERVAZIONISTA”. Leggo poi commenti entusiastici sullo omicidio di un cacciatore bianco “assassino” di animali. Ma anche per alcuni bianchi è o era ancestrale la abitudine per la caccia. Verissimo, ormai non più essenziale come per i popoli della foresta, ma perfino utile TUTTORA a mantenere un equilibrio fra animali e territorio per esempio in Namibia dove la popolazione di elefanti è esplosa ed il presidente ha minacciato o proposto di mandarne 80.000 in Germania dove un governante protesta contro la annunciata politica Namibiana di limitare la conservazione e riaprire la caccia.