Le organizzazioni umanitarie si schierano contro la vendita di armi a Israele

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Speciale per Africa ExPress
Federica Iezzi
18 Aprile 2024

Più di 250 organizzazioni della società civile in tutto il mondo hanno aderito all’appello, rivolto a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, affinché si cessi di alimentare il trasferimento di armi al governo israeliano.

La scorsa settimana gli uffici legali di otto Organizzazioni Non Governative francesi (ASER – Action Sécurité Ethique Républicaines, Attac, FTCR – Fédération des Tunisiens pour une Citoyenneté des deux Rives, AFPS – Association France Palestine Solidarité, AMF – Association des Marocains de France, CRLDHT – Comité pour le Respect des Libertés et des Droits de l’Homme en Tunisie, Union Syndicale Solidaires, Amnesty International France) hanno rispettivamente depositato, tre procedimenti sommari, dinanzi al Tribunale amministrativo di Parigi, relativi alle autorizzazioni di esportazioni di armi dalle autorità francesi verso Israele.

I tre distinti approcci giuridici mirano a garantire il rispetto degli impegni internazionali della Francia. L’azione portata avanti mira ad ottenere la sospensione delle licenze di esportazione di materiale bellico per le categorie ML5 (attrezzature antincendio) e ML15 (equipaggiamento militare per la ripresa di immagini) con destinazione Israele.

Esiste infatti il rischio evidente che le armi esportate vengano utilizzate per commettere crimini contro la popolazione civile nella Striscia di Gaza occupata. In tal modo, la Francia viola le norme internazionali, in particolare il Trattato sul commercio delle armi (2013) e le norme comuni dell’Unione Europea per il controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (2008), e rischia di diventare complice di violazioni del diritto internazionale – compresi crimini di guerra.

Il Trattato sul commercio delle armi proibisce qualsiasi trasferimento di armi se lo Stato esportatore è a conoscenza, al momento dell’autorizzazione, che tali armi potrebbero essere utilizzate per commettere genocidi, crimini contro l’umanità, gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra, attacchi diretti contro civili o beni di natura civile e dunque protetti come tali, o altri crimini di guerra, come definito dagli accordi internazionali.

Sono già stati avviati contenziosi in Danimarca e nei Paesi Bassi. Oxfam Danimarca, Amnesty International Danimarca, Mellemfolkeligt Samvirke (ActionAid Denmark) e l’organizzazione palestinese per i diritti umani Al-Haq hanno intentato una causa alla polizia nazionale danese e al ministero degli affari esteri, per fermare le esportazioni di armi verso Israele. A febbraio, la Corte olandese ha ordinato l’interruzione della fornitura di parti di caccia F35 a Israele.

A febbraio, il Belgio ha annunciato la sospensione temporanea di due licenze di esportazione di polvere da sparo verso Israele.

In Italia, è stata solo sospesa la concessione di nuove autorizzazioni all’esportazione di armamenti. Non sono stati invece adottati provvedimenti di sospensione o revoca delle esportazioni, verso Israele, autorizzate prima dello scorso ottobre.

Spagna e Canada hanno temporaneamente e parzialmente sospeso i trasferimenti di armi verso lo stato israeliano.

Di fronte al rischio plausibile di genocidio a Gaza, denunciato dalla Corte internazionale di giustizia, tutti gli Stati parti della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio (1948) hanno l’obbligo di impedire e di astenersi dal contribuire alla realizzazione di atti di genocidio.

All’inizio del mese, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione (A/HRC/55/L.30) per cessare la vendita, il trasferimento e il dirottamento di armi, munizioni e altro equipaggiamento militare verso Israele.

Federica Iezzi
federicaiezzi@hotmail.it
Twitter @federicaiezzi
©️ RIPRODUZIONE RISERVATA

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