Padre Zanotelli accusa: “Vogliono togliere controlli e trasparenza al mercato delle armi”

Se saranno approvate le nuove norme avranno gravi conseguenze sulla pace, la sicurezza comune e il rispetto dei diritti umani

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Speciale per Africa ExPress
Marina Piccone
22 Aprile 2024

“Il nodo centrale è l’eliminazione del controllo del parlamento sulla vendita delle armi. Significa che non avremo più un rapporto ufficiale e puntuale sull’esportazione di armi del nostro Paese”. Alex Zanotelli, missionario comboniano, ispiratore e fondatore di movimenti impegnati nel settore della pace e dei diritti dei popoli, è preoccupato.

Padre Alex Zanotelli

Il disegno di legge di iniziativa governativa, approvato dal Senato il 21 febbraio 2024, modifica pesantemente la legge 185, che regola l’esportazione di materiali d’armamento. La variazione, se sarà ratificata anche dalla Camera, renderà meno incisivi i meccanismi di decisione e controllo, “con gravi conseguenze sulla pace, la sicurezza comune e il rispetto dei diritti umani”, sottolinea padre Alex che, insieme alla Rete Italiana Pace Disarmo e al mondo cattolico, ha lanciato l’allarme.

La Legge n. 185, dal titolo “Nuove norme per il controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali di armamento”, promulgata nel 1990 dopo una grande campagna di mobilitazione della società civile, vieta la vendita di armi a Paesi in guerra o i cui governi sono colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani. Si basa sul principio di responsabilità condivisa, secondo il quale non è responsabile solo chi acquista le armi ma anche chi le vende e chi partecipa al processo di autorizzazione, includendo, oltre ai ministeri interessati (Affari Esteri, Difesa, Tesoro, Finanze, ecc.), anche le banche e i cittadini stessi.

Oltre a quello del controllo, un altro dei pilastri fondamentali della legge è quello della trasparenza. “L’articolo 5 stabilisce che il Presidente del Consiglio, ogni anno, deve informare il Parlamento sugli armamenti autorizzati e consegnati nell’anno precedente”, dice il combattivo sacerdote, classe 1938, che da una quindicina di anni, dopo un ventennio in Africa, vive a Napoli, nel rione Sanità. “Un dettaglio di informazioni che ci consentiva anche di sapere quali banche fossero coinvolte nelle transazioni. Un elemento importante che, grazie alle campagne sul comportamento etico degli istituti di credito, ha portato alcuni di questi a non sostenere più trasferimenti di armi verso destinazioni sensibili o il commercio nel suo complesso. Se verrà meno il requisito della trasparenza, la 185 verrà completamente snaturata”.

Secondo le dichiarazioni del governo, le modifiche previste garantirebbero una maggiore sicurezza per l’Italia in un momento di crisi internazionale. “È esattamente il contrario. Facilitare la vendita di armi, che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo, aumenterà l’insicurezza globale e quindi anche la nostra. Da anni, la lobby dell’industria militare chiede insistentemente di poter liberalizzare il settore. L’obiettivo sia quello di eliminare ogni controllo popolare per avere carta bianca. La maggioranza di Governo ha, infatti, ignorato tutte le nostre richieste di mantenere alta la trasparenza nel comparto. Questa non è democrazia. Già nella situazione attuale la 185 è stata evasa in tutte le maniere, se il Ddl dovesse passare, la situazione peggiorerebbe”.

E basta guardare i dati per rendersene conto. Nel decennio successivo all’approvazione della legge (1990-1999), appena il 3,2 per cento del totale delle esportazioni di armi italiane è finito nelle mani di governi classificati come non liberi da Freedom House. Negli anni 2020-2022, secondo i dati di Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), le vendite a Paesi autocratici sono in costante ascesa. L’Italia ha registrato un 72 per cento del totale delle esportazioni italiane di grandi sistemi d’arma, scavalcando la Russia, che arriva al 54 per cento, e che è sempre stata quella che si caratterizzava per i valori più alti di esportazioni verso Paesi non liberi. Seguono la Germania, che ne esporta il 38 per cento, Spagna e Francia, il 30 per cento, l’Olanda, il 21 per cento; l’ultima è la Svezia con il 18 per cento. Nel periodo 2019-2023, inoltre, sempre secondo gli ultimi dati di Sipri, tra i grandi esportatori mondiali di armi l’incremento maggiore nel volume di affari è dell’Italia, con addirittura l’86 per cento in più rispetto al quinquennio precedente. Nella classifica compilata dagli esperti, l’Italia si colloca al sesto posto a livello globale.

Esporto armi dall’Italia

È importante che il dibattito pubblico su questo tema sia quanto più aperto e chiaro possibile. Cosa si può fare?

“Disubbidire”, risponde padre Alex. “La disobbedienza civile è l’unica maniera per impedire che le vendite di armi tornino ad essere circondate da un velo di pericolosa opacità. Bisogna organizzare iniziative di protesta e pressione sul Parlamento, anche a costo di pagare in prima persona. Non c’è altra via secondo me, in questo clima di guerra e con la minaccia di una bomba atomica. Dobbiamo darci tutti da fare per difendere la legge 185”.

Marina Piccone
permarina_p@hotmail.com
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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