Iran: il regime aumenta la repressione dopo l’attacco israeliano

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Speciale per Africa ExPress
Francesca Canino
3 maggio 2024

In guerra contro il mondo e in guerra contro il loro stesso popolo. Accade in un Iran, devastato da circa mezzo secolo dal regime degli ayatollah e trasformato oggi in un teatro di scontri e violenze. Difficile dimenticare le donne scese in piazza a protestare un paio di anni fa intonando “Bella ciao” e liberando i capelli dal velo imposto dal fanatismo islamico. Impossibile dimenticare l’uccisione di numerose donne ribelli e la repressione subita per cercare la libertà.

In Iran la libertà è una chimera e i diritti umani sono stati calpestati dal regime teocratico che governa il Paese con metodi repressivi e sanguinari, intensificati ora a causa della possibilità di una guerra con Israele. La popolazione iraniana mostra preoccupazione per l’eventualità, sempre più prossima, di un conflitto. Difatti, in seguito all’attacco che Israele ha sferrato all’Iran nello scorso aprile, la guerra “sotterranea” tra i due Paesi rischia di diventare una guerra totale.

La reazione iraniana non si è fatta attendere e ha suscitato il solito blaterare internazionale schierato senza dubbi dalla parte di Israele. Ma non è solo questo che deve impensierire, considerati i problemi del popolo iraniano, acuiti dal malessere sociale ed economico che decenni di repressione hanno, purtroppo, generato. A peggiorare le condizioni sono stati gli attriti tra Iran e Israele, che hanno avuto forti ripercussioni sui prezzi.

Nel Paese islamico, inoltre, dilaga anche la corruzione che allarma governanti e governati, memori della crisi del pane e dell’acqua degli anni scorsi. E per impedire rivolte come quelle scoppiate dopo l’uccisione di Masha Amini (la giovane arrestata e uccisa mentre era sotto custodia della “polizia morale” iraniana perché il suo velo non copriva tutti i capelli), il regime ha aumentato la repressione interna.

La paura a Teheran si fonda sulla possibilità che i cittadini possano approfittare dei “venti di guerra” per destabilizzare il regime. In molti vedono l’attacco israeliano come l’evento “salvifico” che spazzerà via la Repubblica Islamica, un paradosso noto, tuttavia, al governo che, forse proprio per questo motivo ha aumentato gli atti repressivi nelle strade e tra i giornalisti e i dissidenti.

Le notizie e le immagini che ci giungono da Teheran sono allarmanti: la violenza ricade in particolare sulle donne che non osservano la legge sull’hijab, come si può vedere in un video inviato ad Africa Express.

Una donna viene buttata a terra da un gruppo di uomini e tenuta per i capelli, strattonata, picchiata, la sua vita è messa in pericolo perché viene spinta sulla carreggiata percorsa dalle auto. La donna cerca di liberarsi, ma le legano le mani dietro la schiena. E probabilmente sarà stata condotta nelle temibili carceri iraniane o uccisa.

Una scena inquietante, ma molto frequente da quando le donne sono insorte per conquistare la libertà a costo di perdere la vita o subire violenze inaudite. L’obiettivo è sconfiggere il regime dittatoriale che ha portato allo stremo milioni di persone.

La storia recente dell’Iran è ricolma di libertà negate, di un governo che controlla e schiaccia i cittadini con la forza delle armi e con la crisi economica, sociale e sanitaria che ha impoverito la popolazione rendendola spesso priva di scrupoli. È difficile, infatti, per il popolo capire perché ancora la polizia obbedisce ciecamente ai governanti, senza pensare che quando uccide o picchia i manifestanti questi sono suoi connazionali, suoi simili.

Francesca Canino
francescacanino7@gmail.com
@CaninoFrancesca
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