CIAD

Lotta ai migranti: l’Italia non è più sola, in Ciad sbarcate truppe ungheresi e il governo vuol cacciare i militari USA

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
28 aprile 2024

E’ giallo sui militari arrivati ieri in Ciad. Nessuna conferma che si tratti di mercenari russi. Secondo l’autorevole stringer di Africa Express gli uomini in divisa arrivati ieri all’aeroporto di N’Djamena – come scritto dal giornale online Tchad One su X (l’ex Twitter) – sarebbero non militari russi ma ungheresi. Ma finora mancano ancora le conferme ufficiali. Gli ungheresi dovrebbero controllare le rotte dei migranti e bloccare la strada che attraverso la Libia porta al Mediterraneo.

Va sottolineato che la ex colonia francese ospita decine di migliaia di profughi, per lo più provenienti da Sudan, dove da oltre un anno imperversa un sanguinoso conflitto tra l’esercito di Khartoum e le forze paramilitari delle RFS (Rapid Support Forces).

La missione fortemente voluta dal presidente ungherese, Victor Orban, da sempre contrario alle politiche sui migranti dell’Unione Europea, sarebbe già dovuta partire alla fine dello scorso anno. Ma, secondo alcuni media internazionali, ci sarebbero stati problemi di reclutamento dei militari. Non sono stati resi noti ulteriori dettagli. Ma qualcosa era nell’aria e si mormora che siano in arrivo anche mercenari russi della Africa Corps (la ex Wagner)

Come Mali, Niger e Burkina Faso, anche il Ciad, finora l’ultimo alleato dell’occidente nel Sahel, ha allacciato nuovi rapporti con la Russia. Alla fine di gennaio, l’attuale presidente a interim, Mahamat Idriss Déby, che ha preso il posto del padre dopo la sua morte nell’aprile 2021, si è recato a Mosca, dove ha incontrato il suo omonimo Vladimir Putin.

Il presidente nigerino a interim, Mahamat Idriss Déby, a sinistra e il presidente russo, Vladimir Putin

Secondo i media nigerini e russi, Putin avrebbe accolto il suo omologo della ex colonia francese in modo molto caloroso. Alla fine dei dialoghi, i due capi di Stato hanno affermato che cercheranno di sviluppare i rapporti bilaterali in svariati settori, come l’agricoltura e quello minerario. Putin ha inoltre affermato di seguire da vicino i problemi relativi alla sicurezza in tutta la regione e in Sudan.

E proprio pochi giorni prima dell’arrivo di altri militari stranieri, il Ciad ha chiesto a Washington di riposizionare le proprie truppe.

Il generale Idriss Amine Ahmed, capo di Stato maggiore dell’aeronautica, in una lettera indirizzata al ministro della Difesa ciadiano, ha chiesto di “interrompere immediatamente le attività americane” nella base aerea di Koseï, vicino a N’Djamena, in quanto non avrebbero fornito i documenti che giustifichino la loro presenza lì.

Ma sia gli USA, sia il Ciad hanno minimizzato la questione. Nel Paese si trovano un centinaio di soldati americani delle forze speciali per supportare le operazioni antiterroriste nel Sahel e nella regione del Lago Ciad.

Istruttori americani addestrano truppe ciadiane

Durante una conferenza stampa del 25 aprile, Pete Nguyen, portavoce del Pentagono, ha spiegato: “Il Comando USA per l’Africa sta organizzando il riposizionamento di una parte delle forze statunitensi in Ciad, alcune delle quali sono già in partenza”. Washington ha poi sottolineato che si tratta di misure temporanee che fanno parte della revisione in corso per quanto concerne la cooperazione in materia di sicurezza, che riprenderà dopo le elezioni presidenziali del 6 maggio.

Secondo il New York Times, la partenza verso la Germania, dove ha sede AFRICOM, di 75 militari USA dovrebbe avvenire tra il 27 aprile e il 1° maggio.

La stampa americana è ottimista. La cooperazione potrebbe riprendere a condizione che le parti trovino un terreno comune che porti a un nuovo accordo sul testo che regola la presenza delle truppe USA sul territorio ciadiano. Va ricordato che a tutt’oggi ci sono ancora 1.000 soldati francesi, impegnati nella lotta contro i jihadisti del Sahel.

Vedremo cosa succederà dopo le elezioni, in lizza anche l’uscente presidente a interim Mahamat Idriss Déby. E in un breve articolo di Malijet, quotidiano online maliano, Andrei Maslov, direttore della Scuola superiore di Economia dell’università nazionale di ricerca russa, ha affermato: “Nonostante i tentativi dell’Occidente di mettere un muro tra Mosca e N’Djamena, i leader del Ciad sono pronti a sviluppare la cooperazione con la Russia. La visita del presidente ciadiano a Mosca a gennaio lo rivela: le parti hanno discusso un’ampia gamma di questioni, comprese quelle economiche”.

Cornelia Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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Cornelia Toelgyes

Giornalista, vicedirettore di Africa Express, ha vissuti in diversi Paesi africani tra cui Nigeria, Angola, Etiopia, Kenya. Cresciuta in Svizzera, parla correntemente oltre all'italiano, inglese, francese e tedesco.

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